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Mercoledì 12 LUGLIO 2017
Hiv/Aids. Gli italiani promuovono l’auto test in farmacia: per 8 su 10 è “passo avanti per salute pubblica”.  Nei primi 4 mesi già utilizzato da 22 mila persone

Ma solo il 20% sa che è disponibile anche in Italia. Resta forte la preoccupazione per la diffusione del virus e la paura è frutto spesso di scarsa informazione. Per oltre il 70% degli intervistati dovrebbero essere i medici di base ad informare sulla disponibilità dell’auto test.

Il 1 dicembre scorso, in coincidenza con la Giornata mondiale Aids, è stato reso disponibile anche in Italia il primo auto test per la diagnosi del virus Hiv. Il test, acquistabile liberamente in farmacia senza ricetta, rappresenta un presidio di prevenzione e diagnosi che si aggiunge alle iniziative e agli strumenti già a disposizione dei cittadini nell’ambito delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale. Nei primi 4 mesi l'auto test è stato utilizzato già da 22 mila persone.
 
A distanza di sette mesi dalla distribuzione dell’auto test in farmacia la Fondazione The Bridge, insieme a NPS Italia Onlus, che ne ha fin dall’inizio sostenuto la diffusione quale strumento utile a far emergere il sommerso e fare prevenzione nei confronti dell’Aids, ha commissionato un’indagine demoscopica alla SWG di Trieste per sondare le reazioni dei cittadini.
 
I principali risultati 
L’infezione da HIV, sembra preoccupare buona parte del campione interpellato. Tale preoccupazione si evince dal fatto che quasi il 70% ritiene che l’infezione da virus HIV abbia una diffusione piuttosto ampia. Il dato non rispecchia ovviamente la situazione reale ma piuttosto la paura di chi non ha sufficienti informazioni in materia e che fa ingigantire la percezione sulla diffusione del fenomeno. Particolarmente attente al tema risultano le donne, quanti hanno figli, inoltre la sensibilità cresce in misura direttamente proporzionale all’età.


A fronte di questa preoccupazione si delinea pertanto un ampio e solido favore a tutto ciò che può in qualche modo diagnosticare e contenere il fenomeno. Contestualmente accanto alla scarsa informazione che sappiamo esistere sull’argomento in generale, si evidenzia quella sull’esistenza del ‘self test’

Dall’analisi dei dati raccolti rispetto alla diagnosi dell’infezione del virus HIV emerge:
• l’importanza attribuita alla possibilità di poter effettuare una diagnosi precoce
• un atteggiamento critico verso le istituzioni che non prestano un’ adeguata attenzione al problema, anche se la maggioranza crede che sia alquanto semplice fare un test all’interno della sanità pubblica
• solo poco più di un terzo crede, ma non lo sa per certo, ci sia un test da fare da soli (sicuramente sì/probabilmente sì)
• meno del 20% ha sentito parlare dell’autotest a disposizione in farmacia
• la gran parte non sa se sia necessaria o meno la ricetta per l’acquisto ma l’80% ritiene sia meglio la vendita libera
 
Tuttavia nonostante la limitatezza delle informazioni rispetto a utilità e affidabilità
• la quasi totalità ritiene si tratti di uno strumento utile in generale
• la stragrande maggioranza sottolinea quanto sia importante per chi teme di aver contratto il virus poter ricorrere a questo strumento senza passare per la sanità pubblica
• il fatto che si tratti di un test ‘fai da te’ non sembra inficiarne la validità e il 70% lo ritiene attendibile
• oltre l’80% ritiene che la libera vendita del test in farmacia rappresenti un passo avanti per la salute pubblica e solo un segmento minoritario, pari al 9%, lo considera un pericolo motivato dal timore della scarsa affidabilità della diagnosi e della successiva cura.
 
In merito al target che potrebbe ricorrere al self test e all’informazione
• la maggioranza indica quanti temono di aver contratto il virus e in seconda battuta le categorie vulnerabili, come tossicodipendenti, omosessuali, ecc
• solo una quota esigua, pari al 5%, sostiene che soltanto i servizi sanitari possono assolvere in maniera adeguata il compito diagnostico
• i medici di base, secondo oltre il 70%, dovrebbero arrogarsi il compito di informare tutti i loro pazienti dell’esistenza del self test e non solo quanti lo richiedono o le categorie vulnerabili.
 
