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Venerdì 16 SETTEMBRE 2016
Il Nhs è malato. E il nuovo premier May pensa a una tassa di scopo

La crisi profonda che sta attraversando il servizio sanitario inglese è sotto gli occhi di tutti: dallo sciopero dei giovani medici agli effetti di Brexit, alle carenze strutturali che il governo Cameron ha finto di non vedere fino alle denunce della commissione di Westminster sulla sanità che ha fatto appello al Parlamento. Ma il dibattito è sterile. E ora il governo punta su una nuova tassa per il finanziamento a lungo termine

Da molti mesi scrivo su Quotidiano sanità la crisi profonda che sta attraversando il servizio sanitario inglese, dallo sciopero dei giovani medici, che ora si ripropone, agli effetti di Brexit, alle carenze strutturali del NHS che il governo Cameron ha finto di non vedere fino alle denunce consistenti della commissione di Westminster sulla sanità che ha fatto appello al Parlamento intero per evitare una crisi del NHS sotto gli occhi di tutti.  
La British Medical Association ha rivendicato recentemente il carico di lavoro dei medici di famiglia che sta mettendo in pericolo la sicurezza del paziente , con troppe consultazioni  ed il poco tempo a disposizione del paziente che porta alla disdetta degli appuntamenti. 

Hanno ragione a dare l'allarme. I medici generici sono i guardiani del sistema sanitario. Essi vedono in rapido aumento il numero di pazienti, molte condizioni di elevata complessità, anziani cronici o disabili, ma sono costretti a correre nel vedere fino a 60 malati al giorno. La regola che gli appuntamenti dovrebbero durare un minimo di 10 minuti è saltata già tre anni fa. Tenuto conto delle pressioni sul NHS, sia finanziarie che mediche, l'invito del BMA per un massimo di 25 consultazioni al giorno è improbabile che possa essere ascoltato. 

Come sempre, il NHS è in crisi.  La spesa è in continuo aumento, ma i ministri vogliono un irrealistico £ 22 miliardi di risparmi di efficienza.  La Gran Bretagna ha bisogno di spendere £ 5 miliardi di  più all’anno per allinearsi ai livelli medi di personale medico in altre nazioni ricche.

Il NHS è sopravvissuto al suo più difficile periodo del giugno di quest’anno con ricoveri di emergenza in crescita del 4,7% rispetto allo scorso anno. Eppure c'è un limite a quanto può sopportare il sistema visto che la società invecchia, e con essa aumenta il carico di malattie croniche e degenerative.

Qualcosa deve accadere se vi è una domanda da parte dei pazienti inevasa e la continua mancanza di fornitura di servizi e prestazioni.
Dato che ci sono ormai restrizioni evidenti da un NHS gratuito, riluttanza ad aumentare le tasse e la mancanza di idee per ulteriori riforme strutturali, le uniche soluzioni sono il razionamento come già avviene e  riduzioni in termini di qualità. Già vediamo liste di attesa in crescita continua, e prestazioni negate sul versante riabilitativo e dei servizi domiciliari.

Uno studio del Commonwealth Fund, spesso citato dai difensori dello status quo, che ha provato ad affermare che il Regno Unito ha un posto di tutto rispetto tra le 11 nazioni più progredite su diversi indicatori, ha dovuto anche trovare il suo principale difetto che è il record di deficit in servizi e prestazioni per mantenere in vita le persone. Una patch-up, ha portato in evidenza terribili scandali sulla sicurezza dei pazienti e risultati scarsi su indici chiave della sopravvivenza da cancro e la mortalità da ictus, fino alla mortalità infantile.

Eppure Westminster rimane bloccato in un dibattito politico sterile. I Tories, terrorizzati di essere visti come ostili a un servizio pubblico. I laburisti lanciati in richieste di un superfinanziamento impossibile che va ben oltre i 22 miliardi di sterline proclamati dal governo in risparmi di efficienza. Anche l’Ukip, ostile a tutti gli stranieri che lavorano così duramente nei servizi sanitari e di assistenza, ha fatto marcia indietro sui fondi che aveva promesso, in campagna Brexit, che sarebbero andati al NHS dal blocco dell’immigrazione.

Ora con il governo di Theresa May,  il deputato conservatore Dan Poulter, ex sottosegretario di stato alla salute fino al 2015, che combina funzioni parlamentari con il lavoro part-time come medico, ha chiesto una nuova tassa dedicata per garantire il finanziamento a lungo termine per la salute e l'assistenza sociale (una sorta di assicurazione nazionale), un prelievo basato sul reddito, una tassa di scopo, che garantirebbe i cittadini su dove queste risorse andrebbero impiegate nel NHS.

La proposta non ancora esplicitata nei dettagli, potrebbe finalmente promuovere una discussione più realistica e sensibile su come finanziare un numero sempre più crescente di malati cronici, obesi, anziani e disabili in un momento di sorprendenti progressi scientifici e tecnologici, di farmaci innovativi, il cui costo mette in crisi la sanità di molti paesi.

Non è un'idea nuova. I più alti dirigenti del Ministero del Tesoro odiano tasse e tariffe mirate , e George Osborne, rapidamente escluse l'idea quando fu lanciata un paio di anni fa; ma ci sono diversi sostegni per la proposta in tutte le parti politiche principali.

Già la nazione spende il 9,9% del PIL per la sanità. Coloro che sostengono la tassa di scopo ritengono che i cittadini vedrebbero realmente il beneficio in termini di efficienza e qualità del NHS pubblico se il denaro venisse versato in ospedali e servizi di cura.

