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Martedì 05 DICEMBRE 2017
Dottoressa violentata a Bari. Smi: “No a domiciliari ma carcere per presunto aggressore”

Il sindacato chiede una legge chiara che tuteli i medici come pubblici ufficiali: "Non possiamo essere lasciati solo di fronte alla violenza. Il segretario Pina Onotri: "Urgente una vertenza sicurezza, gravissimo il silenzio dei ministri Minniti e Lorenzin al nostro appello che ha raccolto oltre 28.000 firme".

Dopo il grave e controverso caso degli arresti domiciliari al presunto aggressore e stupratore di una dottoressa in una sede di guardia medica a Bari, il Sindacato dei Medici Italiani scende in campo a sostegno della posizione della stessa Procura della città e chiede che la giustizia sia esemplare in drammatiche vicende come questa.  Pina Onotri, segretario generale Smi, invoca, come donna, “che ci sia rigore e che si risponda con fermezza alla violenza di genere”.
 
“Come medico - aggiunge - chiedo che ci sia esemplarità quando si colpisce un medico sul suo posto di lavoro. Non comprendiamo la scarcerazione, il passaggio ai domiciliari. Crediamo che quanto esposto dalla Procura di Bari sia corretto e contestiamo fortemente la decisione del tribunale del riesame”.
 
“I medici non possono continuare ad essere lasciati soli in balia della violenza - conclude Onotri - pensiamo sia fondamentale definire una legge a tutela dei medici, equiparandoli ai pubblici ufficiali, ed è urgente una Vertenza nazionale sulla sicurezza, perché deve essere chiaro che di fronte alle aggressioni non si devono chiudere le sedi di guardia medica, non deve arretrare lo Stato. Importante, invece, modernizzare i servizi per garantire sul territorio, h24, i servizi ai cittadini in modo dignitoso ed adeguato. Purtroppo è grave il silenzio dei ministri Minniti e Lorenzin di fronte ai nostri ripetuti appelli e alle oltre 28.000 firme raccolte tra i cittadini”. 

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