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Mercoledì 08 FEBBRAIO 2017
Salerno. Polemiche su nomina di Coscioni a primario facente funzioni
Il nome di Enrico Coscioni nella delibera n. 75 del Dg del San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. Le opposizioni in Consiglio regionale all’attacco contro De Luca ritenuto responsabile dello sdoppiamento dei reparti tra elezione e urgenza, per dare spazio a Coscioni che però si difende: un assetto che c’è già da anni.
Fa discutere e genera nuovi attacchi politici dell’opposizione in Consiglio regionale, la nomina di Enrico Coscioni, Consigliere per la Sanità del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, a primario facente funzioni della seconda unità (di elezione) di Cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi D’Aragona di Salerno.
A gridare allo scandalo sono il Centrodestra e il Movimento 5 Stelle che puntano il dito sullo sdoppiamento delle Unità operative di cardiochirurgia del Ruggi che sono state, appunto, distinte e separate con 15 posti letto ciascuna, una per le attività di urgenza (di cui è primario Severino Iesu) e l’altra per quelle programmate (dove arriva ora con un incarico provvisorio, fino all’espletamento del concorso, proprio Coscioni che era già dirigente di quel reparto). “Lo sdoppiamento del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale Ruggi di Salerno previsto dal nuovo Piano ospedaliero – dicono i consiglieri di opposizione – spiana la strada alla nomina di Coscioni consigliere di De Luca per la Sanità”.
L’incarico di primario facente funzioni è stato attribuito a Coscioni per delibera dal manager del Ruggi Nicola Cantone e dal Rettore dell’Ateneo di Salerno Aurelio Tommasetti nell’ambito di una serie di provvedimenti per l’individuazione dei direttori di dipartimento ad attività integrata e dei direttori di struttura complessa. Tutti provvedimenti adottati all’indomani del definitivo via libera della struttura commissariale al nuovo atto aziendale dell’ospedale universitario di Salerno.
“Al Ruggi – si difende tuttavia Coscioni – esistono da cinque anni due reparti di Cardiochirugia e c’erano due primari. Adesso che è andato via il primario del reparto di elezione è stato dato corso al normale iter per attribuire le funzioni in attesa del concorso”. Coscioni ricorda cosa prevede in merito la legge: l’incarico di sostituzione del direttore di struttura complessa deve essere conferito, secondo quanto previsto dal comma 4 dell’articolo 18 del contratto di lavoro della dirigenza medica 1998-2001, per il tempo strettamente necessario per l’espletamento delle procedure concorsuali, e comunque non può essere conferito per un periodo superiore a sei mesi, prorogabili fino ad un anno.
Questo il contenuto di una norma di fatto disattesa in moltissime realtà aziendali, anche per effetto dei processi di riorganizzazione che sono stati avviati negli anni in applicazione del Piano di rientro vigente in Campania dal 2009 e che solo ora ha dato luogo alla sblocco del turn-over grazie al pareggio nei conti di Asl e ospedali. “Individuare dei responsabili di reparto è importante – continua Coscioni soprattutto per una realtà come la nostra che negli ultimi anni ha avuto pochi investimenti in termini di uomini e mezzi anche a fronte di lusinghieri risultati”.
Risultati conseguiti in particolare anche da Severino Iesu che dirige il reparto di Cardiochirurgia di emergenza e considerato uno degli ultimi allievi di Maurizio Cotrufo pioniere dei trapianti di cuore e della cardiochirurgia campana. Iesu, secondo i sindacati di categoria, in più occasioni avrebbe manifestato la tentazione di mollare tutto e andare altrove.
Intanto i dati Agenas, riguardanti l’attività chirurgica del 2015, attestano che la cardiochirurgia a Salerno per la qualità dei risultati e per il numero d’interventi è leader in Campania e in Italia occupa i primi posti. Infatti, nel 2015 la Cardiochirurgia del Ruggi incrementando ulteriormente il numero degli interventi di bypass aortocoronarico è passata dal secondo al primo posto in Italia. “Tale record – ricorda Iesu a Quotidiano Sanità - di 348 interventi di bypass aortocoronarico eseguiti nel 2015, è il frutto della competenza e degli enormi sacrifici fatti da tutto il personale medico e infermieristico, nonché dell’ utilizzo di tecniche all’avanguardia nel campo della chirurgia coronarica fra le quale la tecnica del cuore battente, la rivascolarizzazione coronarica mediante condotti arteriosi composti, la rivascolarizzazione anaortica e l’introduzione di tecniche originali di chirurgia coronarica mininvasiva e di anestesia. Infatti – continua Iesu - solo a Salerno i pazienti operati di bypass aorto-coronarico sono estubati sul tavolo operatorio e hanno la possibilità di interagire immediatamente con i propri familiari, beneficiando, inoltre, di una precoce mobilizzazione e permettendo così un più efficiente utilizzo dei posti di terapia intensiva postoperatoria cardiochirurgica. Tutto ciò permette ai pazienti di percepire l’intervento di bypass aorto-coronarico meno invasivo. Tuttavia, tale vantaggio ha quale controparte una maggiore complessità della strategia chirurgica da noi effettuata. Ma a Salerno siamo orgogliosi di aver adottato il seguente motto: Relax with take the Stress”.
E in effetti anche i risultati sono notevoli: fra i primi 10 centri cardiochirurgici in Italia a più alto volume e dove, quindi, non si escludono i casi complessi, Salerno occupa il 4 posto.
“Posso anticipare – conclude Iesu - che i dati non ancora pubblicati relativi al 2016 sono strepitosi: il numero di interventi di chirurgia coronarica è ulteriormente aumentato e la mortalità negli oltre 350 pazienti operati è stata inferiore allo 0,3% (la mortalità media in Italia è del 2,3%)”. Anche i risultati della chirurgia valvolare sono sorprendenti: “Siamo terzi per numeri di interventi nell’Italia meridionale – conclude il cardiochirurgo - e conserviamo il lusinghiero primato per la più bassa mortalità in Campania. Infine, altro dato sorprendente, che i dati Agenas non potranno riportare, è la nostra mortalità globale. Nel 2016 su tutti gli operati al cuore la nostra mortalità operatoria totale è stata solo del 2,7%. Un dato entusiasmante se si pensa che la mortalità globale nei migliori centri di cardiochirurgia al mondo supera il 4%”.
Ettore Mautone
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