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Mercoledì 05 OTTOBRE 2016
Bari. Inaugurato all’Oncologico il Centro regionale per la ricerca e la cura dei tumori rari

L’obiettivo è “dare una risposta allo smarrimento di pazienti e familiari dinanzi a patologie non facili da diagnosticare e curare, considerato che le aziende farmaceutiche hanno scarso interesse ad investire in farmaci da somministrare complessivamente a poche migliaia di ammalati”.

“Rare sì, ma non per questo incurabili o non attenzionate dalla ricerca”. Così l’Istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari annuncia in una nota la nascita del Centro regionale per la ricerca e la cura dei tumori rari dell’adulto.

Un percorso, quello della creazione del Centro, “non semplice durato anni, tra sensibilizzazione e convegni tematici in collaborazione con l’associazione onlus ‘Maria Ruggieri’ per la Ricerca su Angiosarcoma e Tumori rari di Terlizzi, fino alla consacrazione dell’Oncologico quale primo e unico centro della Puglia nell’ambito di malattie che possono insorgere in qualunque organo e sistema, rappresentando globalmente circa il 20 per cento di tutti i tumori”.

Ma ora il Centro c’è ed rappresenta, secondo l’Istituto, “una grande opportunità per i pazienti e un motivo in più d’orgoglio per il Direttore Generale dell’Irccs barese, Vito Antonio Delvino, impegnato a garantire l’eccellenza nell’offerta sanitaria e l’umanizzazione della medicina. Tale risultato è stato ottenuto valorizzando l’integrazione tra Istituzione e Volontariato, ennesima conferma del ruolo chiave che le associazioni dei pazienti giocano nello sviluppo degli ospedali pubblici”.

Uno l’obiettivo del centro intitolato alla memoria di Maria Ruggieri e guidato dal dottor Michele Guida, responsabile del reparto di terapie innovative e ambulatorio tumori rari dell’ospedale di via Orazio Flacco: “Dare una risposta allo smarrimento di pazienti e familiari dinanzi a patologie non facili da diagnosticare e curare, considerato che le aziende farmaceutiche hanno scarso interesse ad investire in farmaci da somministrare complessivamente a poche migliaia di ammalati”.

 “I sostenitori, le associazioni no profit, i medici e gli operatori sanitari sono invitati ad intervenire per sostenere l'implementazione nella nostra Regione della ricerca e della cura di queste patologie che ancora oggi sono causa di elevata migrazione sanitaria”, aggiungono dal Centro.

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