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Giovedì 26 MAGGIO 2011
Tumore del rene: arriva in Italia pazopanib

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale si è concluso l’iter approvativo dell’antiangiogenetico di Gsk. Il farmaco, ha dimostrato di rallentare la progressione del carcinoma renale avanzato di quasi un anno.

Per i circa 8000 pazienti che ogni anno si scontrano con una diagnosi di carcinoma renale, da ieri c’è un’opzione terapeutica in più. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale si è infatti concluso l’iter approvativo di pazopanib. Il nuovo medicinale è stato inserito nel Registro farmaci oncologici dell’Aifa e verrà sottoposto al sistema di payment by result: per quei pazienti che risultassero non responder dopo 24 settimane per avvenuta progressione della malattia, l’azienda rimborserà la spesa sostenuta.Pazopanib è una molecola orale, inibitore dell’angiogenesi e di alcune tirosin chinasi. Nello studio clinico che ha portato alla usa approvazione ha dimostrato di rallentare la progressione del carcinoma renale avanzato di quasi un anno.
“La sperimentazione – ha spiegato Cora Sternberg, direttore del Reparto di Oncologia Medica dell'Azienda Ospedaliera San Camillo - Forlanini di Roma - è stata condotta su pazienti che presentavano caratteristiche diverse della malattia: persone affette da carcinoma del rene con malattia misurabile, in fase localmente avanzata e/o metastatica, alcune naive per il trattamento medico e altre che avevano ricevuto un precedente trattamento a base di citochine.  Complessivamente, tra l’aprile del 2006 e l’aprile del 2007, sono stati inseriti nello studio 435 malati in cura in 80 centri in Europa, Asia, Sud America, Australia e Nuova Zelanda. I risultati - ha aggiunto - mostrano che pazopanib prolunga in maniera significativa la sopravvivenza libera da progressione nel confronto con il placebo, sia nella popolazione globale, sia nei pazienti di prima linea e nei pazienti pretrattati. In prima linea la Progression free survival, cioè il tempo in cui la malattia non progredisce, è stata di 11.1 mesi per pazopanib rispetto ai 2,8 mesi del placebo; nei pazienti pre trattati si è passati dai 4,2 mesi nel braccio placebo a 7.4 in quello pazopanib; infine, nella popolazione globale lo scarto è stato di 5 mesi: 9.2 per pazopanib e 4.2 per il placebo. La durata mediana della risposta nella popolazione globale è stata di oltre un anno: 58,7 settimane”, ha concluso Sternberg.La maggioranza degli effetti collaterali sono stati di grado moderato.
Quella del rene, ha illustrato Camillo Porta, oncologo medico del Policlinico San Matteo di Pavia, è una “neoplasia che rappresenta un 2-3% di tutti i casi di tumore, con una tendenza però all’aumento. Si tratta di una malattia prevalentemente maschile, con un’incidenza doppia rispetto alle donne e che interessa soprattutto gli anziani: due terzi delle persone ha più di 65 anni”. Inoltre, ha aggiunto, “siamo di fronte ad un tumore non particolarmente frequente, spesso asintomatico, e per questo difficile da scoprire. Uno su due viene infatti individuato per caso, attraverso un’ecografia o una Tac addominale. Con il risultato che circa il 30% dei pazienti mostra segni di metastasi già alla diagnosi e circa il 40% le svilupperà in seguito, solitamente nell’arco di due anni”.

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