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Giovedì 01 SETTEMBRE 2016
HIV. Depressione e malattia cardiovascolare: un cocktail pericoloso
A quanto pare la depressione nei soggetti HIV positivi è legata ad un aumento del rischio di attacco cardiaco. Secondo una recente analisi retrospettiva i pazienti con HIV e depressi avrebbero un 30% di probabilità in più rispetto a quelli non depressi di incorrere in un infarto del miocardio.
(Reuters Health) – La maggior durata della vita nelle persone affette da HIV comporta un aumento del rischio di malattia cardiovascolare (CDV). Pertanto, “c’è bisogno di urgente di individuare nuovi fattori di rischio e approcci di prevenzione primaria per questi malati – ha scritto su JAMA Cardiology Matthew Freiberg della Vanderbilt University di Nashville in Tennessee – Sebbene la depressione sia prevalente negli adulti con infezione HIV e sia associata a problemi cardiovascolari nella popolazione generale, la sua correlazione con eventi cardiovascolari non è stata valutata nella popolazione affetta da HIV”.
Lo studio
Per studiare il problema, il team medico ha identificato 26.144 veterani con HIV che hanno partecipato ad un ampio studio condotto dal 2003 al 2009 dal Dipartimento degli Stati Uniti. Questi soggetti non presentavano al momento dell’arruolamento malattie cardiovascolari. A 4.853 di essi è stato diagnosticato un disturbo depressivo maggiore, mentre a 2.296 è stato diagnosticato un disturbo distimico al momento dell’arruolamento. Gran parte dei veterani era di sesso maschile, con un’età media di 47 anni nel gruppo con depressione e di 48 anni nel gruppo senza depressione. Nel corso dei sei anni di follow up sono stati registrati 490 infarti acuti, per lo più nei soggetti depressi.
“Gli studi futuri dovranno valutare gli effetti dei trattamenti anti-depressivi sui marcatori di rischio cardiovascolare e/o sugli eventi cardiovascolari nei pazienti HIV positivi depressi – ha detto Freiberg, che ha condotto lo studio – Se tali ricerche produrranno risultati positivi, si potrebbe identificare il trattamento della depressione come un nuovo approccio per prevenire la malattia cardiovascolare, contribuendo a ridurre la morbilità e la mortalità associata a malattia cardiovascolare nelle persone con HIV”.
Fonte: JAMA Cardiol 2016
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
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