Certo è che vi è  bisogno di un serio dibattito pubblico sul costo, la fornitura e il finanziamento di un sistema sanitario moderno. Se il nuovo primo ministro vuole mostrare impegno per la giustizia sociale  dovrebbe a partire dalla proposta del dottor Poulter, per aprire un dibattito pubblico in Parlamento e definire una linea dell’attuale governo sul NHS la cui ormai ben nota malattia, risorse inadeguate e mancanza cronica di personale sanitario hanno bisogno di trovare una cura adeguata.

Nel contempo i direttori generali dei vari trust NHS avvertono che gli ospedali in Inghilterra sono sull'orlo del collasso. Theresa May ha esortato ad aumentare il finanziamento e la razionalizzazione delle strutture per scongiurare la crescente crisi di liquidità ed evitare il declino degli anni 1990.
I responsabili che rappresentano gli ospedali in tutta l'Inghilterra, hanno emesso un grido d’allarme inequivocabile: “il NHS è vicino al punto di rottura a causa della sua crisi di liquidità crescente”.

“Gli anni di sottofinanziamento hanno lasciato il servizio senza investimenti, dal prossimo  autunno o si dovrà tagliare il personale, o introdurre un "razionamento draconiano" dei trattamenti - tutte opzioni che provocheranno l'inquietudine pubblica, e la rivolta dei cittadini”. E’ una valutazione senza precedenti sulla salute del NHS, che si sta dirigendo di nuovo al declino visibile come l'ultima esperienza nel 1990.

Essa arriva in questa prima decade di settembre prima che la influente Commission Commons salute decida se avviare un'inchiesta speciale nello stato del NHS in Inghilterra. Dopo mesi dominati dal dibattito Brexit, lo stato del servizio sanitario nazionale sta ora emergendo come la sfida interna chiave di fronte al governo di Theresa May, che ha dichiarato: “Siamo di fronte a una scelta difficile per investire le risorse necessarie per tenere il passo con la domanda. E’ impossibile fornire la giusta qualità del servizio con il finanziamento disponibile. Qualcosa deve cambiare”.
 
L’allarme arriva in questi  giorni perché il servizio sanitario nazionale ha registrato la peggiore serie di dati relativi alle prestazioni per i servizi come la A & E, il rinvio degli interventi programmati, i tempi di risposta delle ambulanze.

Tutti coloro che hanno esaminato le finanze sia del NHS che del sistema di assistenza hanno da tempo avvertito che le risorse necessarie vanno ben al di la dei 10 miliardi di sterline promesse dal governo in campagna elettorale.

Non giova affermare di essere la quinta o la sesta più grande economia del mondo, se il sistema sanitario e di assistenza sociale è in ginocchio
Il governo deve essere onesto con i cittadini su ciò che il NHS è in grado di fornire e su quale finanziamento è possibile. Semplicemente non è più tollerabile che il ministro della salute Jeremy Hunt prometta servizi di sette giorni su sette, mentre gli obiettivi di cura in tempo utile vengono disattesi e la riduzione dei deficit finanziari non diminuisce. I dati parlano chiaro. Nei primi 6 mesi di quest'anno solo quattro dei 138 grandi dipartimenti A & E ha potuto soddisfare la richiesta  di trattare il 95% dei pazienti entro quattro ore. Uno su 10 pazienti ha dovuto attendere più di 10 ore, il livello più alto in dal 2003-04.
Liste di attesa per le operazioni, con 3,9 milioni di pazienti, sono ora al loro punto più alto dal dicembre 2007. Ci sono problemi simili per le prestazioni rispetto agli standard del cancro e delle ambulanze, con i servizi sanitari di salute mentale sotto pressione.

Allo stesso tempo, l'ultimo esercizio finanziario si è chiuso con il più grande deficit della storia NHS - £ 2.45bn, ma, in realtà, al di sopra £ 3,5 miliardi, una volta che saranno terminati gli aggiustamenti contabili.

Queste sfide vengono accompagnate da carenza di personale senza precedenti, tra cui infermieri, specialisti e medici di emergenza. Questi hanno portato alla chiusura di reparti di A & E e di altri servizi, una pressione insostenibile sul GPS e, per il 2015-16, un £ 3,6 miliardi di costi insostenibili per personale fornito da agenzie private a tempo determinato. Il numero di pazienti in attesa di una dimissione ospedaliera è ora il più alto che ci sia mai stato data la carenza di servizi sociali sul territorio.

“In assenza di ulteriori finanziamenti, abbiamo bisogno di una, onesto, realistico, dibattito nazionale aperto su ciò che dà, capace di tradursi in scelte chiare e immediate, con i leader nazionali che spiegano il motivo per cui sono necessarie tali scelte. Tale dibattito deve estendersi oltre il NHS e coinvolgere il pubblico. Quanto prima il dibattito si avvia e più aperto e onesto è, meglio è” affermano medici, dirigenti e responsabili del NHS.

Quanto sono vere queste affermazioni, anche qui da noi, dove abbiamo appena varato i nuovi LEA ma non vi è certezza che le risorse siano sufficienti a coprirli, in cui ad ogni legge di stabilità e specie ora, in tempi di vacche magre, si riaffacciano i timori di possibili eventuali tagli. Nel contempo è ora di rinnovo dei contratti del comparto e occorrerà capire quante e quali risorse. Attenzione già 11 milioni di cittadini rinunciano alle cure, secondo il CENSIS, la disparità di accesso regionale non è più sostenibile, il divario tra domanda ed offerta è colmato solo da chi ha più mezzi economici a disposizione. Occorre perciò che il dibattito pubblico, il confronto più aperti ed onesti sono, meglio è per la salute degli italiani.
 
Grazia Labate
Ricercatore in economia sanitaria

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