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Martedì 13 GIUGNO 2017
In Italia 60,5 milioni di residenti. Cinque milioni gli stranieri. Sono più i morti che i nuovi nati. Ma la mortalità è calata rispetto al 2015
Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 142 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 63 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto ampio e pari a 204.675 unità. Continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Soltanto a Bolzano più nascite che decessi. Nel 2016 sono 32.310 i decessi in meno rispetto al 2015. IL BILANCIO DEMOGRAFICO ISTAT 2016.
Al 31 dicembre 2016 risiedono in Italia 60.589.445 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera, pari all'8,3% dei residenti a livello nazionale (10,6% al Centro-nord, 4,0% nel Mezzogiorno).
Prosegue nel 2016 la diminuzione dei residenti già riscontrata l'anno precedente. Il saldo complessivo è negativo per 76.106 unità, determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (96.981 residenti in meno) mentre la popolazione straniera aumenta di 20.875 unità. Tuttavia, all'interno della popolazione straniera la componente femminile diminuisce per la prima volta dagli anni Novanta quando l'Italia è diventata Paese di immigrazione.
Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 142 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 63 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto ampio e pari a 204.675 unità.
Continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Per il secondo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (473.438, -12 mila sul 2015), di cui più di 69 mila stranieri (14,7% del totale), anch'essi in diminuzione.
I decessi sono stati oltre 615 mila, circa 32 mila in meno rispetto al 2015, anno record della mortalità, ma in linea con il trend di crescita degli anni precedenti, dovuto all'invecchiamento della popolazione.
Soltanto a Bolzano più nascite dei decessi
Nel corso del 2016 sono state registrate 473.438 nascite e 615.261 decessi. Pertanto, il saldo naturale (differenza tra nati e morti) è negativo per 141.823 unità. Il saldo naturale della popolazione complessiva è negativo ovunque, con la sola eccezione della provincia autonoma di Bolzano. Il tasso di crescita naturale si attesta a -2,3 per mille a livello nazionale e varia dal +2,3 per mille di Bolzano al -7 per mille della Liguria. Anche Molise, FriuliVenezia Giulia, Piemonte, Umbria e Toscana presentano decrementi naturali particolarmente accentua superiori al 4 per mille.
Le nascite restano sotto il mezzo milione
Continua la discesa del numero dei nati iniziata nel 2008. Già a partire dall’anno precedente non si raggiunge quota mezzo milione: anche il 2016 si attesta infatti a 473.438 nascite. Queste sono state 12.342 in meno rispetto all’anno precedente (-2,5%) e più di 100 mila in meno negli ultimi otto anni. Il calo si registra in tutte le ripartizioni ma è più accentuato nelle Isole (-4,1% rispetto all’anno precedente).
La concomitanza tra la crisi economica e la diminuzione delle nascite, ravvisabile in quasi tutti i paesi europei, suggerisce un legame tra i due fenomeni. Gli effetti della congiuntura economica sfavorevole sulla natalità vanno a sommarsi nel nostro Paese a quelli strutturali, dovuti alle importanti modificazioni della popolazione femminile in età feconda. Si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi di donne a causa della prolungata diminuzione delle nascite a partire dalla metà degli anni Settanta.
Anche il contributo positivo alla natalità delle donne straniere mostra un’inversione di tendenza. Infatti, se l’incremento delle nascite registrato fino al 2008 era dovuto principalmente alle donne straniere, negli ultimi quattro anni anche il numero di stranieri nati in Italia, pari a 69.379 nel 2016 (il 14,7% del totale dei nati), ha iniziato progressivamente a ridursi (-10.515 nati stranieri dal 2012).
La crescita dei nati stranieri era stata particolarmente rilevante dall’inizio del nuovo millennio, da quasi 30 mila del 2000 a 80 mila del 2012 (il numero massimo di bambini stranieri nati nel nostro Paese), portando l’incidenza dei nati stranieri sul totale dei nati dal 4,8 al 14,9%. Tra le cause del decremento, la diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese, nonché l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere.
