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Venerdì 08 LUGLIO 2016
Nuovi Lea. Quanto costano veramente? Senza “sconti” circa 3 miliardi di euro l’anno. Ma per il ministero la spesa reale può scendere fino a 771,8 milioni. Ecco tutti i conti dei tecnici

Analisi settore per settore dei costi stimati per i nuovi Lea. Con molte sorprese: negli ospedali si spenderà addirittura di meno, così come nella protesica. Maggiori oneri soprattutto nell’ambulatoriale, nell’integrativa e per i vaccini. Ma in ogni caso i risparmi superano di gran lunga i maggiori oneri dell’operazione. In parte anche grazie all’aumento dei ticket (in tutto 60,4 milioni in più) conseguente all’incremento delle prestazioni erogabili dal Ssn.

I nuovi Livelli essenziali di assistenza, salvo sorprese dell’ultima ora, dovrebbero ormai avere il semaforo verde anche dal Mef. Ma cosa ne ha impedito il varo fino ad oggi? La loro sostenibilità economica, che ha preoccupato per molti mesi le Regioni e messo in stand by il Mef in attesa che Lorenzin e Bonaccini trovassero l’intesa sul fatto che gli 800 milioni stanziati dalla stabilità 2016 fossero sufficienti a coprire le nuove prestazioni e le nuove esenzioni introdotte.
 
E sì, perché il problema è che sulla carta i nuovi Lea costerebbero molto di più, esattamente 3,053 miliardi, quindi molto ma molto di più degli 800 milioni messi sul piatto dal Governo. Ma il fatto è che, motivo anche il ritardo di anni nell’aggiornamento dei Lea (quelli in vigore risalgono al 2001), molte delle prestazioni inserite nel testo Lorenzin sono in realtà già oggi offerte dal Ssn e quindi quei costi vanno “scontati” dal totale e inoltre con i nuovi Lea si lavora anche sull’appropriatezza e sulle gare d’acquisto, con una previsione non indifferente di possibili risparmi.
 
Alla fine da quei poco più di 3 miliardi, si scenderebbe infatti a 771,8 milioni di euro di maggiori oneri effettivi e quindi assolutamente all’interno dello stanziamento della stabilità.
 

 
E allora perché tutti questi dubbi da parte delle Regioni che, non a caso, pur dando il via libera, hanno vincolato il loro sì all’impegno di una verifica sui costi reali entro novembre per tenersi una ciambella di salvataggio con la finanziaria 2017?
 
Perché è evidente che quando si fanno calcoli di questa portata su uno spettro gigantesco di prestazioni con altrettanti variabili poco ponderabili, il rischio che alla fine si sballino i conti non si può escludere del tutto.
 
Il primo a mettere le mani avanti del resto è lo stesso Ministero della Salute che apre con questo incipit la relazione tecnica al Dpcm sui nuovi Lea che abbiamo presentato ieri: “La valutazione dell’impatto economico-finanziario del dPCM di aggiornamento dei LEA è stata fatta tenendo conto della natura innovativa dei fenomeni coinvolti che solo limitatamente sono misurabili e/o stimabili con le informazioni ad oggi disponibili”.
 
Ma nonostante ciò è sempre lo stesso ministero ad affermare che l’impatto effettivo dei nuovi Lea “possa considerarsi compatibile con l’importo di 800 milioni di euro annui”, stanziati dalla scorsa finanziaria a fronte per l’appunto di maggior onere teorico di 3.053 milioni di euro.
 
A questa conclusione si arriva con una stima della differenza tra i costi aggiuntivi reali e quelli effettivi che andranno a carico del Ssn una volta “scontati” delle economie conseguibili in diversi ambiti assistenziali, delle voci di spesa per prestazioni già oggi coperte dal Ssn e delle maggiori entrate dei ticket sui consumi aggiuntivi nella specialistica ambulatoriale.
 
Ma vediamo settore per settore come si è arrivati a queste cifre.
 
Assistenza ospedaliera. Il ministero valuta l’impatto teorico dei nuovi Lea nella misura di 30 milioni di euro di maggiori oneri dovuti agli screening neonatali per la sordità congenita (+11,3 milioni) e a quelli per le malattie metaboliche (+15 milioni), ai quali si aggiungo 4 milioni per le prestazioni aggiuntive di procreazione medicalmente assistita.
 
A fronte di questi 30 milioni però il ministero stima un risparmio di 50,097 milioni grazie al maggiore trasferimento di ricoveri ospedalieri diurni in ambito ambulatoriale. In particolare: 35,8 milioni circa nel settore pubblico grazie a una riduzione di 420.863 ricoveri diurni e 14,25 milioni nel privato a seguito di una riduzione di 100.932 ricoveri diurni.
 
