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Mercoledì 15 NOVEMBRE 2017
Coronarie. Prima di un intevento percutaneo, meglio non sospendere l'aspirina
Dall’analisi di una sotto-popolazione di pazienti inclusi n un ampio studio, emerge che continuare a somministrare aspirina a piccole dosi prima dell’intervento percutaneo alle coronarie diminuirebbe il rischio di infarto e di morte e non aumeterebbe il tasso di sanguinamenti
(Reuters Health) – Evitare di sospendere, in occasione di un intervento chirurgico, la somministrazione di acido acetilsalicilico riduce il rischio di morte e infarto nei pazienti che si sono sottoposti a un precedente intervento percutaneo alle coronarie. È quanto ha dimostrato l’analisi di una sotto-popolazione di pazienti inclusi nello studio POISE-2. La ricerca, pubblicata da Anna lsof Internal Medicine, è stata coordinata da Philip Devereaux, del David Braley Cardiac, Vascular and Stroke Research Institute di Hamilton, in Canada.
Lo studio
Nello studio generale POISE-2, condotto su più di 10mila pazienti, l’acido acetilslicilico (aspirina) somministrata in occasione dell’intervento non avrebbe prevenuto la morte o l’infarto, ma avrebbe aumentato il rischio di emorragia maggiore. Nell’analisi eseguita da Devereaux e colleghi, i ricercatori canadesi hanno valutato gli effetti dell’aspirina a basse dosi, rispetto al placebo, su 470 pazienti che avevano già subito un precedente intervento percutaneo alle coronarie.
In questa sotto-popolazione, l’aspirina sarebbe stata associata con una riduzione del rischio di infarto, pari a 5,1% contro 11% con placebo, ma la riduzione della mortalità per qualsiasi causa non sarebbe stata statisticamente significativa. Il tasso di emorragie pericolose, inoltre, non era significativamente maggiore tra chi veniva trattato con aspirina anche in concomitanza con l’intervento, 5,6%, rispetto a chi assumeva il placebo, 4,2%.
Le riflessioni
“Sulla base dei nostri risultati credo che non sospendere l’aspirina in occasione di un intervento sia la migliore pratica clinica, a meno che non si esegua un’operazione ad alto rischio di sanguinamento”, dice Devereaux. “Anche se il trial complessivo non ha dimostrato un beneficio, l’analisi del sottogruppo supporta l’uso in determinati pazienti che beneficeranno di questo farmaco”.
Secondo Raffaele Piccolo e Stephan Windecker del Bern University Hospital, in Svizzera, autori di un editoriale di accompagnamento all’articolo, “c’è già qualche prova indiretta che l’aspirina non dovrebbe essere sospesa in caso di chirurgia cardiaca in pazienti con stent coronarici. Ora le raccomandazioni diventano più forti. Dobbiamo valutare attentamente la storia del paziente ed è importante avere un team multidisciplinare per discutere il rapporto rischio/beneficio di continuare l’aspirina”.
Fonte: Annals of Internal Medicine
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
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