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Martedì 14 MARZO 2017
Vigevano. Sgominata baby gang di bulli. Violenza sessuale, riduzione in schiavitù e pornografia minorile tra le accuse a loro carico
Il gruppo era composto da una decina di ragazzi, tra cui 5 più violenti, tra i 13 e i 16 anni di età. Prendevano di mira i soggetti più “deboli”. Brutali, in particolare, verso uno studente 15enne, oggetto di una vera e propria persecuzione e vittima di violenze fisiche ed umiliazioni che venivano riprese con i telefonini per ridicolizzarlo con gli altri.
Una banda, che ha agito da vero “branco”, prendendo di mira i soggetti ritenuti più “deboli” incapaci di difendersi, scegliendoli tra compagni di classe o vicini di casa. Il branco è un gruppo di una decina di ragazzi di “buona famiglia”, figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Cinque in particolari i più violenti, tre hanno 15 anni, uno ne ha 16, e c' è anche un tredicenne, per questo non imputabile: sono stati rinchiusi nell'Istituto Penale Minorile “Cesare Beccaria” di Milano a disposizione del Tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo, competente territorialmente.
In particolare una di queste vittime, uno studente 15enne, è stato oggetto, secondo i Carabinieri, di “una vera e propria persecuzione” giunta sino a vere violenze fisiche ed umiliazioni che venivano riprese con i telefonini per ridicolizzarlo con gli altri e, spiegano le Forze dell’Ordine, “aumentare il suo stato di prostrazione fino a realizzare una vera e propria sudditanza dello stesso nei confronti del branco”.
La vittima è un ragazzo al primo anno di un istituto tecnico superiore, che è stato bersagliato dal gruppo di bullicon veri atti persecutori, tanto da diventare, riferiscono i Carabinieri in un comunicato, “il loro passatempo preferito”. “Il ragazzo – spiegano i Carabinieri - aveva inizialmente accettato piccole angherie e prese in giro. Successivamente, però, tali angherie sono diventate insopportabili, tanto che il 15enne in più di una occasione accorgendosi della presenza dei “bulli” aveva cambiato strada o era scappato, ma questi lo erano andati a cercare per costringerlo a veri e propri abusi e per “utilizzarlo” nei loro “giochi” prevaricanti e violenti, anche e solamente per avere qualcosa da poter fotografare con i telefonini e quindi esibire come trofeo ad altri coetanei, per vantarsi e farsi vedere, dal loro punto di vista, ‘grandi’ e ‘belli’”.
Gravissima anche la diffusione di tali immagini che, tramite Whatsapp, Twitter, Instagram, Facebook, Telegram, Imessage ed altri, avveniva tra tutti i coinvolti e i compagni di classe degli stessi, che –osservano i Carabinieri, “si guardavano bene dall’informare genitori ed insegnanti un po’ per la paura di ritorsioni e un po’ per la mancata comprensione della portata degli atti ripresi”.
La gravità delle violenze e della persecuzione nei confronti dello studente 15enne, hanno raggiunto il loro apice nei mesi di dicembre 2016 e gennaio 2017. Sono arrivati a denudarlo e tenerlo appeso per le gambe, a testa in giù, sospeso sopra un ponte, costringendolo a subire atti sessuali e fotografando la violenza. La fotografia scattata veniva poi divulgata a terzi tramite applicazioni di messaggistica istantanea.
I Carabinieri di Vigevano, avuta notizia dell’esistenza di queste vicende, sono riusciti prima a convincere alcuni genitori, preoccupati per quanto sarebbe potuto ulteriormente succedere ai loro figli, a presentare alcune denunce, poi in breve tempo hanno individuato il gruppo di ragazzi, che proprio per la gravità dei reati di cui sono indiziati non sono stati denunciati, ma arrestati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, pornografia minorile, violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato della vittima.
“Le esigenze cautelari – spiega la nota dei Carabinieri - sono state considerate indispensabili dal GIP del Tribunale per i minorenni di Milano, per l’elevatissimo rischio di recidiva, desumibile dalle modalità e le circostanze dei fatti, gravissimi non solo oggettivamente, ma anche perché ascrivibili ad istinti di sopraffazione verso un soggetto debole tipici del ‘bullismo’, che nel caso specifico è apparso declinato all’interno di un gruppo con caratteristiche di stabilità, del quale tutti gli indagati fanno tragicamente parte”.
Nel dettaglio, i militari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 4 minori poiché gravemente indiziati per concorso in violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (artt. 110, 609 octies in relazione agli artt. 609 bis, 1° e 2° comma nr.1 e 609 ter, n. 5 sexies c.p.), pornografia minorile (artt.110 e 600 ter, 4° comma c.p.), stato di incapacità procurato mediante violenza e violenza privata (artt.81, 110, 613 e 610 c.p.). In particolare le accuse più gravi sono loro rivolte in ordine agli episodi violenti e vessatori commessi nei confronti dello studente 15enne, approfittando del suo stato di fragilità.
Il tredicenne del branco, come spiegato, nom è imputabile: ma “considerata la pericolosità sociale, è comunque al vaglio per l’eventuale richiesta di una misura di prevenzione”, spiegano i Carabinieri.
Inoltre a carico del “branco”, coadiuvati a seconda dell’occasione da altri coetanei, non compresi tra i quattro arrestati, sono stati accertati diversi episodi di danneggiamento e vandalismo ai danni di alcuni convogli ferroviari, con rottura di vetri, lancio di sassi, imbrattamento delle carrozze, anche mediante utilizzo di estintori. Nel mese di ottobre 2016, alcuni di essi sono stati responsabili di un lancio di sassi contro un treno regionale, danneggiandolo e causando un ritardo sulla linea di percorrenza di circa 30 minuti. Per questo motivo altri cinque 5 minori, di età compresa tra i 15 e i 16 anni sono stati deferiti a vario titolo per i reati di danneggiamento aggravato e interruzione di un pubblico servizio.
A carico di alcuni degli indagati, anche una “spedizione punitiva”, avvenuta nel mese di febbraio 2017, nei confronti di due coetanei ritenuti responsabili di aver denunciato, in precedenza, alcuni comportamenti da “bullo” attuati dal capo “branco”. “I due 15enni venivano per questo aggrediti di rientro a casa, percossi, spintonati e fatti segno di pugni. Solo l’intervento di un genitore, casualmente di passaggio in tali circostanze, scongiurava ulteriori conseguenze ai due studenti”, riferiscono i Carabinieri.
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