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Mercoledì 14 GIUGNO 2017
Sulla sanità troppi numeri farlocchi sparati ad “alzo zero”
Dai 22 miliardi di sprechi e corruzione, ai 12,2 milioni di italiani che non hanno i soldi per curarsi, ai 13 miliardi della medicina difensiva. Troppi numeri senza riscontri oggettivi, a volte smentiti da altre ricerche più autorevoli, che possono solo far male alla sanità, nonostante chi li diffonde si dichiari sempre “a difesa del nostro Ssn”
Confesso che ormai pensavo di essere rimasto il solo a sostenere che in sanità, ultimamente, girano troppi dati sparati a casaccio e basati su rilevazioni quanto meno dubbie.
Riassumo quelli più eclatanti, tutti e tre derivati da indagini e sondaggi che hanno misurato la “percezione” dei fenomeni (sui cittadini o sugli addetti ai lavori) e non su dati statistici oggettivi, che ormai girano come un mantra in diversi convegni e ripetuti, strumentalizzandoli a proprio uso e consumo da destra a sinistra dai politici:
- sprechi e corruzione: più di 22 miliardi l’anno (Ipse e Sanità e Gimbe, 2017);
- medicina difensiva: 13 miliardi (indagine dell’Ordine dei medici di Roma, 2010);
- italiani che rinunciano alle cure perché non hanno i soldi: 12,2 milioni (Censis, 2017).
Mi fermo qui. Ma ce ne sono altri, come i 20 miliardi che, in questo caso, si potrebbero risparmiare con la sanità digitale, emersi da diverse dichiarazioni del Direttore generale della Comunicazione Digitale e Tecnologie presso la Commissione Europea a Bruxelles (sarà vero? Nessuno può dirlo perché non sono stati resi noti i dettagli di questa fiduciosa prospettiva).
Intendiamoci, come sempre accade, qualcosa di vero in questi numeri c’è. Che ci siano sprechi e purtroppo anche corruzione in sanità è indubbio. Ma da qui a ipotizzare oltre 22 miliardi di sprechi e corruption è assurdo, se non altro in considerazione del fatto che se quei soldi fossero veramente frutto di sprechi eliminabili e considerando che già oggi spendiamo meno di molti nostri partner europei per la sanità, vorrebbe dire che il nostro Ssn potrebbe funzionare benissimo con 90 miliardi l’anno! Ma non scherziamo!
Anche perché, sia nel caso di Ispe Sanità che di Gimbe, il dato (stranamente coincidente…) si basa a sua volta su stime di studi USA da collocare in un sistema molto diverso dal nostro e che spende per la sanità tre volte la percentuale di Pil che spendiamo noi.
Come è vero che la medicina difensiva un costo ce l’ha. Ma immaginare anche in questo caso che “bruci” 13 miliardi ogni anno (circa il 10% della spesa) non sta né in cielo né in terra e infatti non esiste alcun dato certo su questo fenomeno tranne, ancora una volta, una stima frutto di un’indagine sulla "percezione" del fenomeno su poco più di 2.700 medici svolta sette anni fa!
Come è vero che molti italiani hanno difficoltà a sostenere alcune spese sanitarie. Ma possiamo immaginare che in tale condizione si trovi un italiano su quattro come scrive il Censis nel suo studio? Non è molto plausibile, primo perché il nostro Ssn garantisce (magari male, figuriamoci...) un paniere di prestazioni (farmaci compresi) tra i più ricchi del mondo.
Ma anche perché, in questo caso, un dato di riscontro esiste ed è quello dell’Istat che stima che gli italiani in difficoltà economica siano non più del 9,5% e cioè circa 5,7 milioni, meno della metà di quelli indicati dal Censis.
Un dato che, come ci ricordano Giuseppe Costa, Cesare Cislaghi e Aldo Rosano in un articolo apparso pochi giorni fa su Scienza in Rete (che invito caldamente a leggere), è sostanzialmente in linea con la media europea: Svezia 9,2%, Francia 6,3%, Danimarca 6,9%, Germania 5,4%.
E torniamo quindi al perché non mi sento più tanto solo in questa critica a questi dati allarmistici sparati con eccessiva leggerezza.
Oltre ai tre studiosi che mi confortano sui miei molti dubbi sulla ricerca Censis (che personalmente ho esternato anche ai ricercatori dell’Istituto diretto da De Rita chiedendo di poter accedere alla ricerca completa per capire come fossero arrivati a quella stima di 12,2 milioni. Mi hanno promesso che me la invieranno…), leggo oggi sul Corriere della Sera una puntuale replica del ministro Beatrice Lorenzin a un articolo di alcuni giorni fa che riprendeva i dati dello studio Gimbe (quello sui 22 miliardi di sprechi), definiti dal ministro quanto meno “azzardati”.
Mi bastano queste due esternazioni per stare più tranquillo. Qualcuno comincia a rendersi conto che sparare numeri ad alzo zero sulla sanità, basandosi sulla “percezione” dei fenomeni è molto rischioso.
Se si sbaglia qualche exit poll elettorale si arrabbierà qualche candidato promosso o trombato erroneamente, ma se si sbaglia su cose come la salute si gioca pericolosamente sulla pelle della gente e sul futuro del Ssn. E questa non è “una percezione” è una certezza.
Cesare Fassari
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