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Giovedì 22 SETTEMBRE 2016
Fertility Day. Cgil Lombardia: “Il Governo non scarichi sulle donne le sue colpe”

Così il Segretario generale Funzione Pubblica Cgil Lombardia, Florindo Antonio Oliverio, commenta l'iniziativa ministeriale. "La campagna della Ministra Lorenzin è sbagliata nel suo impianto ideologico, non solo nei suoi spot mediatici. La fertilità non può essere considerata un bene comune. L’infertilità non è una patologia da stigmatizzare".

"La campagna della Ministra Lorenzin è sbagliata nel suo impianto ideologico, non solo nei suoi spot mediatici. Per questo non basta rimuovere i dirigenti della comunicazione ministeriale ma occorre contrastare la cultura oscurantista di chi, sui temi della famiglia prima e della fertilità adesso, attacca il principio dell’autodeterminazione delle donne e la libertà di uomini e donne di scegliere consapevolmente il proprio stile di vita. La fertilità non può essere considerata un bene comune. L’infertilità non è una patologia da stigmatizzare". Così il Segretario generale Funzione Pubblica Cgil Lombardia, Florindo Antonio Oliverio.
 
"Il progetto di vita di donne e uomini, coppie, famiglie e singoli, deve essere favorito dallo stato, non imposto. Per questo servono politiche pubbliche, di welfare e per il lavoro, utili a realizzare una migliore conciliazione tra vita e lavoro delle persone. Il calo delle nascite nel nostro paese è causato da condizioni sociali prima ancora e più che da cause mediche. L’incertezza del domani, la precarietà del lavoro, le difficoltà abitative, l’impossibilità di accedere a servizi di welfare (asili nido, consultori, ecc.), i bassi redditi, la mancanza di sostegni a madri e padri che lavorano, sono cause la cui responsabilità è tutta in capo ai governi, che hanno tagliato e tagliano risorse e riducono anziché ampliare i servizi pubblici, universalistici e a basso costo per i cittadini", prosegue Oliverio.
 
"Per questo la campagna della Ministra della Salute è inaccettabile. Perché scarica sulle donne le colpe di politiche sbagliate. Come si sceglie di far pagare qualche dirigente, che ha solo dato visibilmente conto della cultura di un ministro, così - conclude - si cerca di far pagare alle donne, con un nuovo inaccettabile e odioso stigma, le colpe delle politiche scellerate di questo governo come di quelli che lo hanno preceduto".

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