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Mercoledì 19 MAGGIO 2010
Epatiti: l'emergenza sommersa

Si celebra oggi la Giornata Mondiale delle Epatiti. Hbv e Hcv fanno oltre 25 morti al giorno in Italia, ma restano ancora sottovalutata. Pazienti e mondo scientifico chiedono il loro inserimento nel Piano Nazionale della Prevenzione.

Due milioni di malati cronici e dieci mila decessi l'anno, 50 volte più dell'Aids. Questi i numeri dell'epatite B e dell’epatite C. Nonostante ciò, le loro implicazioni in termini di salute pubblica sono ancora sottovalutate.Per questa ragione, in occasione della Giornata Mondiale delle Epatiti celebrata in tutto il mondo il 19 maggio, i pazienti e il mondo scientifico hanno espresso una richiesta alle Istituzioni: il riconoscimento delle epatiti da virus Hbv e Hcv come problema di salute pubblica e il loro inserimento nei progetti previsti dal Piano Nazionale della Prevenzione e nei programmi del CCM (Centro di Controllo delle Malattie) del Ministero della Salute.
Ciò consentirebbe uno stanziamento di risorse mirate a rafforzare le attività di prevenzione, per esempio un'azione di vigilanza sulle strutture che praticano piercing e tatuaggi o l'offerta di vaccinazione anti-epatite B agli immigrati provenienti da Paesi a rischio, ai conviventi di portatori del virus B, a tossicodipendenti e detenuti. Inoltre una maggiore disponibilità di fondi potrebbe consentire di promuovere la diagnosi precoce nelle persone a rischio di essere state infettate; creare registri di notifica sulle nuove diagnosi e la mortalità da epatiti virali croniche; incentivare ricerca e formazione continua indipendente; sostenere le associazioni di volontariato che aiutano pazienti e familiari.La richiesta è arrivata dal convegno “Epatiti Summit 2010 - Un’emergenza sommersa: opinioni e strategie a confronto”, organizzato al Senato in occasione della Giornata Mondiale delle Epatiti da associazioni di pazienti e mondo scientifico: EpaC Associazione Onlus di pazienti epatopatici, Associazione Italiana Gastroenterologi & Endoscopisti Digestivi Ospedalieri (AIGO), Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), Società Italiana di Gastroenterologia (SIGE), Società Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (SIMaST), Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), Società Italiana di Medicina Generale (SIMG).
“Le epatiti B e C costituiscono una vera e propria ‘emergenza sommersa’ - ha sottolineato Giampiero Carosi, direttore dell’Istituto di Malattie Infettive e Tropicali all’Università di Brescia e Presidente SIMaST - con un forte impatto di salute pubblica e necessitano di essere scoperte per tempo, per poterle affrontare e tenere sotto controllo”.
“La strada è quella di identificare i portatori del virus attraverso lo screening delle persone ad alto rischio di infezione, promuovendo nel contempo adeguati interventi di informazione e di sensibilizzazione della popolazione. Per questo - ha concluso Carosi - è necessario un forte impegno congiunto da parte di Istituzioni, mondo scientifico e associazioni di volontariato”.
Il convegno è stata l’occasione per presentare il documento di indirizzo “Epatiti: un’emergenza sommersa”, nato dalla collaborazione tra tutte le organizzazioni promotrici del Convegno, con l’obiettivo “di fare luce sugli aspetti più critici della prevenzione e della gestione delle infezioni da Hbv e Hcv, al fine di identificare gli strumenti per correggere e migliorare il controllo di quello che è un problema a elevato impatto, che tuttavia ha sinora ricevuto scarsa attenzione nei piani di politica sanitaria e di supporto alla ricerca scientifica”, ha illustrato Mario Rizzetto, direttore della Divisione di Gastroepatologia all’Ospedale Molinette.
Tuttavia, le epatiti non rappresentano soltanto un problema di ordine clinico-medico di sanità pubblica, ma “un devastante problema sociale con un serio impatto sul rapporto quotidiano della persona che si scopre positiva con il mondo che la circonda”, ha testimoniato Ivan Gardini, presidente dell’Associazione dei pazienti epatopatici EpaC. “Paure, ansie, sensi di colpa, la consapevolezza di convivere con un qualche cosa di potenzialmente pericoloso per sé e per gli altri, spesso dominano la vita dei malati e dei loro familiari, con un evidente peggioramento della sua qualità, sotto tutti i punti di vista”, ha concluso.  

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