Le nascite di bambini stranieri si concentrano nelle regioni dove la presenza straniera è più radicata. Nel Nord-ovest (20,8%) e nel Nord-est (20,7%), ogni cinque nati uno è cittadino straniero. Nelle regioni del Centro la percentuale è pari al 16,9% mentre nel Sud e nelle Isole è rispettivamente del 5,7% e del 5,1%. La regione che presenta l’incidenza più elevata di nati stranieri sul totale dei nati è l’Emilia Romagna, dove è straniero quasi un nato ogni quattro (24,2%).
Il tasso di natalità è pari al 7,8per mille e varia da un minimo di 6,3 nati per mille abitanti in Liguria a un massimo di 10,4 nella provincia autonoma di Bolzano. Per gli stranieri il tasso di natalità, pari al 13,8per mille, varia da 9,1 nati ogni mille stranieri residenti della Sardegna a 15,8 della Valle d’Aosta e della provincia autonoma di Bolzano.
In calo il numero dei decessi sul 2015
Il numero di decessi registrato nel 2016, pari a 615.261, è inferiore di 32.310 unità rispetto al 2015 ma è il secondo valore più elevato dal 1945, tendenza in linea con l’aumento “fisiologico” dei decessi che ci si può attendere in una popolazione che invecchia. Infatti, a partire dal 2012, il numero dei decessi si attesta intorno a 600 mila ogni anno, salvo oscillazioni congiunturali. Si sottolinea, inoltre, che dopo un anno di importante incremento, come è stato il 2015, è frequente che si registri un successivo decremento.
Analizzando l’andamento mensile della mortalità, e confrontandolo con i quattro anni precedenti (2012-2015), si può osservare come in tutti mesi, tranne alcune eccezioni, il numero dei decessi è in linea con quello degli anni precedenti, registrando solo due evidenti innalzamenti negli ultimi due mesi dell’anno.
La diminuzione del numero di decessi si registra in tutte le ripartizioni, con un decremento più consistente in quelle del Sud (-5,7%) e del Nord-ovest (-5,6%). Nelle regioni del Nord-ovest il 2015 aveva fatto segnare il maggior incremento rispetto alle altre regioni del Centro-Nord.
Il tasso di mortalità è pari a 10,1 per mille, varia da un minimo di 8,1 per mille nella provincia autonoma di Bolzano a un massimo di 13,3 in Liguria ed è correlato con la struttura per età della popolazione, risultando più elevato nelle regioni più fortemente invecchiate. A causa della giovane struttura per età la mortalità dei cittadini stranieri è decisamente più bassa, il tasso medio annuo è pari a 1,3 deceduti ogni mille stranieri residenti.
Gli stranieri in Italia e i "nuovi italiani"
Il tasso di crescita naturale degli stranieri è pari in media nazionale a 12 per mille. I valori più elevati si registrano in Lombardia (14 per mille) ed Emilia Romagna (14,3 per mille), il valore più basso in Sardegna (7,7 per mille).
Il movimento migratorio con l'estero fa registrare un saldo positivo di circa 144 mila unità, in lieve aumento rispetto all'anno precedente.
Aumentano leggermente le iscrizioni dall'estero: poco più di 300 mila di cui il 90% riferite a stranieri.
Allo stesso modo le cancellazioni per l'estero superano le 114 mila unità per gli italiani, di nascita e naturalizzati, (+12 mila rispetto al 2015) mentre sono quasi 43 mila per gli stranieri.
Continuano a crescere le acquisizioni di cittadinanza: nel 2016 i nuovi italiani sono più di 200 mila.
In Italia vi sono circa 200 nazionalità: nella metà dei casi si tratta di cittadini europei (oltre 2,6 milioni). La cittadinanza maggiormente rappresentata è quella rumena (23,2%) seguita da quella albanese (8,9%).
Si conferma la maggiore attrattività delle regioni del Nord e del Centro verso le quali si indirizzano i flussi migratori provenienti sia dall'estero sia dall'interno.
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