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Mercoledì 06 DICEMBRE 2017
Tumore del rene. Grazie all’immuno-oncologia si vive meglio e più a lungo. Ma un terzo delle diagnosi avviene in fase avanzata

Un terzo delle diagnosi di tumore del rene avviene in fase avanzata. Oggi, grazie all’immuno-oncologia il 39% dei pazienti è vivo a distanza di tre anni. A 36 mesi nivolumab è più efficace della terapia target con everolimus. La combinazione con ipilimumab in prima linea riduce il rischio di morte del 37%. In Italia, stimati 13.600 nuovi casi nel 2017. Segnalate nette differenze geografiche sul territorio: è più a rischio chi vive al Nord.

Il 2017 non è ancora finito e i nuovi casi di tumore del rene, in Italia, hanno già toccato quota 13.600. Ci ammala più al nord Italia che al sud: i nuovi casi riscontrati nel Mezzogiorno sono il 43% in meno tra gli uomini e il 40% tra le donne, rispetto al Settentrione. Una differenza che potrebbe essere motivata da un maggiore consumo di frutta e verdura fresca, tipico della dieta mediterranea, capace di protegge dal rischio di insorgenza della neoplasia e molto più diffusa al Sud.
 
Le nuove armi per sconfiggere il tumore del rene
Grazie all’immuno-oncologia sono stati raggiunti molti risultati positivi. Consente di controllare a lungo la malattia anche nella fase metastatica, migliorando la sopravvivenza con una buona qualità di vita. In particolare, nivolumab è la prima molecola immuno-oncologica a dimostrare un beneficio di sopravvivenza in pazienti precedentemente trattati: il 39% è vivo a 3 anni rispetto al 30% di quelli che hanno ricevuto everolimus (terapia target).
 
Inoltre, il tasso di risposta oggettiva, a 36 mesi, ha raggiunto il 26% con nivolumab rispetto al 5% con la terapia target. “I dati aggiornati a 36 mesi dello studio CheckMate-025 su 803 pazienti, che ha condotto all’approvazione della molecola ad aprile 2016 in Europa e a febbraio 2017 in Italia - ha spiegato Giacomo Cartenì, Direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli - confermano l’efficacia dell’immuno-oncologia”.
 
“Sono risultati davvero importanti. Va inoltre considerato – ha aggiunto Cartenì - che le percentuali a tre anni, raggiunte grazie all’immuno-oncologia, tendono a mantenersi a lungo termine, come dimostrano i dati di sopravvivenza in altri tipi di tumore, come il melanoma. L’obiettivo è arrivare in poco tempo alla personalizzazione del trattamento che è sempre più articolato grazie alle continue innovazioni nelle conoscenze biologiche della malattia”.
 
Chi convive con un tumore al rene, i numeri
In Italia sono circa 130 mila le persone con la diagnosi di questo tumore, cifra che è aumentata del 31% in otto anni (2010 – 2017). Il carcinoma a cellule renali a cellule chiare è il tipo a prevalenza più alta e costituisce l’80-90% dei casi totali.
 
Fattori di rischio
“Sono diversi i fattori di rischio associati all’insorgenza di questa neoplasia – ha affermato Camillo Porta dell’Oncologia Medica della Fondazione Irccs Policlinico ‘San Matteo’ di Pavia - in particolare il fumo, l’ipertensione arteriosa e l’esposizione occupazionale a cancerogeni chimici. Un ulteriore fattore di rischio importante è attribuito al sovrappeso, a cui va ricondotto il 25% delle diagnosi: un dato preoccupante se consideriamo che il 31,7% degli italiani over 18 è in eccesso di peso e il 10,5% obeso.Per questo, la lotta contro il tumore del rene parte dalla prevenzione e un ruolo chiave è svolto dalle campagne di sensibilizzazione e informazione”.
 
Al fumo di sigaretta è attribuibile circa il 40% dei casi nei maschi. I fumatori presentano un rischio del 50% più elevato di sviluppare un tumore del parenchima renale rispetto a coloro che non hanno mai fumato. Il secondo fattore di rischio è il sovrappeso e l’obesità, a cui è attribuito circa un quarto dei casi in Europa. È stato stimato un incremento del rischio pari al 24% negli uomini e al 34% nelle donne per ogni aumento di 5 punti dell’indice di massa corporea (Bmi).

