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Venerdì 13 OTTOBRE 2017
Disabilità. Via libera a maggioranza al testo unico. Scaramelli: “Garantirà pienamente diritti umani e libertà fondamentali”
Eliminata l’interruzione dei servizi al compimento di 65 anni di età e il loro avvio solo a partire dai 18 anni di età. E poi integrazione lavorativa, affidamento alle amministrazioni comunali di una sorta di anagrafe per assicurare la presa in carico delle persone con disabilità. Il testo è stato oggetto di una profonda revisione nell’iter in commissione Sanità, con dodici emendamenti approvati nel corso della votazione finale”. Il testo
Il testo unico sui diritti e le politiche per le persone con disabilità è stato approvato dall’aula del Consiglio regionale della Toscana, con voto favorevole a maggioranza. A favore hanno votato i gruppi Pd e Mdp-Art.1, contro la Lega nord, mentre M5S, Forza Italia e Gruppo Misto non hanno partecipato al voto.
La proposta di legge è stata illustrata in aula dal presidente della commissione Sanità Stefano Scaramelli (Pd), il quale ha spiegato che essa nasce con l’obiettivo di “diffondere una nuova cultura della disabilità”, per permettere alle persone con disabilità “di godere pienamente di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali” e assicurare le migliori condizioni di vita indipendente. Non si tratta di un vero e proprio testo unico, ha detto, ma piuttosto di una sorta di legge quadro, alla quale dovrà far seguito una serie di provvedimenti specifici.
“Una legge di principi per assicurare progetti e servizi alla persona, superando gli schemi legati all’età: i servizi non si interromperanno al compimento di 65 anni di età o non prenderanno avvio solo al compimento del diciottesimo anno” ha spiegato Scaramelli, come riporta una nota di sintesi della seduta diramanta dall'assemblea legislativa.
Integrazione lavorativa, affidamento alle amministrazioni comunali di una sorta di anagrafe, per assicurare la presa in carico delle persone con disabilità, sono altri principi contenuti nel nuovo testo di legge. Un testo che è stato oggetto di una profonda revisione nell’iter di questi mesi in commissione Sanità, con dodici emendamenti approvati nel corso della votazione finale, con i quali sono stati soppressi articoli e commi della proposta di legge. “Sappiamo che si poteva fare di più, si può sempre fare di più – ha concluso il consigliere – ma chiedo di considerare lo scatto in avanti che c’è stato e di non banalizzare la discussione”.
“Non banalizziamo, ma questa legge non è un passo in avanti, bensì un passo indietro – ha replicato Paolo Sarti (Sì – Toscana a Sinistra)-. Avevamo un testo unico che metteva insieme varie esigenze e che è stato svuotato completamente, per rimandare tutto alla Giunta ed esautorare il Consiglio regionale”. Per Sarti nella legge “sono stati cassati i diritti e l’esigibilità delle prestazioni: è un’occasione mancata”.
Secondo Stefano Mugnai (Fi) la storia di questa legge assomiglia a quella della riforma sanitaria, “cannibalizzata dalla maggioranza”. “Si è partiti con le doverose e giuste ambizioni e si è finito per produrre un testo che manutiene l’esistente e in alcune parti compie un chiaro arretramento rispetto ai diritti” ha detto il consigliere, che ha sottolineato come in Commissione fossero stati presentati testi alternativi, ma che non c’è stata la volontà di confrontarsi e trovare un punto di contatto, segno “di una maggioranza debole e arroccata sulle proprie posizioni”.
Andrea Quartini (M5S) ha dichiarato che “questa legge è invotabile, a meno che non siano accolti gli emendamenti da noi presentati”. Secondo il consigliere “non è vero che è stato fatto un buon lavoro, non c’è stata una vera discussione in Commissione e i testi alternativi sono stati fatti decadere”. “Si tratta di un testo invotabile – ha proseguito – perché stiamo parlando di diritti incomprimibili della persona, non di welfare, e quando erogate risorse insufficienti violate i diritti alla vita indipendente e all’autodeterminazione”. Il testo, ha concluso Quartini, è caratterizzato dall’incertezza dei finanziamenti, dall’incertezza degli interventi e mortifica il buon lavoro fatto con il testo unico precedente.
