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Venerdì 13 GENNAIO 2017
Disabili. Dalla Regione 8,8 milioni per riequilibrare le rette dei centri diurni
Partito i il tavolo regionale con Comuni e Ulss. Lanzarin: “Ai Comitati dei comuni chiediamo di reperire altri 4,4 milioni, in modo da riconoscere alle strutture accreditate un progressivo e graduale riallineamento economico della quota pro-capite. Se tutti faranno la propria parte, sarà possibile, nell’arco di un triennio o poco più, superare l’attuale diversificazione”.
Con il 2017 parte la riorganizzazione dei servizi di semiresidenzialità per la disabilità in Veneto. Secondo i dati diffusi dalla Regione, attualmente sono circa 6300 le persone con disabilità grave, fisiche e psichiche, che frequentano i centri diurni. Uno su 4 (circa 1500) frequenta un centro pubblico, gestito dalle Ulss e orientati nella presa in carico dei casi più gravi. Gli altri 4800 frequentano strutture accreditate, gestite da cooperative, associazioni o realtà del terzo settore, e sostenute dal finanziamento regionale.
Finanziamenti attualmente “diversificati, in relazione alla gravità dell’handicap, alla tipologia dei centri diurni e delle loro attività, alle peculiarità e alla storia dei territori”, spiega la Regione Veneto, che ieri ha convocato a Venezia il tavolo regionale con Comuni, Ulss, associazioni e cooperative per risolvere la questione.
Da ieri è partita la revisione dell’attuale sistema di finanziamento dei centri diurni, con l’obiettivo di arrivare – entro tre anni – a “un sistema di servizi capillare e omogeneo in tutta la regione che riesca ad offrire le medesime opportunità in tutte le province, a costi omogenei e sostenibili”.
“Ho voluto riunire attorno al medesimo tavolo i 21 Comitati dei sindaci, i direttori sociali delle Ulss, i dirigenti delle strutture assistenziali e i rappresentanti delle federazioni delle cooperative sociali e delle associazioni del terzo settore che gestiscono i 286 centri diurni attivi in Veneto, per concordare il percorso di definizione e applicazione delle rette pro-capite che la Regione riconosce a queste strutture - ha spiegato l’assessore al Sociale, Manuela Lanzarin – E’ la prima volta che la Regione avvia un percorso condiviso di questo tipo, nel tentativo di responsabilizzare e coinvolgere tutte le parti verso una politica di attenzione alla domanda di assistenza all’handicap che arriva sempre più forte dalle famiglie e dalle comunità locali. E’ necessario affrontare con una visione nuova il problema dei servizi alle persone disabili e del ‘dopo di noi’, quando cioè i genitori invecchiano o vengono a mancare. Ma in quadro finanziario di crescente compressine delle risorse e di fronte all’attuale disomogeneità di rette e di servizi nel territorio – avverte l’assessore - ho ritenuto doveroso chiedere l’impegno di tutti per ridefinire il tipo di servizi, le modalità di finanziamento e l’impegno economico di Regione, Ulss e Comuni”.
A guidare il percorso di revisione dei servizi semi-residenziali è la delibera regionale 740 del 14 maggio 2015 che ha delineato standard organizzativi/assistenziali, criteri autorizzativi, modalità di determinazione delle rette-tipo per i centri diurni e, quindi, le quote di rilievo sanitario e le quote sociali, a seconda dell’indice di gravità della disabilità.
“In base alla simulazione di costo elaborata dal tavolo, la Regione Veneto metterà in campo 8,8 milioni di euro – ha annunciato l’assessore - per avviare un’operazione di riequilibrio e progressivo avvicinamento alla retta standard. Ai Comitati dei comuni (le conferenze dei sindaci delle vecchie Ulss, ndr) chiediamo di reperire altri 4,4 milioni di euro, in modo da riconoscere alle strutture accreditate un progressivo e graduale riallineamento economico della quota pro-capite. Se tutti faranno la propria parte, sarà possibile, nell’arco di un triennio o poco più, superare l’attuale diversificazione e riconoscere a tutte le strutture semiresidenziali accreditate del Veneto rette adeguate ai servizi offerti. Con questa operazione condivisa di riorganizzazione dei finanziamenti sarà possibile anche liberare nuove risorse per promuovere servizi sperimentali e nuove risposte assistenziali alle domande dei tanti disabili che ancora non trovano accoglienza nelle strutture pubbliche o del privato-sociale”.
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