Considerato quindi il favore che il self test raccoglie sembrerebbe utile una campagna di informazione, condotta principalmente attraverso i medici di base, per mettere in evidenza:
• l’utilità del test
• l’affidabilità del self test
• l’opportunità di riservatezza offerta a chi teme di aver contratto il virus
• la libera vendita senza obbligo di ricetta
• quanto il test rappresenti un passo avanti per la salute pubblica
 

“Negli anni ’90 – ha commentato i dati Loredana Ferenaz di SWG - oltre il 20% delle persone nell’indicare le maggiori preoccupazioni mettevano ai primi posti droga, mafia e Aids. Nel corso degli anni la situazione è cambiata, sono subentrate e diventate prioritarie la disoccupazione, la crisi economica, prospettive per i giovani e il terrorismo. Di Aids ormai non si parla più da tempo e nessuno lo mette oggi nella lista delle proprie apprensioni, tuttavia quando si parla di infezione da virus HIV riemerge in maniera subdola una paura che riguarda nella maggioranza dei casi qualcosa che non si conosce, che non ci tocca da vicino e che spesso appartiene agli altri.
Emerge pertanto la necessità di non sottovalutare questa paura che alimenta antichi e sorpassati stereotipi e fare chiarezza e informazione su questo tema, le problematiche che ne derivano e gli strumenti utili a farvi fronte”.
 
Per Rosaria Iardino, presidente Fondazione The Bridge: "A sette mesi dalla messa sul mercato, l’autotest è diventato uno strumento di utilizzo diffuso che non possiamo e non dobbiamo smettere di sostenere. Agire sempre più sull’abbattimento dei pregiudizi nei confronti della malattia, e porre l’attenzione sulla consapevolezza del proprio stato di salute, continuano a essere temi imprescindibili, da un punto di vista etico e clinico. La diagnosi precoce è il primo strumento di cura, e un dispositivo facilmente reperibile in farmacia e da utilizzare autonomamente, è un mezzo straordinario per implementare l’emersione delle diagnosi".
 
Andrea Mandelli, Vice presidente Commissione Bilancio del Sebato e presidente della Fofi: "L’autotest per ‘individuazione dell’infezione da HIV è un esempio perfetto di quanto l’evoluzione tecnologica possa molto per rispondere ai bisogni della persona, contribuire all’empowerment del paziente e diffondere la cultura della prevenzione nella collettività. Tuttavia la risposta tecnologica è necessaria ma non sufficiente: soprattutto nel caso di una malattia importante come questa, è necessario che sia inserita in un contesto pronto a farsi carico delle necessità della persona che sorgono fin dal primo istante successivo all’esecuzione del test. Nel caso in cui si confermi la presenza dell’infezione, è ovvio, ma anche nel caso in cui l’esito sia favorevole, perché sull’HIV occorre continuare nell’opera di educazione e informazione, senza mai abbassare la guardia".
 

"Il self-test per l'HIV è una grande intuizione che consente di prevenire l'insorgere della malattia, sfidando il pregiudizio- molto spesso dettato dalla scarsa conoscenza del fenomeno- che ancora si abbatte sulle persone sieropositive e che, purtroppo, inibisce la diagnosi precoce dell'infezione - ha dichiarato Eleonora Cimbro, Vicepresidente Comitato permanente sulla politica estera e relazioni esterne dell’Unione Europea della Camera dei Deputati -. Nel nostro Paese ci sono 3.500 nuovi casi di HIV ogni anno, in media 10 diagnosi al giorno, eppure, passata l'ondata mediatica degli anni Novanta, non se ne parla praticamente più. Le istituzioni in questo senso devono lavorare congiuntamente per promuovere campagne informative adeguate di prevenzione, rimuovere il pregiudizio e agevolare le diagnosi precoci. Con questo test abbiamo dunque un'opportunità unica, non sprechiamola!".
 

