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Giovedì 25 MAGGIO 2017
Infarto. Nel Lazio diminuisce mortalità e disuguaglianze di accesso alle cure

In base ai dati presentati dalla Regione, la mortalità a 30 giorni dall’infarto miocardico acuto è passata dal 9,8% del 2012 al 7,9% del 2016. E se nel 2012 il divario nell’accesso alle cure tra chi ha un livello culturale più alto e uno più basso sfiorava quasi il 50%, nel 2016 lo scarto è stato azzerato.

Nel Lazio l’infarto si cura meglio. Diminuisce la mortalità a 30 giorni e non c’è più disuguaglianza nell’accesso alle cure tra chi ha un livello culturale più alto e uno più basso. Lo dimostrano i dati presentati nella sede della Regione durante il convegno “Risultati e prospettive della rete cardiologica del Lazio”, che ha visto la partecipazione dei medici delle cardiologie hub e spoke  di tutto il Lazio. Un momento  di confronto fondamentale che è servito a tirare le somme del lavoro fatto in questi anni sul fronte di una malattia che coinvolge ogni anno 11 mila persone, “tanto è il volume dei ricoveri”, spiega la Regione Lazio in una nota.

Secondo i dati illustrati nella nota regionale, in passato chi non aveva alcun titolo di studio o titolo elementare accedeva alle cure con maggiori difficoltà rispetto ad un laureato. “Una diseguaglianza grave che si e protratta per decenni.  Nel 2009/2010, per esempio il divario era del 39% a favore dei laureati, nel 2011/2012 ha toccato il livello massimo sfiorando quasi il 50%. Un divario inaccettabile che in questi anni è stato affrontato dalla Regione, seppur all’interno dei paletti imposti dal piano di rientro, con provvedimenti efficaci che hanno curato questa piaga. I piani di potenziamento della rete cardiologica e dell’emergenza hanno prodotto una inversione di tendenza radicale: nel  2014 lo scarto dell’ingiustizia era ridotto al 14%,  nel 2016 è stato azzerato. Oggi non c’è più differenza, il titolo di studio non pesa più nell’accesso alle cure”.

Allo stesso tempo, nel caso di infarto miocardico acuto, la mortalità a 30 giorni dal primo accesso è diminuita del 2% passando dal 9,8% del 2012 al 7,9% del 2016.

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