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Venerdì 16 SETTEMBRE 2011
Sardegna. Leucemia: indagine epidemiologica per residenti in aree militari

I lavori partiranno "in tempi brevissimi" e saranno mirati all’individuazione di leucemie, linfomi e altre patologie prevalenti nella popolazione residente in aree adiacenti alle installazioni militari. Ad annunciarlo è stato l’assessore alla Sanità, Simona De Francisci, nel corso di un incontro con i rappresentati del comitato Gettiamo le Basi e con le famiglie dei militari morti.

“Partiranno in tempi brevissimi i lavori della Commissione per la valutazione epidemiologica sulle popolazioni residenti nelle aree adiacenti a installazioni militari di tutta la Sardegna, con analisi mirate sia per le leucemie e linfomi particolarmente rilevanti in quelle aree, sia per altre patologie prevalenti nella popolazione”. Lo ha annunciato questa mattina l’assessore della Sanità, Simona De Francisci, incontrando a Cagliari i rappresentanti del comitato Gettiamo le Basi e dell’associazione delle famiglie di militari morti.
La Commissione, istituita con decreto assessoriale dello scorso 17 maggio, avvierà i suoi lavori nonostante l’Istituto Superiore di Sanità, già sollecitato formalmente, non abbia ancora provveduto a indicare un suo rappresentante previsto all’interno del comitato scientifico di supervisione delle attività, composto anche da esperti già indicati dall'Associazione italiana dei Registri tumori e dal Dipartimento di Statistica dell'Università di Firenze. “La Regione intende accelerare e procedere operativamente – ha sottolineato l’assessore – per capire ciò che succede non solo a Quirra e dintorni, ma anche a Teulada, Capo Frasca e le altre zone della Sardegna interessate da attività militari”. Si indagherà non solo sui linfomi e le leucemie che hanno colpito militari e civili, ma anche sulle altre patologie che risultassero di particolare impatto in quelle popolazioni. “L’obiettivo della Commissione – ha concluso De Francisci - è duplice: fare chiarezza il più possibile sulle morti e sul carico di malattia in quelle popolazioni e avviare un sistema di sorveglianza sanitaria mirato a verificare l'insorgenza anomala di patologie in chi opera e vive vicino ad aree militari”.

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