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Lunedì 26 SETTEMBRE 2011
Punti nascita. Sigo: “Inaccettabili quelli con meno di 500 parti l’anno”
In Italia un parto ogni dieci avviene in strutture che assistono meno di 500 parti l’anno, troppo pochi per garantire la sicurezza di madri e bambini. Solo poche strutture non idonee sono state chiuse o riconvertite. Le donne vanno informate sui requisiti minimi da pretendere. Questa la denuncia avanzata dagli oltre 2 mila specialisti riuniti a Palermo per il Congresso nazionale della Società italiana di Ginecologia e Ostetricia.
Oggi in Italia il 10% delle nascite avviene in strutture che assistono meno di 500 parti l’anno. “Pochi - ha ammonito Nicola Surico, presidente della Sigo -, troppo pochi per poter garantire la sicurezza di madri e bambini”. Solo poche strutture non idonee sono state riconvertite o chiuse, “le Regioni devono accelerare sul piano di riordino varato dal ministro Fazio 9 mesi fa; le donne vanno informate sui requisiti minimi da pretendere”. L’invito è giunto dal Congresso nazionale della Società italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) che ha riunito a Palermo oltre 2 mila specialisti.
Proprio la Sicilia detiene il record negativo riguardo i punti nascita con meno di 500 parti l’anno, potendone contare sul suo territorio ben 38. “Bisogna procedere rapidamente ad una riconversione, senza creare allarmismo – ha commentato Antonino Perino, Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Palermo, e presidente del Congresso - . Queste strutture possono essere mantenute in caso di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali del territorio e in caso risulti difficile o impossibile attivare i servizi di trasporto assistito materno. Oltre al numero di parti vanno inoltre considerate le dotazioni strutturali indispensabili per garantire un’assistenza ottimale”.
Ma quali sono i requisiti minimi? Per definirli la Sigo, in collaborazione con altre Società scientifiche ed associazioni, ha dato vita al Gins – il Gruppo Intersocietario Nascita Sicura - e sta lavorando ad un progetto per la certificazione dei reparti su criteri oggettivi. “Sono pronti gli indicatori ed a breve presenteremo il manuale operativo – ha spiegato Nicola Surico, presidente della Sigo -. Siamo partiti dagli standard internazionali che abbiamo adattato al contesto italiano. Fra i punti chiave vi è la copertura di una guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico-pediatrica attiva 24 ore su 24”.
La riorganizzazione dell’assistenza materno infantile deve inoltre tenere conto dell’evoluzione demografica e della sempre maggiore presenza di donne provenienti da altre nazioni e culture: oggi il 16,9% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. “La mortalità materna è maggiore tra le straniere, con un rischio più elevato in chi ha una bassa scolarità – hanno affermato i presidenti del Congresso, Luigi Alio, Direttore U.O. Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale Civico Palermo e Massimo Petronio, Direttore del Dipartimento salute della Donna e del Bambino dell’ Ospedale “G. F. Ingrassia” di Palermo –. Il nostro Congresso dedica ampio spazio al rapporto fra salute ed emigrazione: vanno infatti attivati percorsi ad hoc e formate professionalità specifiche”. “Già esistono ‘buone pratiche’ e modelli possibili di integrazione, come quello attuato nei consultori di Palermo – hanno concluso -. La Sicilia, infatti, crocevia di culture e popoli, rappresenta un esempio virtuoso che può essere esportato nel resto del Paese”.
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