E in più si stimano ulteriori risparmi (però non quantificati e quindi non calcolati ai fini del saldo dei maggiori oneri) conseguenti all’introduzione di una soglia massima a livello nazionale per il ricorso al taglio cesareo.
 

 
Assistenza specialistica ambulatoriale. L’impatto stimato per i nuovi Lea in  questo settore è molto alto: 1 miliardo e720 milioni. Ma anche in questo caso i risparmi sono importanti: ben 1.340 milioni di euro che abbassano il maggior onere reale stimato a 380,7 milioni di euro.
 
Come ci si arriva? Intanto 1.034 milioni di euro sono subito “scontati” dal conto perché riferibili a prestazioni inserite nei nuovi Lea ma di fatto già oggi erogate dal Ssn e quindi a impatto zero sui conti. Da scontare anche altri 242 milioni relativi a prestazioni ambulatoriali extra Lea ma già a carico dei bilanci regionali in base a leggi vigenti e che come tali non aumentano l’impatto di spesa rispetto ad oggi.
 
Poi abbiamo altri 3,8 milioni di risparmio grazie alle prestazioni reflex, ovvero prestazioni composte da 2 accertamenti diagnostici o clinici dei quali il secondo viene eseguito solo se l’esito del primo lo richiede.
 
E infine si prevedono maggiori entrate per le Asl, da scontare quindi alla maggiore spesa, grazie a un incremento atteso nell’incasso dei ticket per un totale di 60,4 milioni di euro, di cui 42,3 conseguenti alla maggiore disponibilità di prestazioni sulle quali si dovrà comunque pagare il ticket già previsto dalle diverse Regioni e altri 18,1 milioni che arriveranno come ticket per la specialistica da quelle prestazioni ex day hospital dirottate in ambulatorio (vedi punto precedente su assistenza ospedaliera).
 

 
Assistenza integrativa. I maggiori oneri per l’aumento delle prestazioni integrative (prodotti dietetici, dispositivi monouso) sono calcolati in 493,7 milioni, dai quali vengono però scontati 63 milioni per l’efficientamento delle modalità di acquisto, dei monouso in particolare.
 

 
Assistenza protesica. Il maggiore onere stimato è di 365 milioni ma in questo caso i risparmi sono addirittura quasi il doppio dei maggiori oneri, con una stima di minore spesa nel settore di ben 606 milioni e questo grazie soprattutto al trasferimento contabile di 405 milioni di oneri dal settore protesico a quello dell’integrativa (vedi monouso), dall’eliminazione di alcune categorie di ausili (-65 milioni), di altri 48 milioni di risparmio per l’inserimento delle gare d’acquisto anche per i dispositivi su misura, di altri 32 milioni dal riciclo degli ausili e di 11 milioni grazie a un migliore assetto definitorio delle prestazioni erogabili (appropriatezza).
 

 
Assistenza socio sanitaria. Non si stimano variazioni negli oneri attuali non essendo stati inseriti nuovi livelli prestazionali in questo ambito.
 
Assistenza specifica a particolari categorie. Le maggiori novità in questo settore sono rilevabili nelle esenzioni dal ticket per nuove malattie rare e nuova malattie croniche che vanno ad aggiungersi agli elenchi esenti in vigore fino ad oggi.
 
In tutto si stimano maggiori oneri per 27 milioni di euro, di cui 12,3 per l’introduzione di 110 malattie rare e 14,7 milioni per le nuove 6 malattie croniche inserite nei nuovi Lea esenti da ticket.
 
Ma anche in questo caso ci sono dei risparmi ipotizzati e valutati in 16 milioni di euro di minore spesa per il Ssn conseguenti alla riduzione delle prestazioni per l’ipertensione.
 
Altri risparmi (anche se non contabilizzati ai fini del calcolo degli oneri complessivi dei nuovi Lea) si stima si possano poi ottenere dalla decisione di eliminare alcune patologie dall’elenco delle malattie rare, come ad esempio celiachia, sindrome di Down e connettiviti indifferenziate che, si legge nella relazione tecnica, sono ormai “caratterizzate da una cospicua numerosità dei soggetti che ne sono portatori”.
 

 
Prevenzione collettiva e sanità pubblica. In tutto 426,9 milioni di maggiori oneri, tutti per i vaccini (di cui 123,6 per il Piano vaccini 2012/2014) e altri 303,3 per la vaccinazione HPV 2016/2018.
 
Ma anche in questo caso il ministero ha valutato un onere effettivo molto inferiore, pari 220,2 milioni complessivi, ottenibile attraverso lo storno dai nuovi oneri di 206,7 milioni di costi di fatto già sostenuti dalle Regioni per molte vaccinazioni oggetto dei nuovi Lea.
 

 
Cesare Fassari

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