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Martedì 20 GIUGNO 2017
Vogliamo lavorare con dignità, non essere compianti come eroi morti



Gentile Direttore,
da molti anni sono parte del popolo dei dipendenti sanitari italiani, infermieri, medici, tecnici di radiologia, di laboratorio, oss e altri. Preoccupata del nostro comune autolesionismo, rifletto sulle motivazioni: siamo in perenne bilico tra l’essere stupidi oppure “naufraghi stipati in una stessa barca, dove se qualcuno si muove, si affonda”?

Un disagio ben rappresentato dal Dott. Costantino Troise del sindacato ANAAO nel suo intervento Di troppo lavoro si può morire; sulla sentenza della Cassazione arrivata dopo vent’anni dal decesso di un tecnico di radiologia per “super-lavoro”, con la condanna al risarcimento del danno da parte dell’ASP di Enna.

Un’amara constatazione porta ad osservare che in Italia i sanitari italiani possono trovare una sorte di consolazione alle proprie ragioni solo post-morte.
Eppure, ancora in vita, ci stiamo provando in tutti i modi a riportare la legalità e dignità del lavoro in sanità: nelle corti e parlamenti nazionali ed europei e nelle nostre aziende sanitarie. Finora abbiamo ottenuto in realtà ben poco, sicuramente una maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori della necessità di essere uniti nella comune protesta.

Emblematico l’ultimo episodio dove Francesco Pezzuto un collega infermiere prossimo alla pensione del Blocco Operatorio dell’Azienda Sanitaria di Torrette, ha subito un provvedimento disciplinare, perché aveva rifiutato di lavorare ancora per un turno di circa 7 ore pomeridiane. Conosco bene il collega, ha raccontato della sua stanchezza e stress, aveva lavorato ben 16 ore, turno mattina più in pronta disponibilità attiva notturna. Il suo fisico reclamava riposo, mal di testa, agitazione, smontando la mattina alle 8,00, dopo aver lavorato più di 8 ore notturne, aveva già constatato di non essere in grado di sottendere al prossimo turno pomeridiano, dopo appena circa 5 ore di stacco. Tornato a casa, la moglie preoccupata per la sua salute ha insistito per una visita medica, si è recato ad un punto di primo intervento, il medico che l’ha visitato e gli ha prescritto alcuni giorni di riposo e cure. Perché non ha inviato il certificato di malattia in azienda? Alcuni colleghi, quando sfiniti dal super-lavoro, adottano questo sistema.

Francesco no, non voleva che la sua assenza gravasse ulteriormente sui colleghi, il peso va sempre a cadere su chi già è esausto nelle medesime condizioni.

Come sindacato abbiamo da subito in ogni fase sostenuto la protesta di Francesco e dei lavoratori dell’AOU di Torrette, ora siamo alle battute finali, sono in atto le procedure di raffreddamento prescritte, le prospettive scivolano verso lo sciopero.

Come dice Troise:…” Non è "accettabile riversare sui dipendenti tutto l’onere di garantire le prestazioni sanitarie ai pazienti"….Con l’alibi di dover assicurare la regolarità del servizio per i cittadini, il 'superlavoro' oltre i limiti fissati da leggi e contratti è diventato il perno dell’unico modello di organizzazione del lavoro ritenuto possibile, quello fondato sulle deroghe e, in loro assenza, sulla illegittimità e sull’arbitrio, a dispetto delle conseguenze in termini di insorgenza di patologie, anche mortali, nei lavoratori….. La sicurezza di cittadini ed operatori è un valore non negoziabile. Assunzioni subito se si ha a cuore il destino della sanità pubblica.

Personalmente d’istinto avevo scritto una lettera di segnalazione alla Ministra Lorenzin, ad oggi inascoltata. Rincalzo, cara Ministra non vogliamo essere compianti eroi morti. Desideriamo svolgere con passione e dignità la nostra professione, con uguali diritti e standard di sicurezza. Abbiamo scelto una professione non un ingrato destino alla deriva, accollandoci oneri e responsabilità che competono ai nostri governi e amministratori.

Siamo di fronte a un sistematico sfruttamento di un datore di lavoro che in questa partita è in evidente conflitto d’interessi. La sanità italiana ha bisogno di profonde scelte radicali per svolgere il suo mandato in modo etico. Benché illegale dal 1948 con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, “lo schiavismo moderno” si manifesta anche con queste modalità, “siamo passati dalle otto ore più due di straordinario massimo durante il periodo fascista alle attuali dodici e cinquanta minuti di uno stato di diritto” negare il problema non può che acuire conflitti e peggiorare le condizioni di salute di operatori e cittadini.
 
I manager di oggi non sono più orientati alla soluzione dei problemi, bensì a come aggirarli senza far ricadere le responsabilità su di loro…. E spesso per la loro “bravura” ricevono premi
 
Elsa Frogioni
Infermiera
Segreteria Nursind Ancona 

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