quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Venerdì 17 GIUGNO 2016
Per la Dirigenza del Ssn serve un contratto di svolta, evitando scontri inutili e paralizzanti
Serve invece le condizioni per un confronto innovativo sulle architetture contrattuali, ricercando soluzioni che riescano a ridare certezze e qualità al lavoro sanitario, consentendo anche risposte economiche certe e soprattutto mirate a rendere più efficiente la politica salariale
La stagione contrattuale della sanità pare finalmente avvicinarsi. La marcia di avvicinamento è caratterizzata per ora dalla annunciata irrisoria disponibilità economica del Governo e contestualmente dallo scetticismo degli attori che guardano all’appuntamento contrattuale con notevole diffidenza.
La lunghissima fase di blocco e le cattive esperienze di applicazione dei contratti nelle sedi regionali e locali fanno da contorno al quadro in cui ci si comincia a muovere. Troppi fattori in questi anni hanno fatto da sfondo peggiorativo al lavoro medico e sanitario, tra questi la crisi economica generale, il degrado delle regioni, i piani di rientro, le continue manovre legislative in riduzione degli apparati pubblici, la criminalizzazione del pubblico impiego ma soprattutto del sistema sanitario.
In questi scenari il lavoro sanitario e l’apparato applicativo dei contratti decentrati sono andati quasi ovunque fuori binario. Fare un contratto nazionale di lavoro oggi significa ricercare risposte non solo di tipo tradizionale ma soprattutto tali da avviare una risposta che segni la svolta, ovvero che si caratterizzi come inizio di un processo di rilancio del Ssn.
In tal senso il contratto che ci attende non può fare “manutenzione” degli istituti esistenti, né può riepilogare l’indice esistente degli istituti contrattuali e provare a migliorarne i contenuti, anche rendendoli più esigibili. L’esigibilità degli istituti non dipende infatti da come sono scritti, ma dal contesto in cui si vanno ad applicare, e, se si sa che il contesto è debole, forse alcuni istituti, sia economici che normativi, vanno superati o del tutto rieditati.
D’altro canto il livello di risorse annunciate per i contratti dal Def 2016 rende chiaro il grado di “libertà” della manovra sul versante dei trattamenti, tale da non consentire miglioramenti percepibili ed efficaci con strumenti tradizionali. Come abbiamo già detto si rende necessario “reingegnerizzare” gli istituti contrattuali attuali, lavorando all’interno di essi, superandone alcuni con possibile recupero di risorse, aggregandone altri con riutilizzo di risorse esistenti e non ben utilizzate nei contesti locali.
Gli anni di blocco ci hanno almeno insegnato che ci sono istituti economici del contratto che sono di difficile ed incerta applicazione, forse troppo complessi, tanto da aver reso possibile che in circa cinquecento aziende del medesimo sistema sanitario, non ci siano due medici che prendono lo stesso stipendio, ovvero che vedono pagato l’impegno lavorativo con valori equivalenti.
Il confronto preliminare con il Comitato di Settore ha fatto comprendere che anche i tecnici delle regioni si stanno ponendo domande non particolarmente diverse dalle nostre, aprendo qualche spiraglio virtuoso per l’Atto di Indirizzo per la contrattazione.
Sotto questo profilo parrebbe auspicabile cambiare le strategie tradizionali delle organizzazioni sindacali di fronte all’Atto, evitando immediati conflitti, di fatto paralizzanti in termini temporali, allontanando sine die la firma del contratto, ricercando invece un confronto sereno, che parta dal presupposto che le regioni, a questo punto della vicenda politica, non hanno un particolare interesse ad affossare ancora di più il Servizio Sanitario Nazionale.
In conclusione parrebbe necessario creare le condizioni per un confronto innovativo sulle architetture contrattuali, ricercando soluzioni che riescano a ridare certezze e qualità al lavoro sanitario, consentendo anche risposte economiche certe e soprattutto mirate a rendere più efficiente la politica salariale.
Alberto Spanò
Segreteria nazionale Anaao Assomed, Responsabile nazionale dirigenza sanitaria
© RIPRODUZIONE RISERVATA