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Mercoledì 11 OTTOBRE 2017
Infermieri. A Milano il Nursind lancia l’allarme sul demansionamento

Per il sindacato la mancanza cronica di personale ausiliario negli ospedali costringe gli infermieri a occuparsi di “attività - come quelle alberghiere - che nulla hanno a che fare con il profilo e le mansioni di questa figura professionale”. A creare questa situazione, secondo il sindacato, anche una interpretazione sbagliata della Legge 300/1970 in cui si prevede che il lavoratore “deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto”. Il sindacato chiede “l’eliminazione di regole e norme poche chiare”.

“Gli infermieri vogliono fare... gli infermieri”. È questo l’appello del NurSind Milano contro “il demansionamento, che mette in pericolo l’assistenza ai pazienti”. Il sindacato delle professioni infermieristiche di Milano denuncia, infatti, come “la mancanza cronica di personale ausiliario all’interno degli ospedali costringe gli infermieri a occuparsi di attività - come quelle alberghiere - che nulla hanno a che fare con il profilo di questa figura professionale”.

Dunque “no all’utilizzo del personale infermieristico quale normale risorsa per espletare le cure assistenziali di base e per ovviare alla carenza sistematica di figure di supporto in corsia. Basta non poter esercitare la propria professionalità, maturata grazie a un corso di laurea, per dover provvedere a necessità di tipo alberghiero oppure occuparsi delle attività di ‘pedonaggio’ (come il trasporto del carrello farmacia) o ancora della chiusura dei contenitori dei rifiuti ospedalieri (R.O.T.) e del rifacimento dei letti vuoti”. Queste le istanze degli infermieri del NurSind Milano.

“Negli ospedali – prosegue il sindacato in una nota - deve essere garantito un numero sufficiente di infermieri e di Operatori Socio-Sanitari. Senza voler dare adito a nessuna polemica o a strumentalizzazioni di sorta, ma solo per fare un po’ di chiarezza, possiamo dire che i primi sono responsabili dell’assistenza generale infermieristica. Anche se in molti pensano ancora che siamo soltanto una sorta di ‘dispensatori umani di compresse’, la somministrazione della terapia farmacologica è un processo che richiede particolarmente attenzione e concentrazione affinché siano rispettate le varie fasi durante le quali si potrebbero verificare errori che possono mettere in pericolo la sicurezza del paziente. Fare l’infermiere, quindi, è un lavoro molto più complesso”.

Gli infermieri, precisano Rosario Pagana e Nicoleta Veronica Voichescu, della Segreteria Territoriale NurSind di Milano, “si occupano primariamente di accertamento, valutazione e monitoraggio dello stato di salute del paziente, e attraverso il processo di assistenza infermieristica individuano e attuano gli interventi infermieristici più idonei. Agli Operatori Socio-Sanitari, invece, spetta l’assistenza di base, come le cure igienico-domestico-alberghiere connesse al comfort. Questa premessa, necessaria ma non esaustiva, serve per spiegare che si tratta di figure professionali ben distinte”.

“Negli anni, però – proseguono i sindacalisti -, le ASL e le Aziende Ospedaliere hanno tagliato una larga quota di tutte le figure professionali. In particolare gli infermieri, peraltro sempre meno numerosi, devono compensare sistematicamente le diverse carenze delle strutture in cui operano, come la quasi totale assenza di figure di supporto: si trovano quindi in una condizione difficilissima, vittime dell’’abuso’ di alcuni istituti contrattuali in vigore (come la Pronta Disponibilità) e rivestiti di una responsabilità a 360 gradi, che li vede occuparsi, con sempre meno eccezioni, di tutta l’assistenza in toto, infermieristica e alberghiera. Detto in soldoni, gli infermieri si ritrovano a dover svolgere compiti impropri e ai pazienti vengono a mancare tempo, competenze e risorse che invece andrebbero destinati esclusivamente a loro”.

Questione di “interpretazione”? Per il Nursind “la Legge n. 300 del 1970, meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori si applica alle pubbliche amministrazioni (Art. 52 Disciplina delle mansioni D.Lgs. n. 165 del 2001) così come l’Art. 13 del medesimo Statuto, al settore privato, che con le recenti modifiche, ha sostituito l’Art. 2103 del codice civile (Mansioni del lavoratore), che prevede comunque che il lavoratore ‘deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto’. Sebbene la normativa sembri chiara, la situazione è diventata insostenibile. Forse perché c’è spazio per diverse ‘interpretazioni’”, sostiene il sindacato. Che evidenzia: “Il fatto che da parte del personale infermieristico ci sia sempre la piena collaborazione e disponibilità non significa che tutto questo debba essere distorto. La nostra responsabilità consiste nel prenderci cura delle persone” spiegano Pagana e Voichescu.

“E’ evidente – proseguono - che se un infermiere deve svolgere mansioni non sue in modo continuo e sistematico, dallo svuotare i cestini dei rifiuti a rifare i letti non occupati, sottrae tempo prezioso alla sua vera funzione e alla sua utilità all’interno della struttura ospedaliera. Per non parlare della dignità professionale costantemente mortificata”.

Il Nursind Milano cita, infine, due recenti sentenze, una a Brindisi e l’altra a Cagliari, che “hanno dato ragione ad altrettanti infermieri che hanno fatto causa ai rispettivi ospedali per demansionamento. I giudici hanno riconosciuto ai professionisti un risarcimento per ‘atti che li deprofessionalizzano’. E’ una buona notizia che arriva dopo alcune sentenze dall’esito opposto. Anche se la compensazione dovrebbe avvenire al verificarsi di carenze ‘eccezionali’, oggi, invece, l’eccezionalità è diventata la regola” commentano Pagana e Voichescu.

“Sia chiaro – sottolineano i sindacalisti -: gli infermieri con coscienza non abbandonano nessun paziente, nemmeno in casi estremi. Ma tutte le figure coinvolte nella Sanità, medici, infermieri e Oss, devono sapere quali sono i propri ruoli e, dove necessario, rivolgersi a chi ha il compito di tutelarli. Altrimenti, ed è giusto che i cittadini sappiano, diventa impossibile una corretta gestione del malato”.

“Il rinnovo del contratto nazionale della Sanità, le cui contrattazioni sono aperte, potrebbe essere il momento giusto per fare chiarezza anche su questi importanti aspetti legati al ruolo che ogni figura professionale deve svolgere. Sempre in un’ottica di assistenza al paziente” concludono Pagana e Voichescu.

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