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Mercoledì 08 MARZO 2017
“Dal Governo Renzi scarsa attenzione alla sanità. Ho lasciato il PD anche per questo”. Intervista a Nerina Dirindin (Mdp)

Così, in quest'intervista a Quotidiano Sanità, l'ormai ex capogruppo Pd in commissione Sanità al Senato spiega le motivazioni alla base del suo passaggio al neo gruppo dei Democratici e progressisti. "Possiamo dire che per tutti gli ultimi Governi la sanità non è mai stata una priorità. E questa è una cosa grave visto che il settore ha delle ricadute dirette, e di un’importanza fondamentale, sulla vita dei cittadini".

"La mia decisione è scaturita da un insieme di ragioni, alcune di queste riguardano sicuramente anche la scarsa attenzione dedicata dal Pd e dagli ultimi Governi al tema della sanità". Con queste parole, all'indomani della nomina di Amedeo Bianco a nuovo capogruppo Pd in commissione Sanità al Senato, l'ex capogruppo Nerina Dirindin spiega in quest'intervista a Quotidiano Sanità le ragioni alla base del suo passaggio al neo gruppo dei Democratici e progressisti. 
 
Senatrice Dirindin, anche lei ha deciso di lasciare il Pd in favore del nuovo gruppo dei Democratici e progressisti. In questa sua scelta hanno influito in qualche modo anche le politiche del Governo in tema di sanità?
Diciamo che la mia decisione di lasciare il Partito democratico è scaturita da un insieme di ragioni, alcune di queste riguardano sicuramente anche la scarsa attenzione dedicata dal Pd e dagli ultimi Governi al tema della sanità. E’ nota la mia particolare attenzione a questo settore, così come le posizioni critiche nei confronti degli ultimi Esecutivi, che ho portato avanti in Parlamento in questi anni. Nonostante ciò, non è mai venuto meno l’impegno da parte mia, così come da parte della commissione Sanità del Senato, nel tentativo di inserire a pieno titolo nell’agenda del Governo alcuni temi di fondamentale importanza per la salute delle persone.
 
Credo che, al di là dell’ultimo periodo, quando in piena campagna referendaria si batteva molto sulla riforma del Titolo V, Renzi non abbia mai menzionato la sanità in un suo discorso. Anche questo fattore ha inciso sulla sua decisione?
Ripeto, non mi soffermerei al solo Governo Renzi, possiamo dire che per tutti gli ultimi Governi la sanità non è mai stata una priorità. E questa è una cosa grave visto che il settore ha delle ricadute dirette, e di un’importanza fondamentale, sulla vita dei cittadini. Le poche cose fatte sono state portate a termine sotto la spinta costante della commissione Sanità.
 
A tal proposito, cosa ne pensa dei prospettati tagli al sociosanitario sanciti all’intesa Stato Regioni del 23 febbraio? Tra sanità propriamente detta (i 422 milioni di euro in meno per il fondo sanitario) e sociale (i 261 milioni per i due fondi non autosufficienze e sociale), il taglio nel 2017 assomma a 683 milioni di euro. A cui andrebbero aggiunti anche i 100 mln in meno per l’edilizia sanitaria.
Penso sia una vergogna, e non voglio arrendermi a questo stato delle cose. Ricordiamo che tutta questa storia nasce dall’Intesa dello scorso anno, quando le Regioni hanno accettato la clausola per la quale, in caso di mancato pagamento da parte delle Regioni a statuto speciale del contributo alla finanza pubblica chiesto dall’allora legge di Stabilità, tale somma sarebbe ricaduta sulle Regioni a statuto ordinario. Non posso che restare meravigliata da tutto questo, cosa che ho fatto notare anche all’assessore Garavaglia quando è stato audito proprio su questi temi da parte della XII commissione di Palazzo Madama. Allo stesso tempo, ritengo che la ministra Lorenzin non possa tirarsi fuori da questa querelle: la proposta di inserimento di questa clausola è stata avanzata dal Governo, e lei aveva il dovere di sollevare per tempo la questione in Consiglio dei Ministri o di provare a trovare possibili soluzioni in questi mesi, compreso la richiesta di assunzione di responsabilità da parte di tutti. La cosa grave è, appunto, che tutto questo era noto a Ministero della Salute e Regioni da oltre un anno e nessuna ha detto o fatto nulla.
Ma i problemi non finiscono qui. Potremmo parlare anche del miliardo di euro destinato alle aziende farmaceutiche e vincolato all’acquisto dei farmaci.
 
Si spieghi meglio.
Continuiamo, e per fortuna questo avviene a beneficio dei pazienti, ad acquistare farmaci in assenza di una revisione del contratto: siamo passati da un contratto segretato a un contratto segretato e scaduto. Ricordiamo che il contratto con Gilead è scaduto dallo scorso giugno, il Governo avrebbe potuto intervenire in tanti modi e invece non si è ancora fatto nulla.
 
Di recente però il Dg Aifa Melazzini ha lanciato un ultimatum a Gilead, che ne pensa?
Spero non sia solo una dichiarazione di intenti e che quelle affermazioni possano tramutarsi realmente in qualcosa di concreto. Più in generale c’è un problema anche di tempistica sul come affrontare certe questioni.
 
Può farci qualche esempio?
Un semplice caso che dimostra quanto i tempi di attuazione dei provvedimenti siano intollerabili. Penso al Fondo da 5 mln di euro destinato alle persone affette da autismo. E’ passato oltre un anno e quello stanziamento è ancora bloccato in attesa di un decreto attuativo. Non è accettabile questo approccio ai problemi.
 
Giovanni Rodriquez

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