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04 SETTEMBRE 2016
Fertility Day. Medici cattolici: “No slogan ma aiuti concreti a famiglie”

Il presidente Boscia è d’accordo con l’intento dell’evento di “rammentare, soprattutto ai giovani, che la fertilità sia un bene prezioso da difendere”. Ma desta “alcune perplessità la modalità di comunicazione scelta per proporlo”.

“In Italia l’infertilità è in aumento: un milione di coppie è in cerca di aiuto. Non si può non essere d’accordo con l’intento del Fertility day di rammentare, soprattutto ai giovani, che la fertilità sia un bene prezioso da difendere opportunamente. Suscita, però, alcune perplessità la modalità di comunicazione scelta per proporlo. Certamente, il nostro Paese soffre da tempo di un’inarrestabile contrazione delle nascite che ha portato, nello scorso anno, al numero più basso di nuovi nati dall’Unità d’Italia ad oggi, ma non è certamente questa la priorità da porre”.
 
Ad affermarlo, in una nota, è il prof. Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’associazione medici cattolici italiani, il quale aggiunge: “A nostro avviso, più che invogliare  a far figli attraverso slogan, dovremmo tutti chiederci cosa abbiamo fatto finora e se vi siano in atto idonee condizioni economiche o se siano state rimosse le tante difficoltà legate alla mancanza di lavoro stabile, e ancora, se fosse stata rimossa l’incertezza per il domani o fossimo rassicurati di più in merito alla situazione di conflitto internazionale. Dovremmo chiederci se sono state affrontate le tante gravi carenze sociali di assistenza, di estrema penuria di asili nido e di sostegno alla crescita, sia materiale che educativa, delle nuove generazioni. Le famiglie sono in affanno e servono aiuti concreti”.
 
“E’ indubbio che la mancata programmazione delle gravidanze porti ad un comportamento schizoide: così da un lato troviamo persone che cercano disperatamente un concepimento, dall’altro persone che con estrema facilità tendono a sbarazzarsene, determinando di conseguenza un alto numero di interruzioni volontarie di gravidanza: questo è quanto accade e su questo sono in pochi ad agire”, fa notare il presidente dei medici cattolici.
 
“L’idea di affidare ai consultori familiari il compito educativo e assistenziale della campagna pro-fertilità pare poco praticabile per le difficoltà in cui operano tali strutture, che, nonostante tutto, assicurano assistenza più che prevenzione. Sarebbe, invece, molto più opportuno e produttivo che l’informazione dei giovani avvenisse in epoca più precoce, attraverso una ben congegnata educazione sessuale, educazione all’affettività e alla responsabilità personale e sociale, finalmente prevista per legge sin dalle scuole dell’obbligo. Certamente occorre con urgenza affrontare i problemi della fertilità ed è doveroso che medici, educatori e politici lo pongano in evidenza”, conclude la nota

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