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Lunedì 01 AGOSTO 2016
Ipertensione. Una dieta povera di sodio può “mascherarla” nei test ematici
Le diete povere di sodio aumentano il rischio di casi non diagnosticati di iperaldosteronismo primario (PA) lieve. Questo è quanto emerge da un recente studio statunitense pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology Metabolism.
(Reuters Health) – Il gruppo coordinato da Anand Vaidya del Brigham and Women Hospital di Boston, ha sottolineato come l’iperaldosteronismo primario – una patologia determinata da un’eccessiva produzione di ormone aldosterone da parte del surrene, con conseguente diminuzione di potassio nel sangue – sia la causa più comune di ipertensione secondaria. Lo strumento clinico più indicato per lo screening di questa condizione è la misurazione nel sangue del rapporto aldosterone-renina (ARR) che a sua volta può essere influenzato da vari fattori come i farmaci anti-ipertensivi, i livelli di potassio nel siero, l’assunzione di sodio con la dieta e il valore totale di sodio.
Lo studio
Per valutare se diete con restrizione di sodio possono portare un’errata interpretazione dello screening PA, il team dei ricercatori ha studiato 241 pazienti con ipertensione non trattati, con un rapporto aldosterone-renina superiore a 20, una dieta ad alto contenuto di sodio e li ha confrontati con pazienti alle prese con una dieta a basso contenuto di sodio.
I risultati hanno dimostrato che tra i partecipanti con dieta a basso contenuto di sodio i casi mancati di iperaldosteronismo erano più numerosi. “La restrizione di sodio – ha detto Vaidya – sebbene raccomandata per tutti i pazienti con ipertensione, può aumentare la renina e causare falsi negativi allo screening. Questo fenomeno è importante poiché denota la presenza di molti casi sub-clinici di iperaldosteronismo primario, che non sono riconosciuti come tali ma hanno significativi rischi cardiovascolari. Dal momento che l’iperaldosteronismo primario è presente almeno nel 10% degli ipertesi, milioni di americani non vengono diagnosticati correttamente e solo la punta dell’iceberg viene trattata”.
Fonte: J Clin Endocrinol Metab 2016
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
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