quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 24 OTTOBRE 2016
Chron. Individuate due sottoclassi della malattia
“La speranza è quella di riuscire, un giorno, a testare i pazienti affetti da Malattia Crohn per il sottotipo di che presentano. Ciò consentirebbe di individuare il trattamento migliore”, ha affermato Shehzad Z. Sheikh della University of North Carolina di Chapel Hill, principale autore dello studio pubblicato da Gut. L’obiettivo è trovare il percorso terapeutico più appropriato per ciascun paziente nel modo più efficiente e rapido possibile.
(Reuters Health) - Alcuni ricercatori statunitensi sostengono che l’espressione genica e l’accessibilità della cromatina possano essere utilizzate per individuare due sottoclassi molecolari della malattia di Crohn, che si abbinano a fenotipi distinti. “La speranza è quella di riuscire, un giorno, a testare i pazienti affetti da Malattia Crohn per il sottotipo di che presentano. Ciò consentirebbe di individuare il trattamento migliore”, ha affermato Shehzad Z. Sheikh della University of North Carolina di Chapel Hill, principale autore dello studio pubblicato da Gut. L’obiettivo è trovare il percorso terapeutico più appropriato per ciascun paziente nel modo più efficiente e rapido possibile
I sottotipi molecolari definiti dall’espressione genica sono già stati documentati in altre malattie complesse. Per quanto riguarda la Malattia di Chron, è ancora ignoto se le classi molecolari possano spiegare o meno i fenotipi eterogenei osservati nella malattia di Crohn”, osservano Sheikh e colleghi.
Lo studio
Per indagare la questione, il team ha esaminato l’espressione genica e l’accessibilità della cromatina nella mucosa colica inalterata di 21 pazienti con Crohn e di 11 con malattia intestinale non infiammatoria (non-IBD). I ricercatori hanno usato l’analisi delle componenti principali (PCA) per individuare due sottoclassi distinte e basate sull’espressione genica di individui con malattia di Crohn, una delle quali è stata ritrovata nel gruppo di controllo dei soggetti non-IBD. Secondo quanto riportato da Gut, la maggior parte dei principali 25 geni espressi differentemente presentava pattern di espressione tessuto-specifici che distinguevano il colon dall’intestino tenue (ileo).
I campioni di Crohn simili a quelli dei soggetti senza IBD hanno espresso geni colon-specifici, mentre quelli dell’altra sottoclasse hanno mostrato pattern di espressione più coerenti con l’ileo, nonostante fossero stati prelevati dal colon. I dati sull’accessibilità della cromatina hanno suggerito che queste sottoclassi sono dovute a trasformazioni molecolari avvenuta nell’architettura genomica nelle cellule tissutali del colon, e non a differenze transitorie risultanti dalla segnalazione cellulare esterna. I campioni ottenuti da biopsie ileali di pazienti pediatrici affetti da Crohn non trattati hanno rivelato un pattern simile, suggerendo che le firme molecolari per colon e ileo definiscono due forme di malattia di Crohn, a prescindere dal punto in cui è stato prelevato il campione, dall’età del paziente o dallo status di trattamento.
I risultati
Dai profili di espressione genica sono emerse anche differenze nel metabolismo dei lipidi e in quello degli agenti estranei tra le due sottoclassi. Le sottoclassi molecolari sono state associate agli esiti clinici. I pazienti con CD del colon hanno mostrato un coinvolgimento di colon e ileo, ulcere profonde e infiammazione macroscopica, mentre quelli con CD dell’ileo presentavano meno probabilità di infiammazione e più possibilità di coinvolgere solo il colon.”Con questo studio a lungo termine testeremo i pazienti per il loro sottotipo di Crohn al momento della diagnosi iniziale e li seguiremo per diversi anni per vedere se il sottotipo assegnato predice il corso della malattia. Inoltre, esploreremo questi marcatori molecolari in siero per consentire un’applicazione pratica direttamente sui pazienti”, hanno concluso i ricercatori.
Fonte: Gut 2016
Will Boggs, MD
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
© RIPRODUZIONE RISERVATA