quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 23 GIUGNO 2016
Fibrillazione atriale. Il 52% dei pazienti italiani assume da 5 a 15 compresse al giorno. Ma solo al 15% vengono proposte terapie innovative. Il sondaggio

Necessità di maggiore informazione da parte degli specialisti e sottoutilizzo delle nuove e più sicure terapie disponibili, sono due importanti aspetti che emergono da un sondaggio europeo sui pazienti affetti da fibrillazione atriale, effettuato dall’agenzia internazionale OpinionHealth su richiesta di Daiichi Sankyo. I dati italiani sono stati presentati in occasione del lancio del farmaco Lixiana (edoxaban). LA SURVEY

Necessità di maggiore informazione da parte degli specialisti e sottoutilizzo delle nuove e più sicure terapie disponibili, sono due importanti aspetti che emergono da un sondaggio europeo sui pazienti affetti da fibrillazione atriale, effettuato dall’agenzia internazionale OpinionHealth su richiesta di Daiichi Sankyo. I dati italiani della survey sono stati presentati in anteprima all’Heart Day, l’evento con il quale il Gruppo farmaceutico ha annunciato il lancio in Italia di Lixiana (edoxaban), il nuovo anticoagulante orale (NAO) in monosomministrazione giornaliera, che sarà disponibile nelle prossime settimane anche in fascia rimborsabile.

Ma vediamo i numeri della survey. Nonostante ne soffrano 6 milioni di europei e nei prossimi 50 anni si stima che il numero raddoppierà, la Fibrillazione atriale (FA) risulta ancora quasi sconosciuta. Il 45% degli italiani intervistati, infatti, prima della diagnosi non ne aveva mai sentito parlare e tra quelli che la conoscevano la metà non era però a conoscenza dei sintomi ad essa legati. E’ considerata una patologia subdola proprio perché spesso asintomatica, in particolare se la frequenza cardiaca non risulta accelerata, tanto che il 34% dei pazienti non aveva riscontrato alcun sintomo precedente. E il 38 % di essi non è consapevole del legame tra FA e ictus, eppure 1 ictus su 5 è causato da FA, proporzione che aumenta significativamente con l’età.   Il rischio di sviluppare ictus è tra le 3 e le 5 volte superiore in  chi soffre di questa patologia. La carenza di informazione si riscontra anche nella richiesta, da parte del 48 % degli intervistati, di consigli utili per la gestione quotidiana della patologia; come comportarsi, ad esempio, in merito alla dieta e all’esercizio fisico.

Chi soffre di FA spesso deve ricordarsi di assumere più farmaci, più volte al giorno, anche perché la popolazione dei pazienti è per la maggior parte anziana, e quindi di solito presenta comorbilità che richiedono l’assunzione quotidiana di diverse pillole contemporaneamente. E infatti il 16 % assume fino a 4 pillole e ben il 52 % dei pazienti assume da 5 a 15 compresse al giorno. Ciò causa un evidente disagio, tanto che la maggior parte degli intervistati (53%) preferirebbe assumerne meno, dimostrando la necessità di semplificare il trattamento.  Per la FA esistono in effetti  diverse opzioni di trattamento rispetto alla terapia standard con il warfarin, che richiede una particolare attenzione nella posologia, frequenti monitoraggi, dunque numerosi appuntamenti dal medico, e una particolare attenzione alla dieta e farmaci concomitanti, a causa delle numerose interazioni. Eppure il sondaggio rivela che a più della metà dei pazienti intervistati (55 %) non è stata presentata alcuna opzione.  E solo al 15 % dei pazienti ai quali vengono spiegate le varie alternative, i NAO vengono presentati come opzione di trattamento. La conferma di questi dati è che la metà degli intervistati non ha mai modificato la terapia, nonostante sia un’esigenza   da questi chiaramente avvertita, a causa della mancanza di efficacia (32 %), degli effetti collaterali (30%) e dei frequenti monitoraggi rappresentati dai numerosi appuntamenti dal medico (18%).

Ad aprire l’incontro è stata Trudie Lobban, fondatrice dell’Associazione internazionale di pazienti AFA, già parte attiva nella stesura del report europeo sul “Futuro dell’Anticoagulazione”, presentato all’ESC 2015, e giunta a Roma per dare voce al punto di vista dei pazienti, raccontando gli ostacoli e le necessità delle persone affette da questa patologia. Le ragioni e i risultati del sondaggio sono stati invece presentati da Massimo Grandi, Country Manager Daiichi Sankyo Italia.

“Per noi - afferma Grandi - era fondamentale ascoltare la voce dei pazienti, capire fino in fondo le loro necessità, perché il focus sul paziente è nel DNA di Daiichi Sankyo sin dall’inizio della sua storia. E da questa survey abbiamo avuto conferma che, nonostante i nuovi anticoagulanti orali costituiscano una valida opzione al warfarin, essi sono ancora un’alternativa decisamente sottoutilizzata".
 
Lorenzo Proia

© RIPRODUZIONE RISERVATA