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Giovedì 06 OTTOBRE 2016
Politiche contro la povertà. Caritas: “È tempo di scelte concrete. Serve un piano pluriennale per contrastarla”

È in via di conclusione il percorso di approvazione del Ddl povertà e sono in arrivo decisioni sul Piano nazionale contro la povertà e stanziamenti nella nuova Legge di Bilancio. Per la Caritas“Il Governo ha scardinato lo storico disinteresse della politica nei confronti della povertà, ma ora è il tempo delle scelte concrete”. Pubblicato il RAPPORTO 2016

Nelle prossime settimane si dovrebbe concludere il percorso di approvazione del “Disegno di legge delega in materia di contrasto alla povertà” e dovrebbero essere prese dal Governo decisioni in merito al Piano nazionale contro la povertà e agli stanziamenti da rendere disponibili nella nuova Legge di Bilancio. L’insieme di questi atti definirà la strategia del Governo per il contrasto alla povertà in Italia nei prossimi anni.
 
In vista di questi appuntamenti, Caritas Italiana che aderisce alla “Alleanza contro la Povertà”, pubblica per il terzo anno consecutivo un “Rapporto sulle politiche contro la povertà in Italia” dal titolo “Non fermiamo la riforma” e ricorda che è tempo di fare “scelte concrete”. E l’interrogativo sul quale bisognerebbe confrontarsi nelle prossime settimane non è “quanti soldi in più ci saranno nel 2017?” bensì “quale progetto vogliamo costruire per un nuovo welfare rivolto ai poveri?”.
 
 
“Il Governo –  si legge nel Rapporto 2016 –  ha avuto l’indubbio merito di scardinare lo storico disinteresse della politica italiana nei confronti della povertà, ma ora è il tempo delle scelte concrete. Occorre affrontare la sfida di un progetto di welfare dedicato ai più deboli, del percorso per realizzarlo e di come ci immaginiamo le politiche sociali del nostro Paese ora e negli anni a venire”.
 
L’Italia infatti è il solo Paese in Europa, insieme alla Grecia (che però ha allo studio una misura proprio di contrasto alla povertà assoluta, il KEA), privo di una misura nazionale universalistica, destinata cioè a chiunque si trovi in tale condizione, contro la povertà assoluta, ossia l’indigenza vera e propria, dovuta alla mancanza delle risorse economiche necessarie per conseguire uno standard di vita definito dall’Ista “minimamente accettabile” (legato ad alimentazione, abitazione, vestiario, trasporti e così via). Povertà assoluta che negli ultimi anni, coincidenti in larga parte con quelli della crisi economica, è aumentata sino ad esplodere. Le persone coinvolte sono salite da 1,8 milioni del 2007 (pari al 3,1% del totale) a 4,6 milioni del 2015 (il 7,6%).
 
Per far fronte a tutto questo nel documento, con il supporto di studiosi come Cristiano Gori, dell’Università di Trento che è responsabile scientifico del Rapporto, Alessandro Martelli dell’Università di Bologna, Lorenzo Lusignoli del Dipartimento Politiche Sociali della Cisl e Chiara Agostini di Percorsi di Secondo welfare, si chiede un Piano pluriennale, connotato dalle caratteristiche suggerite dall’”Alleanza contro la povertà”, che incrementi progressivamente le risorse, e quindi l’utenza, arrivando nel 2020 a stanziare i 7 miliardi necessari per rivolgersi al totale della popolazione povera.
 
 Un Piano pluriennale di contrasto alla povertà è l'unica strada percorribile perché:
1. per costruire un cambiamento ambizioso nei territori ci vuole tempo;
2. per progettare un cambiamento ambizioso a livello locale servono certezze sul futuro;
3. per evitare tensioni sociali bisogna dichiarare all’inizio i passi successivi nell’ampliamento dell’utenza;
4. per trasformare le inevitabili difficoltà realizzative in un’opportunità per migliorare le risposte;
5. per diluire il necessario incremento di spesa nel tempo e renderlo più sostenibile dal bilancio pubblico.
 
“Bisogna evitare la tentazione di pensare che il nodo principale consista nell’ammontare degli stanziamenti aggiuntivi per il prossimo anno”, sottolinea la Caritas. Concentrare lo sguardo solo sulle risorse previste dalla Legge di bilancio per il 2017 rappresenterebbe, infatti, un errore che svilirebbe la portata di ciò che si deciderà e delle sue implicazioni per i poveri del nostro Paese. L’interrogativo sul quale crediamo bisognerebbe confrontarsi nelle prossime settimane non è “quanti soldi in più ci saranno nel 2017?” bensì “quale progetto vogliamo costruire per un nuovo welfare rivolto ai poveri?”.

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