quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 29 MARZO 2017
Biosimilari. Il Lazio cambia passo nella promozione all’uso dei G-CSF privi di brevetto

La combinazione tra i nuovi strumenti di monitoraggio offerti dai PT e un analisi attenta della letteratura scientifica condivisa con gli operatori sanitari direttamente coinvolti ha messo le basi per ridisegnare un uso appropriato di alcuni farmaci biologici garantendo la qualità della cura e producendo un risparmio nella spesa

Un recente studio pubblicato sulla rivista Biodrugs mostra i primi risultati di un cambio di approccio adottato nella Regione Lazio riguardo alla promozione all’uso di alcuni farmaci biologici che hanno a disposizione anche degli analoghi biosimilari.
 
Infatti, nel Lazio negli anni passati si è registrato un basso utilizzo di questi medicinali e al fine di approfondire il fenomeno è stato istituito un gruppo di lavoro (GdL) composto da clinici prescrittori, metodologi e tecnici dell’area regolatoria regionale. Il GdL, ha stabilito di dare la priorità alla classe dei G-CSF predisponendo una linea di indirizzo preparata condividendo un metodo di lavoro predefinito.
 
La linea di indirizzo, adottata dalla regione a novembre 2015, prevedeva anche la valutazione dell’impatto dell’intervento regionale sulla prescrizione dei piani terapeutici (PT) dei G-CSF quando utilizzato nella neutropenia febbrile (NF) da chemioterapia antitumorale. A tal proposito è stato condotto uno studio osservazionale con disegno prima-dopo, utilizzando le informazioni presenti nel registro dei PT elettronici del Lazio.
 
Nel periodo luglio 2015-giugno 2016, erano eleggibili per l'analisi 7.082 PT, corrispondenti a 6.592 pazienti. I trend temporali hanno mostrato una tendenza all'aumento dell’uso di filgrastim biosimilare (dal 34,4% nel mese di luglio 2015 al 49,8% nel mese di giugno 2016) rispetto a una tendenza alla diminuzione per lenograstim e pegfilgrastim.
 
Il confronto della frequenza dei PT prescritti prima e dopo l'intervento ha mostrato un aumento significativo dell’uso del biosimilare rispetto alle alternative terapeutiche. È stata descritta anche la variabilità tra i vari centri prescrittori ed è stata evidenziata una forte eterogeneità nel periodo pre-intervento che si riduce nel periodo post. Il modello di governance scelto per i G-CSF ha dimostrato che è possibile cambiare i comportamenti prescrittivi a favore di farmaci meno costosi (biosimilari) nel setting della NF.
 
La combinazione tra i nuovi strumenti di monitoraggio offerti dai PT e un analisi attenta della letteratura scientifica condivisa con gli operatori sanitari direttamente coinvolti ha quindi messo le basi per ridisegnare un uso appropriato di alcuni farmaci biologici garantendo la qualità della cura e producendo un risparmio nella spesa.
 
Antonio Addis e Francesco Trotta
Dipartimento di Epidemiologia, Regione Lazio

© RIPRODUZIONE RISERVATA