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Venerdì 25 NOVEMBRE 2016
Fumo. Nuove alternative per la riduzione del danno. Lo studio della Philip Morris
Si chiama “iQOS”. Con il suo vapore, secondo i dati presentati oggi dalla multinazionale del tabacco in un simposio a Roma, è in grado di ridurre i danni del fumo fino al 95% rispetto ad una sigaretta tradizionale. Dopo tre mesi di utilizzo i suoi consumatori appaiono in condizioni simili a quegli ex fumatori che hanno smesso dallo stesso tempo
Un’alternativa alla sigaretta tradizionale capace di dare la stessa sensazione di piacere, senza nuocere alla salute. E’ il sogno di tutti quei fumatori che hanno già tentato di rinunciare al proprio vizio senza successo, o di quelli che ci pensano da tempo, ma non hanno mai trovato il modo giusto per cominciare.
Si chiama iQOS ed è uno degli ultimi prototipi immessi sul mercato dalla Philip Morris: il vapore che genera - questa la promessa - riduce in media del 90-95% le sostanze dannose, o potenzialmente dannose, rispetto al fumo tradizionale.
Si tratta di una sigaretta che non prevede processi di combustione, che rientra nelle gamma di quei prodotti tecnicamente conosciuti come a Rischio Ridotto (Reduced Risk Product). E’ il frutto delle ultime sperimentazioni della Philip Morris International, società del tabacco, leader mondiale che, da anni, punta numerosi dei suoi investimenti proprio su queste alternative. L’ultima ricerca, presentata il 25 novembre a Roma, nel corso del primo simposio organizzato da Philip Morris Italia, ha coinvolto un’équipe di lavoro composta da oltre 400 scienziati, ed ha illustrato le caratteristiche della tecnologia Heat-not-Burn (HnB), utilizzata dalla iQOS.
Dalle misurazioni effettuate in laboratorio è risultato che il vapore generato da iQOS è significativamente meno tossico del fumo di sigaretta. Inoltre, due studi clinici della durata di 3 mesi, hanno provato che passando all’utilizzo esclusivo di iQOS i fumatori sono esposti a 15 costituenti dannosi in meno. Questi livelli di esposizione ridotta possono essere paragonati a quelli notati nelle persone che hanno smesso di fumare per lo stesso arco di tempo, ossia i 90 giorni di durata dello studio. iQOS non fa male nemmeno all’ambiente: non influenza in maniera negativa la qualità dell’aria in ambienti chiusi e non è una fonte di fumo passivo.
Ad illustrare lo studio è stato Manuel C. Peitsch, docente di Bioinformatica presso l’Università di Basilea e Co-fondatore dello “Swiss Institute” di Bioinformatica: “per poter apportare benefici alla salute pubblica - ha spiegato il professore - i prodotti innovativi devono presentare un profilo di rischio significativamente ridotto e devono essere riconosciuti dai fumatori adulti come valide alternative alle sigarette sia dal punto di vista di rilascio di nicotina che di rituale e di gusto”.
Tale ricerca è ispirata alle procedure impiegate nel settore farmaceutico per lo sviluppo di nuovi farmaci, ed è conforme alle linee guida fornite dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense per la validazione di Prodotti del Tabacco a Rischio Modificato (MRTPs). Include studi di laboratorio e clinici sui fumatori adulti, e ricerche per capire i potenziali benefici del prodotto per la salute pubblica, incluse quelle sulla percezione da parte dei fumatori del rischio del prodotto e sulle modalità con cui lo utilizzano nella vita quotidiana. Gli studi proseguono anche ora che il prodotto è immesso sul mercato.
Il simposio romano ha avuto anche lo scopo di favorire una discussione aperta tra gli esperti su come le alternative alle sigarette per i fumatori adulti che non intendono smettere di fumare possano giocare un ruolo sulla riduzione del danno, sull’impegno per incoraggiare i fumatori a passare a tali prodotti e su come dissuadere i non fumatori dall’iniziare a fumare.
“Di concerto con numerosi esperti in materia di sanità - ha detto Peitsch - siamo convinti che prodotti innovativi sostenuti da solide evidenze scientifiche possano svolgere un ruolo importante nel ridurre i danni provocati dal fumo. Condividendo le nostre metodologie e i nostri risultati scientifici abbiamo l’opportunità di ricevere feedback dalla comunità scientifica e una valutazione indipendente dei nostri studi. Questo - ha concluso il professore - ci condurrà gradualmente a una comprensione più profonda di come questi prodotti contribuiranno alla riduzione del danno”.
Isabella Faggiano
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