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Giovedì 14 DICEMBRE 2017
Screening oncologici. In Toscana adesioni del 72,9% per mammella, del 56,6% per collo dell’utero e del 49,3% per colon-retto

Presentati stamani da Ispo i risultati del 2016. I risultati vedono la Toscana conquistare 13 punti su un massimo di 15 nella pagella dei Lea basata sul rapporto tra aderenti al test di screening e popolazione eleggibile all’invito. Nella Regione i programmi di screening sono estesi al 90% della popolazione.

Presentati stamani in Toscana i dati relativi agli screening oncologico nel 2016. L’illustrazione dei dati nel corso di un convegno organizzato dall’Ispo (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica) a Firenze nell’auditorium di Sant’Apollonia.

I risultati presentati stamani confermano che l’indicatore LEA, Livelli essenziali di assistenza (rapporto tra aderenti al test di screening e popolazione eleggibile all’invito) si mantiene costante rispetto al biennio precedente, raggiungendo un punteggio di 13 su un valore massimo di 15. La nostra Regione si colloca quindi tra le 4-5 più virtuose d’Italia. Nello specifico, il dato di estensione medio regionale (rapporto tra invitati e popolazione eleggibile all’invito) di tutti e tre i programmi di screening (mammella, collo dell’utero e colon-retto) si posiziona, analogamente al 2015, sempre al di sopra del 90%, evidenziando una pressoché totale copertura della popolazione.

“Il risultato del 2016 è un valore stabile ormai da tre anni - ha sottolineato l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi nel saluto che ha fatto al convegno - Noi ci auguriamo, non solo che rimanga tale, ma che raggiunga il massimo valore. Sappiamo che i tumori aumentano con l’aumentare dell’età, e che in Italia, e in Toscana in particolare, la popolazione anziana è costantemente in crescita. In uno scenario come questo, la prevenzione oncologica in generale, e gli screening in particolare, devono fare la loro parte e devono farla bene. Per i tre tumori oggetto dei programmi di screening i dati epidemiologici parlano chiaro: riduzione della mortalità per il tumore della mammella, riduzione di mortalità e incidenza per i tumori del colon-retto e del collo dell’utero”.

“Vogliamo dunque - ha detto ancora Saccardi - continuare su questa strada, e migliorare ancora. Per esempio, chiediamo che le aziende si organizzino per estendere lo screening mammografico dai 45 ai 74 anni. E che individuino modalità in grado di attrarre maggiormente la popolazione maschile per quanto riguarda la partecipazione al programma di screening colo-rettale”.

Questi i risultati degli screening oncologici in Toscana nel 2016 (l’estensione è il rapporto tra invitati e popolazione eleggibile all’invito; l’adesione è il rapporto tra aderenti al test di screening e invitati):

Screening mammografico: estensione 95,7%; adesione 72,9%

Screening cervicale (collo dell’utero): estensione 100%; adesione 56,6%

Screening colo-rettale: estensione 93,6%; adesione 49,3%.

“Il valore medio di adesione – commenta la Regione in una nota - è molto buono sia per lo screening mammografico (72,9%) che per quello del collo dell’utero (56,6%), attività di prevenzione ormai ben consolidate e apprezzate dalle donne. Mentre il dato di adesione del colon-retto si mantiene stabile ormai da anni intorno al 50% (in linea con i dati medi italiani); come osservato anche a livello nazionale, nell’adesione a questo screening ci sono differenze di genere, con una maggiore partecipazione delle donne (51,8%) rispetto agli uomini (46,5%)”.

Si continua a osservare ancora una grande variabilità tra un’azienda e l’altra (i dati sono ancora elaborati in base alle 12 ex Asl). “Mentre per alcune Asl il dato è buono e costante nel tempo, per altre è fluttuante, con cause diverse: personale insufficiente, inadeguatezze organizzative, carenza di risorse tecnologiche”.

Da qualche anno si analizzano i dati di adesione agli screening anche per la popolazione migrante: “Complessivamente i valori medi di adesione della popolazione proveniente da Paesi a forte pressione migratoria sono inferiori a quelli della popolazione appartenente a Paesi a sviluppo avanzato, ma si osservano anche vistose differenze tra un’azienda e l’altra”.

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