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Venerdì 21 APRILE 2017
Specializzandi più attivi e coinvolti negli ospedali. Anche nei PS. Lombardia sulla strada giusta



Gentile direttore,
l’appello recentemente lanciato dai rettori delle università lombarde per incentivare l’utilizzo degli specializzandi negli ospedali, accolto dalla Commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia, costituisce una notizia molto positiva. Finalmente ci si rende conto che l’attività pratica degli specializzandi in questo Paese è ancora fortemente condizionata da una serie di ostacoli burocratici e legislativi, che risultano ormai difficili da comprendere a fronte sia delle difficoltà di organico degli ospedali, sia dei nuovi assetti chirurgici e delle nuove tipologie di intervento.
 
Il tema appare variegato dal momento che le amministrazioni regionali, e a volte anche le singole Asl, spesso assumono comportamenti molto diversi tra loro. Può accadere, ad esempio, che in alcune località a uno specializzando sia vietato di partecipare alle attività in pronto soccorso. Tutto ciò va in direzione opposta a quanto accade nel resto d’Europa, in cui gli specializzandi sono utilizzati immediatamente sul piano pratico nella loro attività di formazione.
 
La richiesta di incentivare la pratica degli specializzandi negli ospedali coglie dunque un’esigenza concreta e cara a tutti: eliminare le barriere burocratiche e legislative esistenti per riconoscere allo specializzando una possibilità di crescita pratica, che sia comunque sempre sottoposta al controllo di un tutor chiamato a valutarne l’assunzione di progressivi livelli di responsabilità. Occorre quindi intervenire in due direzioni: da un lato, superando gli ostacoli burocratici e, dall’altro, incentivando le singole scuole di specializzazione a organizzare verifiche puntuali ed efficaci per certificare la progressiva crescita formativa degli studenti.
 
È una innovazione piccola ma significativa, che andrebbe nella direzione della buona sanità.

Prof. Marco Montorsi
Presidente della Società italiana di Chirurgia (SIC)

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