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Giovedì 21 LUGLIO 2016
Infermieri. Dobbiamo ancora parlare di valorizzazione delle competenze?



Gentile Direttore
ho letto l'intervista della Presidente De Biasi e la correlata replica del Presidente Ipasvi Graziano Lebiu che ha richiamato nella parte finale del suo articolo “l'importante, autonomo e libero movimento d’opinione #noisiamopronti”.
 
"#noisiamopronti" é, appunto, un movimento di opinione nato nel novembre 2015, all'indomani della ventilata possibile sospensione dei medici del 118 di Bologna per la firma da loro apposta protocolli infermieristici da utilizzare nel servizio di emergenza sanitaria/118.
 
Attivato e sostenuto dagli infermieri del Collegio IPASVI di Bologna, #noisiamopronti è un hashtag che ha coinvolto attivamente migliaia di persone. Oltre 500 foto di infermieri pubblicate. Tante le foto con fisioterapisti, ostetriche, Tsrm ad evidenziare la trasversalità del movimento di idee.
Il gruppo #noisiamopronti su Facebook ha raggiunto in meno di tre settimane oltre 24mila iscrizioni.
 
Sono i numeri di una grande catena umana e professionale che ha deciso, silenziosamente e con forza di costruire una delle più belle pagine dell'infermieristica italiana. Dalla Sicilia al Trentino, passando per Dublino, Mozambico e Nuova Guinea, centinaia di infermieri hanno dichiarato di "essere pronti".
Pronti al riconoscimento delle competenze specialistiche attraverso l'applicazione del Comma 566.
Pronti per sostenere un cambiamento sempre più necessario.
Pronti per lavorare in equipe.
Pronti per rispondere alla domanda e ai nuovi bisogni di salute del Cittadino.
Pronti per chiedere un rinnovo contrattuale, che non offenda la persona ed il professionista.
 
Partendo da questa base, non posso che esprimere pieno accordo con l'affermazione del Presidente Lebiu: “Il comma 566, legge n.190/2014, è legge dello Stato anche per la Presidente De Biasi. Indietro non si torna”.
Non vi sono alternative; altrimenti dovremmo spiegare perché rispettare tante altre norme e leggi dello Stato.

Rispetto al ragionamento espresso dalla Presidente De Biasi, se da una parte concordo sull'espressione: “Il PD deve tornare a imparare che salute non è soltanto l’augurio che si fa dopo uno starnuto”, dall'altra sono colpito non poco dal passaggio in cui ribadisce “.... la centralità del medico ma anche, se vogliamo che si continui a lavorare in team con le altre professioni sanitarie, valorizzando infermieri e altri professionisti sanitari”. E mi colpisce per due motivi.

Il primo: in una società come quella italiana, con oltre 16 milioni di pazienti fragili con patologie croniche, in cui il modello di organizzazione delle cure in gran parte del territorio italiano vede ancora l'ospedale al centro del sistema di risposta ai bisogni del cittadino, mi chiedo quale sarebbe e in che modo si configurerebbe la centralità del medico? In una realtà nella quale un paziente con disturbi mentali in trattamento dialitico convive in casa con due genitori con demenza senile, quale sarebbe la funzione centrale del medico? E lo chiedo con la convinzione di chi per tanti anni ha lavorato – e lavora tuttora – in stretta sinergia e collaborazione con il medico. Non è uno scontro tra infermieri e medici ma la necessità di capire. Nello stesso passaggio, poi, si fa riferimento alla volontà di lavorare in team. Un po' contraddittorio.

Il secondo: la Presidente De Biasi dice anche: “valorizzare gli infermeiri e le altre professioni”.

Vi prego ..... Non parliamo più di valorizzare gli infermieri. Certe affermazioni stancano.

Dopo oltre due decenni nei quali gli infermieri - e tutte le altre Professioni sanitarie – hanno sostenuto e introiettato studi e competenze evolute che non ha paragoni in altri ambiti disciplinari, dimostrando “sul campo” un crescendo di abilità e di capacità relazionali, educative, tecniche ed organizzative, siamo ancora qui a parlare della necessità di valorizzazione?

A questo punto la domanda è una sola. E non può essere che questa: “Vogliamo valorizzare il Sistema sfruttando a pieno le competenze specialistiche che gli infermieri e le Professioni sanitarie hanno maturato in questi anni, e determinare di conseguenza un miglioramento nella risposta alla domanda di salute del cittadino?”.

Con quest'ultimo interrogativo, gentile Direttore, la ringrazio per l'opportunità data.

Pietro Giurdanella
Presidente Collegio IPASVI di Bologna 

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