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Martedì 11 LUGLIO 2017
Tempario prestazioni specialistiche. Per la Cimo Lazio “assurdo e pericoloso. Intervenga l’Omceo Roma”

Il sindacato chiede alla Regione il ritiro immediato del decreto, che sarebbe anche “in conflitto con il codice di deontologia medica” che prevede per l’atto medico “libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità”. Per la Cimo Lazio il problema delle liste d’attesa, peraltro, non sono i tempi, ma “le insufficienti dotazioni di risorse umane e le incapacità organizzative”.

“Un provvedimento inapplicabile e seriamente pericoloso per la salute dei cittadini, che va anche contro la deontologia medica”. Così Renato Andrich, delegato del segretario Regionale Cimo Lazio, contesta duramente il Decreto del Commissario ad Acta dello scorso 28 giugno e chiede al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, di “ritirarlo subito e concordare con le organizzazioni sindacali dei medici delle misure più corrette ed efficaci”.
 
“Con questo DCA – dichiara Andrich - la Regione intende dettare un rigido tempario per alcune prestazioni specialistiche ambulatoriali, con l'intento di abbattere le liste d’attesa, le cui principali cause, invece, sono le insufficienti dotazioni di risorse umane e le incapacità organizzative. Pensiamo a un oncologo, limitare una sua visita specialistica a venti minuti non è solo assurdo, è disumano e soprattutto seriamente pericoloso per la salute dei cittadini. Pensiamo anche a gravi errori tecnici nella definizione dei tempi previsti per alcuni esami di diagnostica per immagini”.
 
Per Cimo Lazio, inoltre, “questo DCA entra in conflitto con il codice di deontologia medica, che ha valenza di legge, e che i medici sono tenuti a rispettare. All'art. 4, del codice di deontologia medica, si richiedono per l'atto medico ‘libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità’, requisiti che non possono di certo essere rispettati se il professionista deve misurare il tempo della sua prestazione senza preoccuparsi del paziente e dei suoi reali bisogni. All’art.68, invece, si dice che ‘il medico, in caso di contrasto tra le regole deontologiche e quelle della struttura in cui opera, sollecita l'intervento dell'Ordine al fine di tutelare i diritti dei pazienti e l'autonomia professionale’”.

“Chiediamo anche all’Ordine dei Medici di Roma di pronunciarsi su questa vicenda – conclude Andrich - e promettiamo ai medici del Lazio che continueremo a vigilare e a impegnarci fino all'abrogazione di questo iniquo decreto che impedisce la correttezza della loro attività professionale”.

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