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Mercoledì 08 NOVEMBRE 2017
Piemonte. Nursind: “Ci sono ospedali con un solo infermiere ogni 20 pazienti”. Ipasvi scrive alla Regione: “Solo il rapporto 1:6 può garantire la sicurezza”
Tale rapporto ottimale, secondo l'Ipasvi, dovrà essere garantito “almeno nei turni diurni” con “una eventuale variazione nei turni notturni in relazione all’organizzazione prevista nei vari contesti di cura”. La richiesta indirizzata alla Regione dall'Ipasvi Piemonte è stata accolta con favore dal Nursind, che sollecita le direzioni infermieristiche aziendali ad avviare una mappatura del fabbisogno sulla base del metodo di definizione proposto dall'Ipasvi. IL DOCUMENTO PER LA DEFINIZIONE DEL FABBISOGNO
“Alla luce della situazione politica nazionale e regionale, dei bisogni di salute emergenti della popolazione, che risulta essere sempre più anziana e pluripatologica, e a fronte degli studi e delle ricerche internazionali”, il Coordinamento dei Collegi Ipasvi del chiede alla Regione che il rapporto personale infermieristico/persona assistita dovrà sia stimato, “almeno nei turni diurni, pari a 1:6 con un eventuale variazione nei turni notturni in relazione all’organizzazione prevista nei vari contesti di cura”. Questo per “garantire cure sicure agli assistiti”. “Condizioni differenti”, infatti, sono considerate dal Coordinamento regionale Ipasvi “prive di quelle garanzie di efficacia ed efficienza necessarie”. È quanto si legge nella lettera che l’Ipasvi Piemonte ha inviato all’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, e al Direttore generale alla Sanità, Renato Botti. Lettera a cui l’Ipasvi ha allegato anche il documento riguardante il “Metodo per la definizione del fabbisogno di personale di assistenza infermieristica ed ostetrica (infermieri, infermieri pediatrici, ostetriche e oss)”.
Una iniziativa, quella dell’Ipasvi, accolto con favore dal Nursind Piemonte. Il sindacato, protagonista in questi mesi di numerose proteste contro le condizioni di lavoro degli infermieri in Piemonte, ha infatti più volte evidenziato i rischi dell’attuale rapporto infermieri/pazienti, che “varia tra le diverse strutture della Regione oscillando da un minimo di 1:10 a punto di 1 infermiere ogni 20 pazienti e più”, spiega il Nursind.
Per il sindacato, “punto fondamentale” è l’applicazione di “un metodo per la definizione del fabbisogno delle dotazioni organiche sulla base di quelli che sono gli studi e le evidenze scientifiche per garantire livelli di qualità e di sicurezza nel rapporto del numero di infermieri per persona assistita”.
Per questo il Nursind ha scritto a tutte le direzioni infermieristiche delle Aziende Sanitarie Piemontesi, “richiamandole alle proprie responsabilità, affinché si apra un tavolo di confronto per stabilire le reali necessità di fabbisogno di personale sulla base del documento del Coordinamento dei collegi Ipasvi”.
“E' ormai conclamato dalla letteratura scientifica – prosegue il Nursind - come un rapporto numerico infermiere/persona assistita alto e non congruo, possa determinare conseguenze per la salute dei pazienti. Sono infatti numerose le ricerche, tra le quali RN4cast, che ci ha visti cofinanziatori in qualità di organizzazione sindacale di categoria e che ha visto anche la partecipazione di Aziende Sanitarie piemontesi, che indicano come nelle aree di medicina e chirurgia ad esempio, il rapporto ottimale è di 1:6”.
Oggi invece, denuncia il sindacato, “l’unico criterio per stabilire il fabbisogno del personale infermieristico sono i tetti di spesa, che tra l’altro, nonostante l’uscita dal piano di rientro del Piemonte, sono rimasti invariati dopo anni di blocco del Turn Over. Questo non va nella direzione degli interessi dei cittadini e sacrifica un intera categoria professionale, sottoposta a condizioni di lavoro precarie e a ulteriori sacrifici che non hanno più connotati della straordinarietà”.
Inoltre, in Nursind, “al fine di tutelare il cittadino, come previsto dal proprio compito istituzionale, che ha diritto di ricevere prestazioni sanitarie adeguate e a tutela della professione infermieristica che ha il diritto di poterle svolgere”, ha chiesto inoltre ai Collegi Ipasvi, “di chiedere con forza alle direzioni infermieristiche aziendali una mappatura del fabbisogno sulla base del documento proposto in Regione”.
L.C.
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