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Lunedì 05 DICEMBRE 2016
Il No stravince col 59,11%. E Renzi si dimette. Mattarella: “Ci sono impegni e scadenze da rispettare in ogni caso”. E “convince” Renzi a restare fino al via libera della legge di Bilancio
Il governo Renzi finisce di fatto oggi. Dopo la sconfitta al referendum il premier getta la spugna e nel pomeriggio è salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Ma Mattarella ha ottenuto che resti in carica fino all'approvazione della legge di Bilancio ponendo la fiducia al provvedimento. Mercoledì la direzione del PD. E poi? Governo di scopo (Padoan o Grasso) per riformare la legge elettorale e andare al voto è l’ipotesi più gettonata. Ma nulla è scontato. LA CONFERENZA STAMPA DI RENZI
“Nel pomeriggio riunirò il consiglio dei Ministri e poi salirò al Quirinale per consegnare al presidente della Repubblica le dimissioni". L’annuncio di Matteo Renzi è arrivato in diretta da Palazzo Chigi ieri dopo la mezzanotte quando ormai i risultati mostravano già inequivocabilmente la sconfitta del Sì.
“Gli italiani hanno parlato in modo inequivocabile chiaro e netto”, ha detto ieri notte subito dopo la mezzanotte in conferenza stampa il presidente del Consiglio, aggiungendo, “questa riforma è stata quella che abbiamo portato al voto, non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi. Come era chiaro sin dall'inizio l'esperienza del mio governo finisce qui”.
A scrutini terminati il risultato è netto e il No si afferma con percentuali ancora maggiori di quelle previste alla vigilia del voto. Il Sì infatti si ferma al 40,89% dei voti contro un 59,11% di Sì, che in valori assoluti vuol dire 19.419.507 voti per il No e 13.432.208 voti al Sì. E il verdetto è stato unanime in tutta Italia tranne Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana e circoscrizione estera dove hanno prevalso i Sì (vedi tabella voto regione per regione). E per lo più con un dato sorprendente dell’affluenza che ha toccato il 65,47% degli aventi diritto dando conseguentemente ancora più valore e peso al risultato finale.
Quindi superati da poco i primi mille giorni di governo, il Renzi I cade. Ma non cadrà immediatamente, come auspicato dal premier, perché durante il colloquio con il presidente della Repubblica di questa sera Renzi ha accettato di restare in sella fino all'approvazione della legge di Bilancio per evitare pericolose turbolenze e incongnite di una crisi di Governo a legge finanziaria ancora non approvata.
Si parla già di una possibile conclusione già in questa settimana ma fare previsiooni certe ad oggi non è possibile anche perché il clima politico è rovente, con tutto il fronte del NO che chiede di andare a votare subito e che ha già fatto sapere che non ci sta all'ipotesi di "fiducia tecnica" per l'approvazione della legge di Bilancio.
Contro il ricorso alle urne immediato si è però dichiarato Massimo D'Alema, alfiere del No della minoranza PD, che chiede di non chiudere adesso la legislatura, “sarebbe irresponsabile” ha detto.
Ma per andare ad elezioni bisogna comunque cambiare la legge elettorale. Qui si aprono due scenari: o una riforma parlamentare, sulla quale, al di là del risultato nel merito, nessuno può però scommettere sui tempi di realizzazione, oppure adottare la legge elettorale che potrebbe uscire dal verdetto della Corte sull'Italicum sul quale pende la questione di costituzionalità. E che potrebbe arrivare anche a breve, fornendo una versione corretta di sistema elettorale applicabile da subito.
Perchè è chiaro che in ogni caso l’Italicum andrebbe comunque cambiato essendo concepito per elezioni monocamerali senza Senato elettivo. Pensare di votare alla Camera con l'Italicum e al Senato (cosa teoricamente legittima) con il combinato disposto elettorale di tipo proporzionale risultante dalla sentenza della Consulta che bocciò il Porcellum, sarebbe folle per la quasi scontata impossibilità di ottenere una maggioranza sia alla Camera che al Senato, visti gli impianti completamente diversi dei due sistemi elettorali.
Ma contro l'ipotesi di una riforma parlamentare dai tempi e dagli esiti incerti, si schierano la Lega e i Cinque Stelle che chiedono di andare a votare subito. Per Salvini con "qualsiasi legge elettorale" (lo ha detto ieri e ribadito oggi) e i Cinque Stelle che vorrebbero invece andare al voto con l'Italicum allargato anche al Senato.
Sui giornali di stamattina è comunque già iniziato il toto nomi su chi dovrà guidare il governo con la mission di cambiare la legge elettorale (Padoan e Grasso le due ipotesi più gettonate).
Ma è presto per qualsiasi scenario concreto. La crisi di governo è appena agli inizi e la sua soluzione, come in ogni crisi di Governo non è mai scontata.
In mattinata il presidente Mattarella auspicava "serenità e rispetto reciproco". “L'alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva”, così il presidente della Repubblica in una nota ufficiale diramata dal Quirinale.
“L'Italia – prosegue Mattarella - è un grande Paese con tante energie positive al suo interno. Anche per questo occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco”.
“Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento”, conclude il Capo dello Stato.
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