Ancora, tra i fattori di rischio c’è l’esposizione professionale a sostanze tossiche: alcune professioni (lavorare agli altoforni oppure aiforni a coke, nelle industrie del carbone e dell’acciaio) espongono a sostanze potenzialmente cancerogene. Anche l’uso di alcuni materiali industriali (cadmio, amianto e piombo utilizzati per la composizione delle vernici) è correlato con l’origine della malattia. Anche l’ipertensione arteriosa è associata a un incremento delle probabilità fino del 60% in più rispetto ai normotesi.
 
Incidenza
Tra i casi di tumori del rene registrati nel 2017, 9 mila sono stati riscontrati tra gli uomini e 4.600 tra le donne (4% e 2% di tutti i tumori incidenti, rispettivamente). Il trend di incidenza del tumore del rene appare sostanzialmente stabile. L’incidenza di questa neoplasia presenta negli uomini un valore simile nelle Regioni del Nord (31,9 casi per 100 mila uomini) e Centro Italia (32,0), mentre l’incidenza appare più bassa nelle Regioni del Sud (18,2). Anche nelle donne i valori sono più elevati nelle Regioni del Centro-Nord (13) rispetto al Sud (8,0).

Mortalità
Nel 2014, secondo i dati Istat, sono stati 3.371 i decessi per tumore del rene (2.184 uomini e 1.187 donne) in Italia, pari al 3% e 2% dei decessi per tumore, rispettivamente. Per quanto riguarda le fasce di età, il tumore del rene rappresenta il 3% dei decessi in tutte le età negli uomini mentre nelle donne è responsabile dell’1% dei decessi nelle giovani e del 2% nelle ultracinquantenni. La mortalità presenta una sostanziale stabilità nel tempo sia tra gli uomini sia tra le donne (rispettivamente +0,8%/anno e +1,5%/anno) e un gradiente Nord-Sud in entrambi i sessi.
 
Sopravvivenza
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi in Italia è pari al 71% (70% uomini e 72% donne). Esistono forti differenze tra le avrie fasce di età: la sopravvivenza a 5 anni passa dall’87% nella classe di età 15-44 anni al 56% nelle persone più anziane, over 75). Mediamente nel Sud Italia la sopravvivenza a 5 anni è più bassa rispetto al Centro-Nord, sia nei maschi, intorno al 66%, che nelle femmine, circa al 69%.
 
 La diagnosi
Il 60% circa delle neoplasie renali è individuato casualmente, come diretta conseguenza dell’impiego, sempre più diffuso, della diagnostica per immagini. “Un terzo dei pazienti arriva però alla diagnosi in stadio avanzato metastatico e in un terzo la malattia si sviluppa nella forma metastatica dopo l’intervento chirurgico con limitate possibilità di trattamento – ha continuato Cartenì -. Quindi solo il 30% dei casi guarisce grazie alla sola chirurgia. Nel cancro del rene la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci”.
 
Le nuove frontiere di cura
“Importanti prospettive – ha sottolineato Porta - si stanno aprendo anche grazie alla combinazione delle molecole immuno-oncologiche. La combinazione dinivolumab e ipilimumab ha evidenziato in prima linea (cioè in pazienti non trattati in precedenza) un netto miglioramento dei benefici clinici rispetto allo standard di cura (sunitinib), con una riduzione del rischio di morte del 37%. Non solo. La risposta obiettiva è quasi raddoppiata (42%nivolumab + ipilimumab vs 27%sunitinib) e la sopravvivenza libera da progressione ha raggiunto 11,6 mesi con la combinazione rispetto a 8,4 mesi con sunitinib”.
 
Il dato emerge dallo studio di fase IIICheckMate-214 che ha coinvolto 1082 pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato pretrattato. Questo studio è stato interrotto anticipatamente lo scorso settembre perché ha raggiunto l’endpoint co-primario: la combinazione di nivolumab e ipilimumab ha infatti dimostrato una sopravvivenza globale superiore rispetto a sunitinib, in pazienti a rischio intermedio e sfavorevole.
 
Inoltre un’ulteriore analisi esplorativa dello studio in sottogruppi con diversa espressione del marcatore Pd-L1 ha confermato che la combinazione delle due molecole è in grado di migliorare la sopravvivenza indipendentemente dai livelli di Pd-L1, con un vantaggio anche nel controllo dei sintomi della malattia.  L’agenzia regolatoria europea (Ema) ha recentemente validato la domanda di variazione di nivolumab in combinazione con ipilimumab per pazienti adulti con rischio intermedio/sfavorevole di carcinoma a cellule renali, seguirà la valutazione di questa procedura di variazione. 

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