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Martedì 12 LUGLIO 2011
Aids: la società civile chiede maggiore impegno alle istituzioni

Presentata oggi la Dichiarazione di Roma, un documento redatto da 13 associazioni attive nella lotta all’Aids. Le richieste: prevenzione, lotta allo stigma e alle discriminazioni, accesso a farmaci e diagnostica e rifinanziamento del Fondo Globale per la Lotta contro l’AIDS, la Tubercolosi e la Malaria.

“Chiediamo con forza […] che la sconfitta dell’HIV divenga una priorità fino al 2015: questo implica, a livello nazionale e internazionale, una allocazione adeguata di risorse economiche e, a livello nazionale, un riassetto urgente delle politiche sanitarie e istituzionali di intervento sull’Hiv/Aids, fino ad ora deboli e inadeguate.Chiediamo che le strategie che saranno messe in campo siano basate su chiare a condivise evidenze scientifiche e non su ideologie o religioni, che nulla hanno a che fare con l’approccio metodologico necessario ad affrontare un problema di salute pubblica”.
Si apre così la “Dichiarazione di Roma”, un documento messo a punto da 13 associazioni attive nella lotta all’Hiv/Aids e presentato oggi all’Istituto superiore della sanità nel corso di un convegno promosso dal Forum italiano della società civile sull’Hiv/Aids.L’evento arriva alla vigilia della VI Conferenza dell’International Aids Society che si svolgerà a Roma dal 17 al 19 luglio e a 30 anni esatti dal riconoscimento, da parte della comunità scientifica, dell’epidemia di Hiv/Aids.
Un trentennio in cui i progressi sono stati molti. “L’assistenza ai malati di Aids nei primi anni Ottanta era una cronaca di una morte annunciata. Ci si sforzava a dare loro un accompagnamento e una buona morte”, ha ricordato don Luigi Ciotti, attivo fin dall’inizio dell’epidemia di Aids nel fornire assistenza e accoglienza ai malati.Oggi non è più così. Almeno in Italia, dove, tuttavia, l’infezione non accenna ad arrestarsi: nel 2009 sono stati diagnosticati 4,5 nuovi casi di positività all’Hiv ogni 100.000 residenti italiani e 22,2 nuovi casi di positività all’Hiv ogni 100.000 stranieri residenti. Grazie alla maggiore efficacia dei nuovi trattamenti, cresce intanto il numero di persone sieropositive: sono tra 143 mila e 165 mila (22 mila dei quali in Aids). Preoccupante il fatto che un terzo delle persone sieropositive al momento della diagnosi è già in fase avanzata di malattia e che una persona sieropositiva su quattro non sa di esserlo.
Nè le nuove diagnosi sono l’unico problema: “non è sostenibile che in Italia non esistano politiche per la lotta allo stigma”, ha commentato Rosaria Iardino, presidente nazionale di Nps-Network persone sieropositive, che ha sottolineato come si registri un atteggiamento schizofrenico da parte delle istituzioni e del mondo del lavoro. “Da una parte - ha fatto notare - si tenta di far emergere la malattia promuovendo il ricorso al test Hiv, ma dall’altra si assiste alla discriminazione delle persone sieropositive”. Un problema, quest’ultimo, che si intreccia con quello del rispetto della privacy.È a rischio poi, ha aggiunto Iardino, anche l’uguaglianza nell’accesso alle terapie “con il diffondersi di linee guida regionali per l’impiego dei farmaci antiretrovirali che, spesso, rispondono anche a logiche di contenimento della spesa farmaceutica”.
Un aspetto, quest’ultimo, definito “vergognoso” da Filippo Von Schloesser, presidente di Nadir Onlus. Così come il mancato rifinanziamento da parte dell’Italia del Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria, che negli ultimi anni è diventato il maggiore strumento economico di contrasto all’infezione nei Paesi del Sud del mondo.
È anche grazie al Global Fund che tra il 2003 e il 2009 si riusciti a moltiplicare per 15 le persone che nel mondo hanno accesso a un trattamento anti-Aids (sono passati da 400 mila a 6 milioni). Tuttavia, altri 9 milioni restano ancora esclusi.
“L’Italia è stato uno dei Paesi trainanti del Global Fund, seppur con alti e bassi”, ha ricordato Marco Simonelli di ActionAid. “Ma ciò fino al 2007, quando ha addirittura versato in anticipo le quote per il 2008. Da allora il nulla”. Il nostro Paese non ha ancora erogato i contributi promessi per il 2009 e il 2010 né ha assunto impegni finanziari per il triennio 2011-2013. 

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