“Questo è un passo indietro, non solo si poteva, ma si doveva fare di più per le persone con disabilità” ha commentato la consigliera Monica Pecori (Gruppo Misto-Tpt). “Dovevano essere ascoltate le richieste provenienti dalle associazioni e dalle persone interessate – ha proseguito – e dovevano essere ascoltate le proposte della minoranza. Anche per noi questa legge così com’è non è votabile e ci associamo al giudizio dato dall’associazione Vita indipendente: la Giunta ha agito in spregio dello Statuto della Toscana”.
Paolo Bambagioni (Pd) ha commentato che “il livello di questo dibattito non è all’altezza dell’impegno che tutti devono mettere sull’argomento. E’ superficiale dire che è stato fatto un passo indietro, avrei preferito un contributo a favore, non contro”. “Questo testo – ha proseguito – non stupisce con effetti speciali perché è già stato intrapreso un percorso a monte e ora dobbiamo solo mantenere quanto raggiunto nel corso degli anni”. Il consigliere ha inoltre sottolineato che “certo non possiamo permetterci di raddoppiare i finanziamenti, ma dei 10 milioni di euro messi a disposizione per la vita indipendente 9 provengono dalla Regione, mentre lo Stato ne ha messo 1”.
Serena Spinelli (Mdp – Art.1) ha detto di non condividere il parere di chi pensa che con questa proposta di legge ci sia stato un arretramento nelle politiche per la disabilità. “Abbiamo ribadito un concetto importantissimo che ruota attorno al mondo della disabilità – ha spiegato -: abbiamo provato a mettere al centro la persona, con servizi individualizzati e non generalizzati”. Secondo Spinelli le opinioni espresse dall’associazione Vita indipendente non sono le uniche espresse dal mondo della disabilità. “Certo, questo sì, - ha concluso – avrei voluto discutere di più, e approfondire alcune questioni a partire dal fatto che stiamo o meno facendo abbastanza per il lavoro e l’integrazione. Secondo me l’assegno non è l’unico strumento”.
Claudio Borghi (Lega nord) ha commentato che la Toscana non è l’unica Regione ad avere problemi con la questione disabilità. Questo perché “lo Stato fornisce una dotazione assolutamente insufficiente di fondi, e tutte le volte la Toscana riceve sempre meno soldi”. Secondo Borghi “il dogma della scarsità di fondi è falso, perché quando si è trattato di trovare 20 miliardi per le banche sono stati trovati subito. Quindi è una questione di priorità”. “Noi non possiamo far spostare delle risorse a favore della disabilità perché al governo c’è la sinistra – ha concluso – ma proprio per questo da questa maggioranza mi aspetterei un segnale forte”.
Enrico Sostegni (Pd) ha sottolineato come “non fare un testo unico non significa eliminare i diritti, che si costruiscono con le leggi a monte, e la Toscana ne ha molte. Alcuni diritti devono essere costruiti e per questo è necessaria una pluralità di interventi. Il testo unico si fa per semplificare, e con questo provvedimento si è cercato di rispondere a tale esigenza”. Sostegni ha anche commentato che non è vero che le risorse sono “infinite” e che la Toscana è la Regione che mette più risorse a favore della disabilità.
“Una rivoluzione culturale e di linguaggio”, l’ha invece definita Massimo Toschi, consigliere per le politiche sulla disabilità del presidente della Toscana Enrico Rossi. “Per la prima volta il Consiglio ha discusso a tutto tondo le politiche della disabilità che hanno il loro fondamento nella Costituzione e nella convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Ecco le parole chiave: persona, diritto alla vita indipendente, accessibilità”.
“La pietra angolare – prosegue Toschi in una nota – è il lemma 'persona': i disabili sono persone e questa parola chiave apre scenari nuovi. Le persone disabili pongono la questione dei diritti sociali; le persone disabili domandano il progetto di vita indipendente”.
“Il testo approvato in Consiglio – puntualizza il consigliere per le politiche sulla disabilità – poteva essere più coraggioso, soprattutto sulla questione delle barriere architettoniche ma la legge mantiene tutta la sua forza culturale di apertura e di innovazione”. “Non guardiamo le singole parole – conclude Toschi – ma l'impianto della legge che per la prima volta affronta l'intera questione delle politiche della disabilita: i diritti alla salute, allo studio e al lavoro, ma anche alla cultura e allo sport. Un buon punto di partenza da cui si può solo migliorare”.
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