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Venerdì 20 MAGGIO 2011
Cancro della tiroide: largo alle nuove terapie
Dopo l’approvazione di un vandetanib da parte della Food and Drug Administration, gli endocrinologi italiani, riuniti a Chieti per il congresso nazionale, auspicano che a breve la molecola sia disponibile anche in Europa.
È il tumore del sistema endocrino più frequente e la sua incidenza nel mondo - anche grazie al miglioramento della diagnosi precoce - è in costante aumento. Tuttavia, contro il cancro della tiroide, sono numerose le conquiste ottenute negli ultimi anni.
“Negli ultimi 10 anni - ha commento Furio Pacini dell’Università di Siena nel corso del Congresso della Società italiana di endocrinologia che si sta svolgendo a Chieti - alcune novità sono state introdotte nella pratica clinica sia a livello diagnostico sia terapeutico. A livello diagnostico va citata la messa a punto di un farmaco (Thyrogen) che permette di accertare la presenza o l’assenza di malattia residua senza dover sospendere la terapia ormonale che questi pazienti assumono quotidianamente per sopperire alla mancanza di tiroide. Questa nuova metodica rappresenta un grosso vantaggio preservando la qualità di vita del paziente. A livello terapeutico - ha aggiunto - la principale novità è rappresentata dallo sviluppo di nuovi farmaci capaci di bloccare la progressione di malattia nei pazienti con metastasi. Si tratta di nuovi farmaci biologici (inibitori delle tirosino-chinasi) che in ambito sperimentale si stanno dimostrando efficaci nel bloccare la crescita tumorale, ottenendo risposte parziali nel 20-35 per cento dei casi e stabilizzazione di malattia nel 34-68 per cento dei casi. Questi ultimi sono abbastanza ben tollerati e l’adesione dei pazienti agli schemi terapeutici è eccellente, anche perché somministrati per via orale”.
“La comprensione di molti degli eventi molecolari – ha precisato Efisio Puxeddu dell’Università di Perugia - coinvolti nella formazione del cancro ha permesso lo sviluppo di nuovi farmaci che hanno come bersaglio alcune delle molecole chiave implicate nell’angiogenesi e nel mantenimento del fenotipo maligno delle cellule tumorali. Si tratta in genere di piccole molecole in grado di inibire la funzione enzimatica tirosino-chinasica di diversi mediatori del signaling o di anticorpi che in modo specifico bloccano l’attività biologica dei loro bersagli. Di recente – ha aggiunto l’endocrinologo - l’agenzia del farmaco statunitense ha registrato il primo farmaco biologico per il trattamento del carcinoma midollare della tiroide avanzato (vandetanib) e ci aspettiamo che rapidamente si abbia l’approvazione dello stesso farmaco anche in Europa. Tra i farmaci studiati - ha concluso - oltre al vandetanib, ce ne sono anche altri che si sono in qualche modo distinti per la loro efficacia e la cui sperimentazione ha raggiunto la fase più avanzata (sorafenib e XL184)”.
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