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Lunedì 19 GIUGNO 2017
Marche. Inrca, ricercatori precari in protesta contro la Riforma Madia
“In Italia sono 3500 le figure altamente specializzate che rischiano di restare senza lavoro dal 1° gennaio 2018”, denunciano i prepari dell’Inrca, che domani, ad Ancona, promuoveranno un incontro pubblico contro una riforma che “non prevede alcuna stabilizzazione del personale precario impiegato nella ricerca presso gli Irccs, né alcuna soluzione contrattuale in grado di garantire continuità al progresso della ricerca sanitaria in Italia”.
Domani, martedì 20 giugno, dalle 10:00 alle 12:30 ad Ancona presso l’Auditorium di via della Montagnola 81, i ricercatori precari dell’Inrca (Istituto Nazionale Riposo e Cura Anziani) invitano istituzioni e cittadini ad un incontro pubblico promosso per “sensibilizzare sulle conseguenze della recente approvazione del Testo unico sul pubblico impiego (‘Riforma Madia’)”.
“La riforma – denunciano i ricercatori precari dell’Inrca - non prevede alcuna stabilizzazione del personale precario impiegato nella ricerca presso gli Irccs, né alcuna soluzione contrattuale in grado di garantire continuità al progresso della ricerca sanitaria in Italia”.
L’iniziativa è parte di una mobilitazione nazionale che coinvolge ricercatori precari della sanità pubblica e si svolge nello stesso giorno in tutti i 21 Irccs pubblici italiani. “Tra questi – evidenziano i ricercatori precari dell’Istituto marchigiano - l’Inrca è l’unico presente nella Regione Marche, nonché il solo ad indirizzo geriatrico in Italia”.
Attraverso l’iniziativa si chiede che il problema venga risolto tramite un piano programmatico che preveda soluzioni contrattuali idonee e lo stanziamento di fondi adeguati.
“Sono 3500 in Italia le figure altamente specializzate che rischiano di restare senza lavoro dal 1° gennaio 2018, con gravissime ricadute sulla sostenibilità e sul futuro della ricerca sanitaria pubblica. Professionisti che negli ultimi 20 anni hanno contribuito in maniera significativa alle eccellenze raggiunte dagli IRCCS, anche attraverso forme contrattuali atipiche come co.co.co, co.co.pro, partite Iva e borse di studio”, denunciano i ricercatori precari, spiegando che “negli anni si è creata così una condizione di precariato strutturale. Se il Jobs Act, già nel 2015, eliminava la possibilità di ricorrere a queste forme contrattuali, il testo approvato di recente prevede un piano di stabilizzazione per i precari della pubblica amministrazione che però esclude quelli della ricerca sanitaria. In mancanza di una soluzione, a fine anno resterà senza lavoro la maggioranza del personale impiegato nel sistema ricerca. Assieme a loro se ne andrà la possibilità di sostenere l'eccellenza di cure e servizi degli Istituti, in cui si lavora anche per migliorare prevenzione, diagnosi e terapia di malattie rare e complesse”.
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