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Mercoledì 25 MAGGIO 2011
Consiglio nazionale Fofi. “Sì alla riforma del sistema di remunerazione delle farmacie”
Il presidente Mandelli fa un bilancio dei tanti progetti in atto della Federazione, ma punta il dito sull’attualità: “la farmacia dei servizi e il calo progressivo dei prezzi dei farmaci ci impongono un ripensamento sul sistema di remunerazione. La soluzione è la retribuzione dell’atto professionale”.
Un bilancio ricco di progettualità e di risultati, quello che il presidente della Fofi Andrea Mandelli ha illustrato al Consiglio nazionale della Federazione svoltosi ieri a Roma che ha visto anche la partecipazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano (vedi articolo). Ma nella sua relazione Mandelli ha toccato anche i punti “caldi” per il settore a partire dalle più recenti disposizioni – il taglio dei prezzi dei generici – e alle pesanti ricadute che la misura ha e avrà sulla redditività del sistema.
Redditività che, alla luce delle novità proposte dai decreti attuativi della farmacia dei servizi, recentemente licenziati dal ministero della Salute, appare fondamentale per sostenere il comparto nella nuova sfida rappresentata, appunto, dalla farmacia dei servizi.
Si tratta però, come ha osservato Mandelli, di “tenere presente che, anche senza quest’intervento drastico del Governo, nel breve-medio termine con tutta probabilità ci saremmo trovati a fare i conti con questi prezzi ridotti all’osso, semplicemente in forza delle dinamiche del mercato da cui l’Italia, finora, non era stata interessata appieno.
La Federazione, “come era già chiaro nella visione del documento federale del 2006” è da tempo consapevole di questa tendenza e proprio al fine di fronteggiare il fenomeno dell’erosione dei margini commerciali, ritiene “fondamentale passare a una retribuzione esplicita di quegli atti professionali in precedenza “coperti” dal margine”.
Una tendenza che del resto si sta già affermando in Europa. Mandelli ha citato quanto sta avvenendo o è avvenuto in Francia – con la Legge HPST (Hopital, Patient, Santé Territoire) o con le proposte del ministro della Salute d’Oltralpe, Xavier Bertrand, che “propende per un sistema misto, in cui l’onorario rappresenti una fonte di entrate complementare” – e in Gran Bretagna – con le indicazioni contenute nel libro bianco del ministero della Salute su diversi livelli di accreditamento per le farmacie in funzione delle prestazioni erogabili a carico del National Health Service” – o, ancora in Svizzera, dove i farmacisti hanno da tempo agganciato la loro remunerazione all’onorario professionale, e sono alla continua ricerca di nuove prestazioni e servizi da sottoporre alle Casse malattia.
Certo, il cammino per dare completa attuazione al progetto della farmacia dei servizi è ancora lungo: c’è da giocare la partita del rinnovo della Convenzione dove le Regioni saranno interlocutrici primarie. E ci sono anche da superare le perplessità di chi considera difficile realizzare il progetto. Ma le alternative sono davvero poche: “Questo è il futuro della farmacia” ha affermato Mandelli. “E pur non nascondendoci le difficoltà obiettive del nuovo modello, non possiamo sottrarci a questa evoluzione se non condannandoci all’emarginazione. Inoltre, in un momento di crisi come l’attuale, la possibilità di offrire nuove prestazioni, in regime privatistico, può rappresentare una risorsa da non sottovalutare”.
Dovranno essere i farmacisti a “spingere” in questa direzione: “Tutto dipende dalla nostra capacità di valorizzare l’atto professionale” ha affermato Mandelli.
“Cominciamo a farlo, partendo dal controllo della prescrizione, dalla verifica della sua corrispondenza alla durata prevista della terapia, chiedendo al paziente se ha chiare le modalità di assunzione, offrendo sempre il consiglio sull’automedicazione, anche quando non viene richiesto, argomentando la proposta di sostituzione della specialità con il generico. Sono aspetti che paiono scontati e automatici, ma sono proprio le prestazioni fondamentali del farmacista che in Svizzera, come ho ricordato, sono oggetto di remunerazione da parte della Cassa malattia. È fondamentale quindi proporre con forza questo ruolo, perché è la base su cui costruire e rafforzare la fiducia del cittadino quando dovrà scegliere se rivolgersi a noi anche per altre prestazioni sanitarie”.
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