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Giovedì 26 OTTOBRE 2017
Sinergia e ricerca. Omeopatia pronta a fare la sua parte



Gentile Direttore,
nei giorni scorsi, all’Università Urbaniana di Città del Vaticano, ho avuto il privilegio di partecipare come relatore ad un incontro internazionale sul tema “Where are Biological Sciences Going”, promosso dall’Associazione per la Ricerca Scientifica Vincere e dalla rivista internazionale Organisms con il patrocinio dell’Università La Sapienza e il supporto di realtà quali la Tuft University, il campus Bio-Medico e Omeoimprese, l’associazione che in Italia raggruppa le aziende che operano nel settore della Medicina Integrata.

Per la prima volta in Italia, una cinquantina di scienziati, tecnologi e imprenditori dell’area sanitaria provenienti da tutto il mondo si sono confrontati sui limiti e le nuove prospettive della ricerca in Biologia. Milioni di dati prodotti ogni giorno su argomenti sempre più specifici stanno minando alla base la solidità della ricerca biologica. Questa parcellizzazione della ricerca, figlia di un’impostazione riduzionista, sta conducendo la Biologia in un vicolo cieco.  Ecco allora il contributo di aziende, studiosi e medici per una rivoluzione di metodo che, facendo perno sulla systems biology, rimetta al centro della medicina l’Uomo in tutta la sua complessità.

Ecco, allora, che parlare di Medicina Integrata acquista un senso nuovo. Oggi il settore che rappresento, sta vivendo una svolta storica. Siamo al centro di un processo di regolamentazione che ci assurge, finalmente e giustamente a farmaci: i Medicinali Omeopatici, in virtù di una normativa europea, saranno in commercio solo dopo aver superato le verifiche da parte dell’Agenzia del Farmaco. Un adeguamento che l’Italia recepisce con grave ritardo rispetto al resto d’Europa, dove sappiamo peraltro la considerazione che il mondo accademico e quello della medicina hanno per le terapie integrate: numerosi sono infatti i Paesi dove le Medicine Complementari sono considerate a pieno titolo parte integrante della normale prassi medica.

Mai come oggi ci sono i presupposti per avviare anche nel nostro Paese un dibattito costruttivo, trasparente e aperto sulle possibilità della medicina integrata. Si può ben parlare di un approccio medico diverso ma con molti punti di contatto con quanto oggi emerge dalla biologia sistemica.

Ciò che la biologia chiama e considera il microambiente, in medicina integrata, in particolare in Omeopatia e Omotossicologia viene definito “terreno”.

La visione “olistica” che da sempre ha caratterizzato le medicine integrali sempre più acquisisce importanza per la ricerca medica e biologica “tradizionale”, e non è forse vero che la ricerca farmacologica si indirizza sempre in modo maggiore verso lo studio di farmaci “individuali”?

Questa visione “olistica” unitamente alla non-omologazione delle terapie, ha prodotto risultati innegabilmente positivi ma che proprio la rigidità di un modello fermo e prestabilito di ricerca hanno reso difficilmente accettabili per buona parte della comunità scientifica.

L’importanza di incontri come questo, sta anche nell’occasione di poter sollecitare e sottolineare l’utilità di un’alleanza “medicina integrata e ricerca” senza pregiudizi e sulla base di presupposti  di collaborazione tra detrattori e sostenitori.

Anche le Istituzioni sanitarie avrebbero tutto l’interesse a favorire questo tipo di collaborazione: oggi, nel mondo occidentale, le persone tra i 65 e gli 85 anni assumono una media di 7 farmaci al giorno (dati tratti dal data base di AIFA e pubblicati sul Journal of American Medical Doctors Association nell'ottobre 2015).  Chiaramente questo trend, oltre a non essere accettabile dalla fisiopatologia dell'anziano, non è economicamente sostenibile e non può quindi avere futuro.

Per queste ragioni ritengo importante abbattere i muri che fino ad oggi ci hanno spesso contrapposto. Occorre lavorare tutti insieme riconoscendo ognuno nell’altro la propria specificità e le proprie potenzialità.

Le aziende omeopatiche sono pronte a ritagliare importanti quote dai propri fatturati per la ricerca, che potrebbe così beneficiare di risorse ulteriori a favore di studi innovativi e pionieristici. Sono fermamente convinto che dalla collaborazione e dal dialogo, se pure da posizioni diverse, si possa contribuire a migliorare la scienza e il futuro.

Giovanni Gorga
Presidente Omeoimprese

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