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Venerdì 24 FEBBRAIO 2017
Brexit. Quattro medici stranieri su dieci pronti a lasciare il Paese. Per fermare la fuga la British Medical Association chiede il rilascio della residenza permanente per tutti quelli che lavorano nel Nhs
“In un momento storico già così complicato per l'Nhs, in cui il rischio di arrivare a un punto di rottura è tangibile, l'esodo degli specialisti Ue sarebbe un vero e proprio disastro e metterebbe a rischio la salute dei cittadini. Non si tratta solo di numeri, avere una varietà di professionisti qualificati serve ad accrescere l'esperienza e la competenza del sistema stesso a vantaggio dei paziente”, dice il presidente Mark Porter.
L'esodo dal Regno Unito dei non nati sotto la Union flag non coinvolge solo banche, economisti e protagonisti del mondo della finanza, ma una fetta molto più larga della popolazione con in testa il mondo medico. Se è vero che un dottore su 10 (7%) che lavora in Gb non è britannico di nascita, è altrettanto vero che dopo la Brexit di questi medici 4 su 10 stanno valutando di salutare l'oramai non più così ospitale terra inglese per andare a lavorare altrove. Questo è ciò che emerge da una recente indagine della British Medical Association (Bma) che ha coinvolto 1.193 medici provenienti da diversi Paesi europei che lavorano nel Regno Unito.
Sono circa 135.000 i cittadini UE che fino ad oggi sono rimasti a lavorare per un sistema sanitario nazionale che negli ultimi anni è stato massacrato da tagli ai fondi e al personale, ma a mettere veramente a dura prova la pazienza dei medici Ue è stata la mancanza di attenzione del governo per la categoria nel post Brexit. L'indagine ha rivelato che il 42 per cento degli intervistati sta seriamente pensando di lasciare la Gran Bretagna, mentre un ulteriore 23 per cento si è detto incerto in merito. Tra gli operatori sanitari del Servizio sanitario inglese, quasi 60 mila provengono da paesi dell'Area economica europea, di cui 10.267 medici (pari al 6,6% della forza lavoro medica del Regno Unito). Il 55% degli intervistati si è sentito “abbandonato” dal Governo inglese, mentre solo il 9% degli intervistati ha avuto la sensazione che non fosse così.
Dopo la Brexit, la Bma ha tentato più e più volte di richiamare l'attenzione del Governo per promuovere maggiore supporto ai medici proveniti dall'Ue e scongiurare il rischio di un collasso dello stesso sistema sanitario nazionale. Tra le raccomandazioni della Bma quella di garantire la residenza permanente a tutto lo staff del Nhs e di mantenere una certa flessibilità per continuare a incentivare l'arrivo di specialisti dall'estero, disposti a lavorare in Gb.
“Migliaia di medici europei lavorano per l'Nhs, e altrettanti lavorano per la sanità pubblica, nella ricerca medica e nel mondo accademico – afferma il presidente Bma Mark Porter - In un momento storico già così complicato per l'Nhs, in cui il rischio di arrivare a un punto di rottura è tangibile, (l'esodo degli specialisti Ue) sarebbe un vero e proprio disastro e metterebbe a rischio la salute dei cittadini. Non si tratta solo di numeri, avere una varietà di professionisti qualificati serve ad accrescere l'esperienza e la competenza del sistema stesso a vantaggio dei paziente”.
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