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Martedì 13 GIUGNO 2017
Ipotermia. In 8 ospedali su 10 la temperatura dei pazienti chirurgici  viene misurata raramente o mai

Mancano protocolli di prevenzione in 9 strutture su 10. E nel 60% non ci sono termometri e monitor per tutti i pazienti.  Questi i dati della Survey, realizzata da Siaarti nell’ambito della Campagna “Chirurgia senza Brivido” promossa da 3Mm e presentati a Bari, alla terza tappa dei “Normo days”. L’Aou di Foggia eccellenza nel panorama regionale: meno complicanze e maggiore comfort per i pazienti

Ha fatto tappa oggi a Bari, con il workshop del ciclo “Normo Days”, la Campagna di sensibilizzazione “Chirurgia senza Brivido” promossa da 3M Salute con il coordinamento scientifico di Siaarti, Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva. Un’iniziativa è volta a informare anestesisti, rianimatori, management della sanità e cittadini sui rischi e le possibili soluzioni dell’ipotermia in sala operatoria ma anche per sensibilizzare le istituzioni alla creazione di protocolli regionali.
 
Purtroppo di questo indicatore di buona pratica clinica si parla poco, ma l’ipotermia accidentale rappresenta una conseguenza frequentissima degli interventi chirurgici. La sensazione di freddo dopo una operazione è tra i più comuni ricordi raccontati dai pazienti.  L’ipotermia – ovvero una temperatura centrale corporea inferiore a 36.0 °C – interessa infatti tra il 50%-90% dei pazienti sottoposti sia a operazioni chirurgiche maggiori sia a procedure brevi. È un fenomeno dovuto a molte concause, non solo all’effetto dell’anestesia, generale o locoregionale, che oltre ad arrecare disagio per il paziente comporta un aumento dell’incidenza di complicazioni quali maggiore rischio di mortalità, necessità di emotrasfusione, degenze ospedaliere più lunghe, e aumento del rischio di infezione della ferita chirurgica, con conseguente aumento dei costi per gli ospedali.
 
Da Siaarti una survey sul tema. Per “fotografare” la situazione italiana, in occasione della campagna sviluppata e promossa insieme a 3M Salute, Siaartiha condotto una survey sulla gestione della normotermia perioperatoria, al fine di individuare lo stato dell’arte e le differenze tra le varie Regioni.
 
I risultati in Puglia. In particolare dalla survey Siaarti  è emerso che in Puglia nell’83% delle strutture la temperatura corporea, prima dell’ingresso in sala operatoria, viene misurata raramente o mai; nel 81% dei casi invece non viene effettuato il monitoraggio della temperatura corporea. Nell’89% degli Ospedali non è presente un protocollo specifico per la prevenzione dell’ipotermia e il monitoraggio perioperatorio dei pazienti. Quasi il 60% degli intervistati, tra le ragioni dell’assenza di monitoraggio, segnala la non disponibilità di termometri e monitor per tutti i pazienti (34%) o la mancanza di sistemi idonei (28%).
 

Riscaldamento del paziente in sala operatoria: l’eccellenza Azienda Ospedaliero Universitaria di Foggia. In particolare dalla Survey condotta da Siaarti è emerso che il monitoraggio della temperatura è un aspetto che gli operatori considerano rilevante nei casi di chirurgia maggiore (interventi che durano più di 3 ore) e in corso di anestesia generale. Aspetto che viene invece trascurato man mano che gli interventi diminuiscono di durata o non prevedono l’anestesia generale.  Ma ci sono realtà virtuose. “Il nostro Ospedale – ha spiegato Gilda Cinnella, Consigliere Regionale Siaarti Puglia e Basilicata, Direttore della Scuola di Specializzazione di anestesia, rianimazione e terapia del dolore dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Foggia – rappresenta un caso di eccellenza nel panorama regionale. Da sempre nella nostra struttura viene effettuato il monitoraggio della temperatura del paziente che viene riscaldato in modo attivo in sala operatoria anche in occasione di interventi di breve durata e in anestesia loco regionale. Questo protocollo consente di avere meno complicanze, maggiore comfort per il paziente e potrebbe contribuire a migliorare la gestione del dolore post operatorio”.
 
