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Giovedì 07 LUGLIO 2016
Veneto. Ma che fine ha fatto l’Azienda “Zero”?
Gentile Direttore,
il governo della sanità veneta sta subendo un brusco rallentamento e non nascondiamo la nostra preoccupazione sull’ennesimo mancato accordo in Consiglio Regionale sul PdL 23. Partendo da altri presupposti e impegnati a risolvere problemi organizzativi, sia le professioni sanitarie che gli stakeholder hanno diritto di comprendere quale e quando sarà definita la nuova governance. Da novembre 2015 ad oggi i continui rinvii in commissione per assetti politici e accordi stanno penalizzando i professionisti sanitari che si sentono esclusi da alcuni dinamismi che li vedono coinvolti in prima persona.
Molte sono state le riflessioni sull’intero articolato e altrettante opinioni sull’impianto e sulle finalità della reingegnerizzazione del sistema sanitario.
Alcune criticità e la lungaggine della politica hanno alimentato i dubbi sulla bontà del progetto e sulla sostenibilità del sistema.
Il PdL 23 che prevede la riduzione di ogni duplicazione di costo, l’assicurazione agli assistiti di una sanità qualificata e specializzata e l’omogeneizzazione delle procedure tra le Aziende del SSR, i cui standard sarebbero definiti e monitorati dall’Azienda Zero, la riduzione delle ULSS sono espressione di efficienza ed efficacia mentre la non piena applicazione del Piano Socio Sanitario sta creando altrettante perplessità centrate sulla difficoltà di integrazione e sviluppo delle attività territoriali.
Infatti, ad oggi, manca completamente l’attuazione dell’integrazione socio sanitaria in sistematica sinergia tra le varie istituzioni ed immancabilmente il mancato coinvolgimento delle professioni sanitarie rischiando la mancata valorizzazione professionale, conditio sine qua non, per offrire e garantire una risposta concreta ai bisogni di salute dei cittadini.
Ma perché accade tutto ciò? Si parla di disorganizzazione, di sprechi, di inadempienze, carenza di personale ma le responsabilità sono di tutti ma mai della politica.
Secondo noi il percorso di riorganizzazione deve prevedere la costituzione di un tavolo di lavoro dove il confronto tra organizzazioni sindacali, associazioni professionali e/o collegi crei una sinergia di sistema per facilitare i processi in discussione.
Tra le tante domande più frequenti che i nostri colleghi ci pongono sono:
Tante ULSS garantivano “ritorni politici” o risultavano inefficienti?
Perché i veneti sono indotti dai tempi di attesa a visite libero professionali rispetto a quelle del SSN?
Perché la sanità veneta deve pagare interessi superiori al 20% per quegli sciagurati project financing?
Perché non si vuole un governo delle professioni sanitarie per aree di competenza creando i giusti equilibri omeostatici?
Nell’era del knowledge management le indagini di clima sono le modalità più semplici, meno costose e sufficientemente affidabili per raccogliere quelle conoscenze, che se gestite, possono portare al miglioramento della qualità del lavoro.
La discussione sui tavoli della politica spesso non è coerente con i veri bisogni di salute e di riorganizzazione del sistema e non porta che continui slittamenti frutto di continui conflitti e pressioni.
Ad alimentare i dubbi sulla fattibilità del progetto di legge la volontà di non volere trovare un accordo e mai come negli ultimi anni le professioni sanitarie sentono la necessità di una riorganizzazione complessiva del sistema di management in relazione del contestuale aumento della domanda assistenziale, dell’incremento delle patologie croniche, dell’invecchiamento della popolazione, dell’innovazione della tecnologia.
Questa nuova riorganizzazione delle ULSS deve rappresentare una garanzia di coordinamento e di efficienza che promuova strategie per facilitare il potenziamento dei servizi territoriali anche atrraverso processi in telemedicina, degli ospedali di comunità, gli hospice e la medicina integrate di gruppo e le unità riabilitative territoriali.
La nostra consapevolezza è che il sistema deve mutare non solo per avere il controllo economico necessario per un sistema sostenibile ma soprattutto per sviluppare le opportunità che le new generation garantiscono per una sanità eccellente in tutto il territorio nazionale
Saverio Stanziale
Vice Presidente FITeLaB Nazionale
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