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Giovedì 07 DICEMBRE 2017
Riforma sanitaria. Cgil, Cisl e Uil Como: “A distanza di due anni, nulla è cambiato”

La legge 23/2015, osservano i sindacati, era “una riforma di grandi ambizioni, il cui obbiettivo fondamentale è l’integrazione fra le attività sanitarie e sociosanitarie”. Ma per i sindacati “preoccupa fortemente l’eccessivo ritardo con il quale viene attuata”. E chiedono “un confronto vero e costante con tutti i soggetti istituzionali per dare risposta ai bisogni sanitari e socio sanitari dei cittadini del nostro territorio”.

“Sono passati quasi 2 anni dall’entrata in vigore della riforma sanitaria in Lombardia, prevista dalla legge 23/2015, una riforma di grandi ambizioni, il cui obbiettivo fondamentale è l’integrazione fra le attività sanitarie e sociosanitarie. Una riforma che stenta a decollare nel nostro territorio e che lascia inalterate le problematiche relative alle lunghe liste di attesa per prestazioni sanitarie, le lunghe ore di attesa nei pronti soccorso, la difficoltà dei pazienti cronici e più fragili di trovare un’adeguata risposta ai bisogni socio sanitari”. È quanto affermano in un documento congiunto Cgil, Cisl e Uil di Como, esprimendo “grande preoccupazione per l’eccessivo ritardo con il quale viene attuata la riforma”.

“Un ruolo di primaria importanza nell’attuazione della stessa – spiegano i sidnacati - è in carico ad ATS Insubria e ATS Montagna, agenzie alle quali compete la programmazione dell’attività sanitaria e socio sanitaria. Recentemente le nostre organizzazioni hanno incontrato i dirigenti delle due Agenzie a cui hanno chiesto di sottoscrivere un protocollo di relazioni sindacali, con l’obbiettivo di stabilire un confronto continuo e strutturato”.

“Ad oggi però – spiegano Cgil, Cisl e Uil - assistiamo ad un silenzio da parte delle agenzie che impensierisce, anche in considerazione del fatto che a gennaio 2018, un numero rilevante di utenti cronici e fragili sarà interessato da un nuovo modello di presa in carico, del quale poco o nulla oggi conoscono gli utenti stessi. Un ruolo informativo e di orientamento potrebbe essere svolto dalle OO.SS., per la capillare presenza territoriale delle proprie articolazioni. È necessario però che i collaboratori ed operatori delle stesse vengano opportunamente informati e formati”.

Per i sindacati “i capisaldi della riforma, oltre alla definizione dei soggetti della programmazione e della erogazione, delineano un nuovo protagonismo del territorio: l’integrazione della rete sanitaria, socio sanitaria e sociale presenti nelle realtà locali e di distretto, diventano luogo di elezione di un nuovo modo di soddisfare il bisogno di salute”.

E proprio dalla rete territoriale che Cgil, Cisl e Uil vogliono ripartire, “aprendo un confronto con ASST Lariana, azienda pubblica alla quale è assegnato il ruolo fondamentale di coordinamento e gestione della rete territoriale dei singoli soggetti erogatori dei servizi sanitari e sociosanitari”.

A tal proposito, Cgil, Cisl e Uil Como, ritengono che “per l’ospedale del presidio di San Fermo vada maggiormente recuperata la sua vocazione iniziale per l’acuzie, l’alta specialità e il DEU (dipartimento emergenza urgenza), riorganizzandolo in modo più razionale. Inoltre, deve essere recuperata ad una nuova funzionalità l’area di via Napoleona, che è assolutamente essenziale dal punto di vista di una corretta pianificazione urbanistica, in quanto si tratta di un comparto strategico per il quale esiste già un accordo di programma per il buon funzionamento del sistema socio sanitario locale.  Lo spazio e gli edifici disponibili nell’area sono adatti per i servizi sanitari e appropriati per l’insediamento di POT e PRESST”.

“Tutte le forze politiche – affermano i tre sindacati – devono impegnarsi per concretizzare la cittadella della salute, occasione unica, importantissima e irripetibile per Como. Occorre razionalizzare gli interventi che si stanno compiendo in Via Napoleona, con un progetto definitivo evitando in tal modo ogni spreco economico. Non si può più perdere altro tempo. Occorre creare sinergia con tutte le strutture sanitarie del territorio lariano, l’ordine dei medici e degli infermieri, i medici di medicina generale, il servizio di guardia medica territoriale, le associazioni di volontariato e quant’altro”.

“In via Napoleona – proseguono i sindacati -  è fondamentale istituire un punto di pronto intervento aperto per sette giorni su sette per almeno 14 ore al giorno in grado di decongestionare i vari punti di pronto soccorso, riducendo gli accessi incongrui per patologie di lieve gravità e riducendo di conseguenza i tempi di attesa per i malati più fragili. Inoltre, potrebbe essere utile per gestire la presa in carico dei pazienti cronici. Occorrerà anche prevedere un punto di radiologia di primo intervento e ambulatori aperti in geriatria. La realizzazione di una struttura così importante per la città di Como necessita di risorse aggiuntive rispetto a quelle già assegnate, così come avvenuto per altre realtà operanti in Regione Lombardia, sia per l'assunzione di personale medico e sanitario che per il recupero e l'adeguamento di nuovi spazi”. 

Cgil, Cisl e Uil ritengono che “per affrontare in modo sistematico, integrato ed omogeneo il bisogno sanitario e sociosanitario dei cittadini comaschi sia necessario programmare e definire una presenza articolata di PRESST (Presidi Socio Sanitari territoriali) su tutto il territorio provinciale. Queste strutture ad oggi non sono ancora state definite sia nei luoghi sia nelle funzioni che devono svolgere al loro interno. I pochissimi casi di presenza di PRESST nel territorio Comasco sono dovuti a iniziative di soggetti privati e non per una programmazione territoriale dell’ATS e dell’ASST”.

Per questo motivo i sindacati ritengono che “sia più che mai necessario un confronto con ATS, ASST e con i rappresentanti degli Enti Locali. A questi ultimi compete la programmazione delle attività sociali e la città capoluogo e quindi il Sindaco di Como non può esimersi dal rappresentare un ruolo da protagonista”. E ribadiscono “ancora una volta che la scelta del legislatore regionale di dividere il territorio dell’alto lago dall’ATS dell’Insubria e quindi dalla provincia di Como, assegnandolo all’ATS della Montagna, è stata poco funzionale e incapace di soddisfare i bisogni di quella parte di cittadini”.
 
Per questi motivi Cgil, Cisl e Uil Como ritengono “non più procrastinabile un confronto vero e costante con tutti i soggetti istituzionali per dare risposta ai bisogni sanitari e socio sanitari dei cittadini del nostro territorio”.

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