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Mercoledì 26 MAGGIO 2010
Le prime mosse delle Regioni
I presidenti delle Regioni, primi tra tutti quelli che devono rientrare dal deficit, iniziano a mettere in cantiere i nuovi piani per la sostenibilità dei bilanci, anche alla luce degli interventi previsti nella manovra del Governo e che si annunciano gravosi per le casse regionali. Dal Veneto, al Lazio fino alla Calabria si ragiona su tagli e tasse. Ma la Toscana non ci sta: “Paghiamo le colpe di altri”.
Calabria. Una situazione, quella dei conti sanitari, considerata irrecuperabile. Il buco è di circa un miliardo e le super-addizionali non permetterebbero di recuperare che 61 milioni. I fondi Fas sono un miraggio. Il tavolo tecnico sta comunque lavorando e la direzione, ha spiegato il presidente della Calabria Giuseppe Scopelliti, è sia quella di un taglio alle spese, ma anche quella di una riorganizzazione qualificata dell'intero comparto “Stiamo lavorando con grande impegno e dedizione e siamo fiduciosi”, ha detto Scopelliti, che ha già firmato un accordo con Federfarma, che dovrebbe consentire un notevole risparmio per le casse della Regione. La Giunta ha anche approvato i tetti di spesa di acquisto di prestazioni da privati. Il presidente non ha nascosto però le proprie preoccupazioni, anche alla luce della manovra economica del Governo: “La situazione che si profila per le Regioni è difficile perché si è parlato prevalentemente di tagli”.
Campania. Un buco di mezzo miliardo su cui si sta lavorando con interventi già approvati che vanno dal taglio di mille posti letto al blocco del turnover ma anche alla verifica delle indennità, che presentavano forti sforamenti dei tetti. Ora si procederà con la verifica degli impatti finanziari. Dal Governo, intanto, arrivano le imposizioni: annullamento degli atti adottati dalla Giunta Bassolino con i quali si violava il patto e trasmissione delle delibere alla Corte di Conti. Revocati anche gli incarichi dirigenziali decisi dall’ex Giunta e ripristinata la norma che prevede l’impignorabilità dei beni delle Asl. Il presidente Stefano Caldoro aveva già attivato procedure per valutare quali incarichi potessero essere revocati. Ora interviene anche il Governo, che lascia alla Regioni solo la possibilità di assunzioni a tempo determinato e collaborazioni nei limiti di quanto previsto dal Piano.
Lazio. Dovrebbe arrivare entro maggio un piano di rientro efficace, o il governo non concederà i fondi Fas e, a quel punto, aumentare le tasse sarebbe difficilmente evitabile. I nodi da sciogliere sarebbe due: quello del riordino della rete ospedaliera con la chiusura degli ospedali più piccoli e la definizione del budget 2010 per Asl e strutture private accreditate. Queste ultime, secondo le ipotesi, dovrebbero subire, insieme ai Policlinici, un taglio del 4%. Un’ulteriore riduzione del 10% avverrebbe nell’area della riabilitazione e del 5% sulla specialistica. La presidente Renata Polverini si dice fiduciosa. All’orizzonte, però, potrebbero esserci nuove tasse anche se la presidente stessa ammette: “Abbiamo già le addizionali quasi al massimo e anche volendo aumentarle, non riusciremmo a coprire i 420 milioni dei Fas”.
Liguria. Si allarga il buco del deficit regionale, che nel primo trimestre del 2010 ha segnato 46 milioni di euro. La Giunta ha già lanciato l’allarme, per evitare di raggiungere quei 90 milioni che vorrebbero dire commissariamento da parte del Governo. L’assessore Claudio Montaldo ha annunciato una riorganizzazione economico-sanitaria, che toccherà anche i codici verdi al pronto soccorso che meritano di essere catalogati come bianchi (sul quale è previsto il pagamento dei ticket), e i day hospital, oggi gratuiti perché considerati ricoveri, che verranno sostituiti dai day service, esami ambulatoriali pagati con ticket da 36,15 euro fino al doppio o anche al triplo, a seconda della complessità degli accertamenti.
Molise. Piano di rientro già bocciato per il Molise, che ha minacciato di ricorrere al Tar contro i tagli del Governo e la richiesta di aumentare le tasse. Il tavolo tecnico del ministero dell’Economia ha infatti giudicato il Piano molisano finanziariamente insufficiente a coprire le spese e a colmare il debito della sanità, ma anche in questo caso a mancare sono i fondi Fas su cui la Regione sperava di poter contare per coprire una parte del buco pari a 69 milioni di euro. “Non è accettabile una semplice e sterile valutazione ragionieristica di Piani che hanno certamente la funzione di ridurre le spese e raggiungere un pareggio di bilancio, ma che debbono prioritariamente definire le basi di una sanità che dia risposte concrete ai cittadini”, ha osservato il presidente della Regione Michele Iorio, secondo il quale il documento presentato dal Molise dimostrava “uno sforzo importante da noi compiuto per la riorganizzazione della rete ospedaliera, per il miglioramento del servizio, per la riduzione dei costi inutili”.
Veneto. Interventi per ottenere risparmi e nuove entrate si valutano anche qui alla luce di quanto previsto nella manovra del Governo. Ad esempio con l’aumento l’addizionale Irpef che, come osserva l’assessore alla Sanità Luca Coletto, “incide sugli stipendi medio-alti, è più selettiva. Decideremo con l’aiuto di simulazioni su modelli matematici”. La riduzione degli stipendi dei dirigenti, come previsto dalla manovra del Governo, potrebbe riguardare l’intera macchina regionale, non solo ai direttori generali delle Usl. Ma il vero risparmio in sanità, secondo la Regione, si può ottenere con la centralizzazione degli acquisti e la partenza delle cinque aree vaste di Padova, Verona, Vicenza, Belluno-Treviso e Rovigo-Venezia, che consentiranno alle Usl di mettere in comune magazzini e logistica. “I progetti esecutivi sono in via di valutazione—rivela Antonio Compostella, direttore dell’Agenzia regionale sociosanitaria — hanno bisogno di qualche correttivo ma poi potranno essere applicati”. Da questi interventi ci si aspetta un risparmio di 20/30 milioni di euro all’anno.
Toscana. Da sempre tra le Regioni più efficienti di Italia, ma vittima comunque dei tagli della manovra che, secondo i primi calcoli del presidente Enrico Rossi, costerebbero alla Toscana 140 milioni solo nel 2011, che si ripercuterebbero sui servizi. Ed è furioso il presidente, che della Regione è stato a lungo assessore alla Sanità. In un’intervista all’Unità Rossi osserva: “Ci sono patti sottoscritti da tutte le Regioni e non credo sia giusto chiedere ai toscani di pagare più Irpef o più Irap perché in Calabria o nel Lazio spendono due volte quello che dovrebbero spendere”.
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