"La disponibilità nelle farmacie di un autotest per l’HIV - che permette di fare l’analisi, comodamente a casa propria, nel pieno rispetto della privacy, anche alle persone che non si attiverebbero per prenotarla e recarsi in una struttura pubblica – è utile perché accelera, quando risulti necessario, il ricorso al medico o al centro specializzato e quindi alle terapie - ha spiegato Marco Cossolo, Presidente Federfarma -. Cronicizzato grazie alle nuove cure, l’AIDS non è più alla ribalta dei media e, forse anche per questo calo di attenzione, continua a diffondersi, colpendo giovani e fasce di popolazione diverse da quelle (soprattutto omosessuali e tossicodipendenti) colpite negli anni ‘80. Far conoscere l’esistenza dell’autotest diventa così anche l’occasione per richiamare l’attenzione dell’intera popolazione sull’opportunità di usare le necessarie cautele per evitare il contagio da HIV e dalle altre malattie sessualmente trasmissibili. Anche per l’informazione sanitaria e la prevenzione di queste patologie la farmacia è la struttura sanitaria più adatta perché capillare e capace di comunicare ogni giorno con i 4 milioni di utenti del servizio farmaceutico e instaurare un rapporto di fiducia".
 
Per Armando Toscano, Ricercatore Sociale e membro del Centro Studi di Fondazione The Bridge: "L'HIV ci pone sempre di fronte a nuove sfide. Oggi il nostro challenge arrivare alle 30 mila persone sieropositive che non sono coscienti della propria sieropositività. Si tratta infatti di uno zoccolo duro di persone che forse nemmeno immagina che l'HIV possa essere un problema che li riguardi. Il punto è trovare un modo per portare il test nei luoghi in cui sono queste persone. Il self-test è un presidio utilissimo, che ciascuno può acquistare in farmacia ed effettuare col farmacista, col proprio medico di base, con una persona fidata o anche da solo".
 

"Il self test permette a persone che hanno difficoltà ad accedervi attraverso i canali tradizionali, di praticarlo autonomamente. Questo potrebbe permettere l’emersione di una parte di infezioni non diagnosticate e inoltre, l’acquisto del test in farmacia potrebbe ridurre la paura di essere stigmatizzati, che in alcuni contesti sociali è ancora molto presente. Fare il test HIV da soli, risolve all’origine il timore per la mancata privacy sul risultato dell’esame, e aggancia la persona che ne ha bisogno direttamente alla struttura sanitaria più adatta", ha dichiarato Margherita Errico (Presidente NPS Italia Onlus).
 
Adriana Ammassari, Dirigente medico Istituto nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani, Roma): " In Italia la popolazione HIV-positiva è stimata intorno alle 130.000 persone, ma circa l’11-15% non conosce la propria sieropositività (sommerso dell’infezione). Queste persone hanno un rischio elevatissimo di diagnosi tardiva dell’infezione (AIDS conclamata) e non accedono allo straordinario beneficio conferito dall’inizio precoce della terapia antiretrovirale. Inoltre, ignare della propria sieropositività, possono trasmettere l’infezione ai partner sessuali ed eventualmente ai figli in gravidanza.
L’auto-test per la diagnosi dell’infezione da HIV è uno strumento affidabile ai fini dello screening e si integra perfettamente nelle procedure di prevenzione e gestione dell’infezione da HIV. Infatti, dati nazionali e internazionali mostrano che coloro che hanno utilizzato l’auto-test sono principalmente persone che, spesso per motivi di privacy, precedentemente non si erano mai recati in ospedale per eseguire l’esame. A valle, la facile accessibilità ai centri per le Malattie Infettive con l’aiuto delle Associazioni per i Pazienti efficacemente intervengono nel supporto della persona HIV-positiva.
In generale, la maggiore diffusione sul territorio di test per la diagnosi dell’infezione da HIV e la de-stigmatizzazione della condizione di sieropositività sono elementi cruciali nella lotta all’AIDS".
 
Infine, Cinzia Falasco Volpin, AD Mylan: "A sette mesi di distanza dal lancio sul mercato del primo autotest per la diagnosi dell'HIV, Mylan è di nuovo accanto alle Istituzioni, a Fondazione The Bridge e NPS Italia Onlus, per creare cultura in tema di prevenzione, ad oggi la prima e più importante arma di protezione contro l’HIV. Grazie a un dispositivo diagnostico rapido e facile da utilizzare, siamo orgogliosi di aver contribuito a facilitare l’accesso alla diagnosi precoce - un dovere verso sé stessi e verso gli altri - e a far emergere il sommerso delle diagnosi tardive, che portano a un aumento del rischio collettivo".
 

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