quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 19 SETTEMBRE 2016
Campania. Tumori al Pancreas: il 40% dei nuovi casi va fuori regione. Cardarelli il primo a frenare questa emorragia. E al Monaldi si va a ‘scuola’

Cancro del pancreas: fari puntati sulla tecnica dell’elettroparazione irreversibile. Presso la divisione di Chirurgia d'Urgenza e oncologica dell'Ospedale Cardarelli confronto scientifico promosso dall’Associazione dei chirurgi ospedalieri italiani. Intanto nelle sale operatorie del Monaldi, il presidente della Società italiana di chirurgia ha ospitato un corso teorico-pratico sul laparocele complesso. Interventi in diretta per 30 chirurghi da tutta Italia.

In Campania la migrazione sanitaria continua ad essere un grave problema che incide per circa 300 milioni di euro annui sottratti, per la compensazione tra le Regioni, al riparto del fondo sanitario nazionale. Spesso a spingere i pazienti verso altre regioni è la necessità di dover curare un cancro. Per il tumore del pancreas, uno dei più letali, partono verso altre regioni circa 250 pazienti, il 40% dei nuovi casi diagnosticati ogni anno, assorbendo così una consistente fetta della migrazione sanitaria per questa patologia. I dati sono stati diffusi da Carlo Molino dirigente di I livello, presso la divisione di Chirurgia d'Urgenza e oncologica dell'Ospedale Cardarelli presidente di un confronto scientifico promosso dall’Associazione dei chirurgi ospedalieri italiani al quale hanno preso parte tra gli altri Diego Piazza (presidente Acoi),  Francesco Corcione (presidente Sic), Francesco Stanzione (Associazione campana giovani chirurghi) e Guido De Sena (presidente onorario del convegno).
 
Gli specialisti si sono ritrovati al Cardarelli proprio perché l’ospedale collinare è il principale ospedale che in Campania intercetta l’emorragia dei pazienti in fuga. Stando ai dati emersi in Campania si registra anche un altro preoccupante fenomeno che riguarda sempre il tumore al pancreas. La Campania, regione nella quale non si registrava in passato una forte incidenza di questo tipo di tumore, ha oggi invertito il trend: “Siamo ormai molto vicini ad una prevalenza dell’1,3% - dice Molino – paragonabile a quella del Nord Italia”.
 
Molino è stato il primo del Mezzogiorno d’Italia a praticare al Cardarelli “l’elettroporazione irreversibile”, un intervento altamente innovativo riservato a pazienti altrimenti inoperabili. «Questa tecnica non termica – spiega Molino – si usa nel  trattamento dei tumori del pancreas non resecabili e non suscettibili di termoablazione. Si usano campi elettrici che di fatto uccidono le cellule tumorali alterando la permeabilità delle membrane determinando la morte cellulare e l’apoptosi. In questo modo le strutture vascolari o biliari non vengono intaccate dal processo di distruzione del tumore. Altro vantaggio è quello di poter intervenire con una guida ecografica, questo consente di inserire e  posizionare gli aghi nel tumore, attraverso i quali viene poi trasferita la corrente. Siamo impegnati ad arrivare alla validazione di un protocollo che possa servire da guida nel trattamento dei casi di tumori pancreatici che ogni chirurgo può trovarsi a dover affrontare».
 
Un killer silenzioso
Una delle caratteristiche che rendono il tumore del pancreas estremamente pericoloso è l’assenza di sintomi evidenti in una fase iniziale. In realtà anche quando sono presenti sintomi si tratta di disturbi aspecifici, che possono essere facilmente attribuiti ad altro sia dai pazienti sia dai medici. Questo in molti casi comporta una diagnosi tardiva, quando la malattia è già estesa. Sintomi più chiari, ma comunque variabili a seconda della zona del pancreas colpita dalla neoplasia, compaiono quando il tumore ha iniziato a diffondersi agli organi vicini ovvero ha bloccato i dotti biliari. Alcuni di questi campanelli d’allarme sono la perdita di peso e di appetito, ittero, dolore nella parte superiore dell'addome o nella schiena, debolezza, nausea o vomito. In alcuni casi, circa il 10%, il paziente può sviluppare il diabete. Al convegno di Napoli hanno preso parte i maggiori esperti del campo provenienti da tutto il mondo. Tra di loro anche Robert Martin, ideatore della tecnica di elettroporazione irreversiblie.
 
Laparocele complesso, corso al Monaldi
Intanto proprio a Napoli, nelle sale operatorie del Monaldi, il presidente della Società italiana di chirurgia, il napoletano Franco Corcione, ha ospitato un corso teorico-pratico denominato “Posterior component separation for complex ventral hernia repair”.
 
“Negli ultimi anni- dice Corcione - abbiamo assistito a una diffusione sempre crescente dell’utilizzo delle protesi per il trattamento dei laparoceli complessi (ernie dell’addome dopo interventi chirurgici) ma nel contempo si sono evidenziate delle gravi complicanze dovute al contatto delle protesi con gli organi addominali. Tale tecnica chirurgica, che rappresenta una importante innovazione per il trattamento dei laparoceli, prevede invece la separazione dei componenti muscolari dell’addome nella fase preparatoria della parete e il posizionamento di una duplice protesi in uno spazio protetto, ristabilendo così la dinamica muscolare e la fisiologica tenuta dell’addome, anche nei laparoceli di enormi dimensioni e che hanno perso il cosiddetto “diritto di domicilio” in addome”.
 
Questa particolare procedura chirurgica, importata grazie all’esperienza di alcuni chirurghi spagnoli e americani, viene attualmente eseguita in Italia solo in pochi centri.  Diego Cuccurullo della UOC di Chirurgia generale del Monaldi diretta da Corcione la esegue da oltre due anni. Oltre cinquanta pazienti sono stati operati per questa particolare patologia e sono stati già trattati con buoni risultati post-operatori a breve e a lungo termine. Durante il corso, al quale hanno partecipato 30 chirurghi afferenti da varie città italiane, Cuccurullo ha eseguito in diretta due interventi con la tecnica della Posterior component separation approfondendone gli aspetti tecnici con delle lezioni didattiche.
 
 
Ettore Mautone

© RIPRODUZIONE RISERVATA