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Martedì 19 DICEMBRE 2017
Personale. Fials “Zingaretti metta fine alle disparità tra pubblico e privato”

Il sindacato evidenzia come le strutture private accreditate siano state “vincolate ad avvalersi esclusivamente di figure professionali strutturate con un rapporto di lavoro dipendente regolato dal Ccnl. Pena il mancato accreditamento”, ma come questo non valga per la sanità pubblica “che brulica di contratti atipici”. Per la Fials “il panorama sanitario laziale è convulso” ed “è lampante la noncuranza del valore dei soldi pubblici” da parte delle istituzioni regionali.

“Le contraddizioni gestionali della sanità targata Nicola Zingaretti oramai sono tanto evidenti quanto scevre da politiche omogenee dettate al settore pubblico e a quello privato. Il commissario Zingaretti ha vincolato le strutture private accreditate ad avvalersi esclusivamente di figure professionali strutturate con un rapporto di lavoro dipendente regolato dal cosiddetto Ccnl sottoscritto dalle realtà sindacali sia dei lavoratori che delle strutture datoriali. Pena il mancato accreditamento. Così non è per la sanità pubblica che brulica di contratti atipici”. E’ quanto denuncia la segreteria provinciale Fials di Roma in una nota.

“Condividiamo appieno – spiega la Fials - questi principi imposti dalla Regione alle strutture accreditate quanto però critichiamo fortemente la discriminazione che viene fuori dall’analisi dettagliata delle strutture pubbliche dove c’è un fiorire di contratti precari e a tempo parziale che non lesinano l’intermediazione di manodopera. Vogliamo rimarcare il ricorso indiscriminato alle cooperative e onlus che sta dilagando al Policlinico Umberto I, all’Asl Roma 1 e all’Ares 118”.

“In particolare – si illustra nella nota - nell’Asl Roma 1 è stato assegnato un appalto in cui i servizi vengono retribuiti 19 euro l’ora per ogni infermiere  fornito dalla cooperativa però al lavoratore arrivano in mano solo 9 euro lordi. E’ chiaro che – precisa la nota - questa remunerazione non è coerente con il decreto regionale e non rispetta altrettanto il contratto nazionale di lavoro perché prevede pure una penale di 2 mila euro qualora il lavoratore decida di rescindere il contratto senza dare il preavviso di 45 giorni. Ammettiamo che tale stato lavorativo è altamente discriminatorio, vorremmo quindi che venga modificato e adeguato coerentemente: che i dettati regionali siano validi sia per la sanità pubblica che privata”.

“Questa valutazione fa emergere quanto il panorama sanitario laziale sia convulso tanto che non convince neppure l’uscita dal commissariamento, benché sia stabilita per il 31 dicembre 2018 perché è lampante – conclude la Fials - da parte della Regione Lazio e del governatore Zingaretti la noncuranza del valore dei soldi pubblici”.

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