La struttura di Foggia rappresenta, inoltre, un punto di riferimento nel campo dell’Ostetricia e Ginecologia, ha sottolineato Cinella: “Proprio per questo siamo i promotori di un nuovo studio sulle pazienti che vengono sottoposte a taglio cesareo. Si tratta di un intervento che generalmente ha una breve durata – prosegue –  e in cui si si potrebbe dare per scontato che non possano insorgere problematiche legate all’ipotermia. In realtà i risultati preliminari dimostrano che la bassa temperatura della sala operatoria, e dei liquidi delle flebo che si infondono nelle pazienti, può causare ipotermia sia nella mamma che nel nascituro che potrebbe essere meno vitale. Dai risultati preliminari dello studio si evince che queste complicanze non si verificano quando la paziente viene riscaldata attivamente”.
Il documento di Buona Pratica Clinica della Siaarti
Per sensibilizzare il personale medico, la società scientifica ha recentemente emanato le “Buone Pratiche Cliniche per la Normotermia”, un documento di linee guida destinate agli operatori coinvolti lungo tutto il percorso chirurgico del paziente: nel reparto, nel blocco operatorio, in Pronto Soccorso, Rianimazione e Recovery Room (Il documento completo è disponibile sul sito www.siaarti.it/).
 
Un errore sottovalutare l’ipotermia accidentale. “Siaarti aveva già pubblicato nel 2001 le prime ‘Raccomandazioni sulla normotermia perioperatoria’ – ha detto Flavia Petrini, Professore Ordinario dell’Università di Chieti-Pescara, incoming, Presidente Siaarti e Responsabile della Medicina Perioperatoria Asl2 Abruzzo –  anticipando ‘bundle’ della medicina perioperatoria fondamentali come questo.  Lo stesso ‘Manuale per la Sicurezza in Sala Operatoria e Check-list Ministero della Salute’, raccomanda il monitoraggio della temperatura centrale, funzione vitale da registrare e correggere per prevenire complicanze temibili e gravi in chirurgia. Sottovalutare l’ipotermia accidentale è quindi un errore umano che l’Anestesista rianimatore impegnato nella gestione del rischio deve poter evitare”.
 
Non si può tuttavia considerare la sola responsabilità anestesiologica, prosegue Petrini: “Tutto il team può contribuire ad evitare le conseguenze, riscaldando i pazienti, prima, durante e dopo l’intervento. Rispettare ‘buone pratiche cliniche’ come questa – ha aggiunto – può essere semplice grazie all’evoluzione della tecnologia: è però necessario richiamare l’attenzione di tutti gli operatori, sia clinici che responsabili addetti dell’organizzazione sanitaria, ricordando come il costo della tecnologia appropriata è risibile a confronto con il risparmio dalle complicanze”.
 
“Normo Days”: da oggi fino al mese di novembre su tutto il territorio nazionale
Ma la campagna “Chirurgia senza Brivido” non si ferma qui. Sono in tutto 12 le città italiane teatro dei “Normo Days”, workshop itineranti dove saranno coinvolti capi dipartimento, primari di Anestesia e Rianimazione, Direzione sanitaria e Risk Manager. Dopo Napoli, Milano e Roma altri 9 workshop sono infatti in programma Bari e Nuoro a giugno; Torino, Treviso, Firenze e Palermo a settembre; Genova e Rimini a ottobre e Chieti/Pescara a novembre.
Le proposte e i progetti emersi nel corso dei Normo Days saranno occasione di confronto al Congresso Nazionale Siaarti in programma ad ottobre a Rimini.
 

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