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Martedì 11 LUGLIO 2017
Paesi in via di sviluppo. Big data per contrastare le malattie
Quella dei Big Data è una rivoluzione che potrà cambiare l’approccio dei Paesi in via di sviluppo ai problemi che maggiormente li affliggono: epidemie, approvvigionamento idrico, programmazione delle colture. In Africa Occidentale, alcuni stati stanno utilizzando i Big Data per cercar di “prevedere” un’eventuale prosisma epidemia di Bola.
(Reuters Health) – Dall’aumento dei rendimenti delle colture al controllo della diffusione delle malattie: l’analisi dei Big Data è uno strumento sempre più utilizzato dalle nazioni più povere per affrontare le sfide dello sviluppo. Purtroppo le infrastrutture tecnologiche carenti a loro disposizione starebbe rallentando gli sforzi, almeno secondo Paul Szyarto, responsabile del Big Data Program alla Rutgers University del New Jersey. Secondo l’esperto, molte nazioni in via di sviluppo starebbero cercando di organizzare e analizzare grandi e varie serie di dati per contrastare la povertà. Paesi come il Kenya e l’India, per esempio, starebbero raccogliendo dati sui modelli meteorologici e per prevedere variazioni climatiche e aiutare gli agricoltori ad adattare le pratiche agricole, al fine di aumentare i rendimenti delle colture e contrastare la fame nel mondo.
In Africa occidentale, invece, gli Stati stanno cercando di raccogliere dati sulla passata epidemia di Ebola, per cercare di individuare come e dove potrebbe accendersi un nuovo focolaio dell’infezione.
“Molti di questi Paesi, però, non hanno dispositivi avanzati per raccogliere, archiviare e analizzare i dati”, ha dichiarato Szyarto. Secondo l’esperto ci sarebbero stati alcuni sforzi da parte dei governi occidentali e di aziende come Microsoft, Amazon, Facebook e Google, per sostenere lo sviluppo di programmi di acquisizione e analisi dei dati nelle nazioni più povere. La Cina sta sfruttando i big data per affrontare problemi come carenze idriche, bisogni di alloggi e occupazione. Mentre in paesi come Tanzania, Nepal e Filippine, i dati sono stati utilizzati per analizzare i rischi di alluvioni, terremoti e tsunami, in modo da rafforzare la preparazione a eventuali catastrofi.
Ma molto di più dovrebbe essere fatto. “Molti paesi in via di sviluppo non hanno le conoscenze necessarie a guidare un programma a valore aggiunto sull’utilizzo di grandi dati – conclude Szyarto -. Migliorare le capacità di questi Paesi inizia con la comunicazione del valore di sfruttare i dati creati, raccolti e analizzati da parte dei Paesi sviluppati”.
Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)
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